“I personaggi protagonisti dello ‘scontro’ hanno una storia alle spalle. Il mio compito è trasformare uno scontro personale in un confronto politico. E l’esito congressuale delineerà dove si collocherà il Pd valdostano nei prossimi anni, ovvero verso la preparazione alle Elezioni Politiche del 2023, e in mezzo non devono esserci ‘incidenti di percorso’”.
Parole di Umberto D’Ottavio, ex deputato dem e già Sindaco di Collegno, che ha da poco passato la sua prima settimana da Commissario del Partito democratico della Valle d’Aosta, nominato dal Segretario Enrico Letta dopo le dimissioni di Sara Timpano.
Un impegno a tempo, la dead line è il Congresso previsto per il 7 dicembre, e un compito non facile: sciogliere vecchi nodi ed evitare che di nuovi si annodino. Partendo dal dialogo: “Sono appena arrivato, vengo su il sabato domenica e, con lo scorso, questo è stato il secondo weekend passato qui. È bellissimo incontrare le persone. C’è una ripresa, sono decine le persone che mi chiedono di parlare. Significa che rilanciare il Pd, se tante persone sono così interessate, non troppo sarà complicato. C’è una situazione interessantissima ma molto complessa”.
Sul perché D’Ottavio abbia risposto positivamente alla “chiamata” in Valle, l’ex deputato ha le idee chiare: “Ho accettato perché me l’ha chiesto il Segretario Letta – spiega –. Il Pd in Valle ha una funzione speciale rispetto alle altre regioni: è autonomista ma fa anche da collegamento con Roma. A Letta ho scritto che mi trovo nell’unica regione del Nord in cui il Pd è al governo, è importantissima e la tratterei a quest’altezza”.
Un commissariamento, però, non è anche una sconfitta della politica? “Sono d’accordo – aggiunge il neo Commissario –, non è un bel segno. Si è arrivati a questa decisione dopo un po’ di tempo, con in mezzo un successo elettorale. Ma con la pazienza con il richiamo a tutti a rinunciare magari a qualche cosa per mediare di più dovremmo farcela”.
Il tesseramento ed il rapporto partito/eletti
Il primo punto sull’agenda di D’Ottavio è semplice, almeno sulla carta, ovvero “serrare le fila”: “Mi è stato dato un mandato molto breve, il mio compito è quello di far partire il tesseramento, e chiederò a tutti di riprendere la tessera, che vuol dire però accettare le logiche di partito”.
E per “tutti” si intendono anche gli eletti, croce e delizia di molti movimenti: “Sto chiedendo agli eletti di fare uno sforzo in più perché rappresentano a pieno titolo il Pd, ma bisogna cercare anche di ‘costruire’ il partito – prosegue D’Ottavio –. Questo significa anche sottoporsi a spiegazioni e raccogliere critiche, tutte cose normali. Agli iscritti si chiede invece di condurre una vita democratica. L’obiettivo è eleggere una direzione che, spero, avrà almeno una larga maggioranza. Sabato organizzerò una prima riunione con i segretari di circolo per il tesseramento. Gli iscritti saranno la base per costruire il Congresso”.
Il rapporto con gli alleati
Messe le priorità sul tavolo, resta una domanda: il Commissario – che ora è l’interlocutore con le altre forze politiche – ha in programma incontri con gli alleati di governo, in Regione e in Comune ad Aosta, o, prima di tutto, è necessario “assestare” il Pd locale?
D’Ottavio non ha grandi dubbi: “Non ci sono due tempi, debbo fare le due cose assieme. Così come Letta ha parlato di unire forze progressiste non vedo perché ciò non debba capitare anche in Valle. Il Segreatorio ha lanciato le Agorà, sedi tematiche in cui coinvolgere iscritti, non iscritti ed esperti, per perfezionare i contenuti degli obiettivi. Sarà interessante capire quale Agorà possiamo realizzare in Valle d’Aosta”.
La questione, però, deve anche “uscire dalle stanze”: “Il débat public serve affinché tutti ne sappiano di più ma poi bisogna decidere, che è il tema stesso della democrazia. Fortunatamente sto ricevendo numerose richieste di incontro, accompagnate dalla disponibilità a dirimere alcune questioni. Ho la responsabilità di essere un ‘elemento catalitico’: devo innescare la scintilla per accendere il motore, che fa il resto”.