Tre anni di reclusione. Tanti ne ha inflitti, al termine dell’udienza tenutasi negli scorsi giorni, il giudice monocratico Maurizio D’Abrusco al 56enne Elio Bertone, nato in provincia di Reggio Calabria, ma residente in un comune della Valle. L’uomo era chiamato a rispondere di atti persecutori ai danni di due vicini di casa, che vivono in una villetta accanto alla sua. Insomma, un caso di “stalking condominiale” e non nell’ambito (com’era classico per questa fattispecie di reato) di una relazione sentimentale complicatasi.
Il fascicolo d’indagine raccoglieva episodi dal 2017 ad oggi. A carico dell’imputato, erano stati denunciati auto rigate continuativamente e ripetutamente (tanto da dover consigliare ad amici e parenti in visita di parcheggiare distante), posti auto dei vicini occupati arbitrariamente, cani lasciati a defecare nelle proprietà altrui e danni a reti, attrezzi od ornamenti. L’accusa, in aula, era rappresentata dal pm Manlio D’Ambrosi.
Durante l’udienza sono stati sentiti cinque testimoni citati dalla Procura, altrettanti dalla difesa, ed anche l’imputato, che ha smentito le accuse mossegli. Dopo la discussione tra le parti (Bertone era difeso dall’avvocato Simona Lonterni del foro di Torino), il giudice si è ritirato in camera di consiglio, quindi ha sentenziato. A carico del condannato è stata mantenuta la misura cautelare emanata nel corso delle indagini, vale a dire il divieto di permanere nel comune valdostano in cui è residente.
Inizialmente, il Gip del Tribunale aveva stabilito che Bertone non potesse dimorare nell’intera regione, poi la misura cautelare era stata affievolita a seguito dell’accoglimento dell’istanza di riesame presentata dall’interessato. Per le “turbolenze” con i vicini, il 56enne ha già subito tre procedimenti penali, in cui l’accusa era però sempre di danneggiamenti. Durante un’udienza in Corte d’Appello, dalla deposizione delle parti offese era emerso il loro stato di prostrazione, legato alla continuità delle condotte vessatorie.
Costituendo il turbamento delle vittime la base giuridica dello stalking, i giudici torinesi avevano inviato quelle testimonianze alla Procura di Aosta, per valutare l’apertura di un nuovo e ulteriore procedimento. Dopo alcuni accertamenti e acquisizioni testimoniali, l’ipotesi è stata ritenuta sussistente dagli inquirenti. E’ così scattata la richiesta di misura cautelare, accompagnata da quella, alla conclusione delle indagini, di giudizio immediato, che ha condotto alla recente udienza.