Altri sei mesi di indagini. Li ha chiesti la Procura di Aosta, al Gip del Tribunale, per l’inchiesta (riaperta nell’aprile 2021) sull’omicidio di Giuliano Gilardi, il pensionato trovato ucciso a coltellate il 27 dicembre 2011 nella sua casa a Senin di Saint-Christophe. Nel fascicolo sono iscritte quattro persone e, ad un anno dalla ripresa delle investigazioni, per gli inquirenti sono necessarie ulteriori attività di approfondimento per determinarsi sulla chiusura delle indagini.
Un tassello nuovo, al mosaico composto con l’indagine originaria (iniziata all’indomani dei fatti e archiviata nel 2014), si era aggiunto attraverso l’incidente probatorio disposto dal Tribunale, su richiesta delle difese, svolto lo scorso febbraio. Dalla consulenza tecnica è emerso che il dna prelevato per l’esame su Salvatore Agostino – uno dei quattro indagati – è compatibile con la sequenza estratta all’epoca dell’omicidio da un chewing-gum rinvenuto nei sopralluoghi degli inquirenti nell’abitazione della vittima.
Assieme ad Agostino sono iscritti nel fascicolo – affidato ai pm Luca Ceccanti e Manlio D’Ambrosi – la donna allora vicina al pensionato accoltellato, Cinzia Guizzetti, il suo ex marito Armando Mammoliti, oltre al pregiudicato Domenico Mammoliti (già coinvolto nelle operazioni “Hybris” e “Home Delivery”). L’accusa ipotizzata, nei confronti di tutti e quattro, è di concorso in omicidio aggravato. Il “cold case” è stato riaperto sulla base di un’annotazione dei Carabinieri di Châtillon/Saint-Vincent.
Una relazione contenente elementi tali da essere ritenuti, dagli inquirenti, di consistenza utile a procedere alle iscrizioni nel registro degli indagati. Al tempo dell’uccisione, il Dna sulla gomma da masticare era risultato appartenere ad un uomo e, nelle indagini seguite ai fatti, vennero eseguite 160 comparazioni, tra le quali quelle dei due Mammoliti, che si conclusero però con esito negativo. Peraltro, la difesa di Agostino, non avendo potuto partecipare nel 2011 alle operazioni estrattive del codice genetico, ha contestato l’operazione, ritenendola inutilizzabile.
Il Gip ha però, in sede di incidente probatorio, negato la ripetizione della prova. Comunque, non essere emerso sinora, della attuale ricostruzione d’accusa, è in particolare – essendo ipotizzato un concorso – ciò che collegherebbe Guizzetti (unica figura scrutinata nell’inchiesta originaria) ai tre nuovi indagati. Né è affiorato alcunché sul nuovo possibile movente a carico della donna. Uno scenario cui si aggiunge ora la richiesta di proroga di sei mesi delle indagini.