La Valle ha una percentuale di suicidi doppia rispetto al resto d’Italia, ma i numeri sono in calo

A dirlo, durante la presentazione del Centro di salute mentale di Aosta, il direttore generale dell’Usl Massimo Uberti. L’incidenza ogni mille abitanti, dal 2011 al 2021, vede la Valle d’Aosta passare da 1,5 a 1,3 rispetto alla media italiana scesa dallo 0,8 circa allo 0,7.
Immagine archivio - La sede Usl di via Guido Rey
Sanità

“Spesso si parla, correttamente, dei suicidi in Valle d’Aosta. È un problema rilevante. La nostra regione ha dati molto simili a quelli del Nord Europa e alla Francia, simili a quelli di tutte le aree montane italiane. Le conclusioni statistiche sono il fatto che abbiamo il doppio di suicidi, in percentuale, rispetto alla media dell’Italia. È un problema critico e grave, dobbiamo impegnarci molto, ma i casi non sono in aumento”.

A dirlo, durante la presentazione del rinnovato Centro di salute mentale di Aosta, al piano -1 del palazzo dell’Usl in via Rey, il direttore generale dell’Azienda sanitaria Massimo Uberti. I numeri ai quali fa riferimento sono quelli relativi ai dati regionali di valutazione sui servizi di Salute mentale elaborati nel Rapporto Siep-Società italiana di Epidemiologia psichiatrica 2024, relativi all’anno 2022.

Dati che – emersi anche in Consiglio regionale nello scorso febbraio -, visti i numeri della Valle d’Aosta, sono molto variabili: “Ai casi riportati dal 1991 fino al 2021, registrati dall’Istat, abbiamo aggiunto quelli degli ultimi due anni – dice ancora il direttore Usl –. La prima cosa che si nota, a livello statistico, è che c’è una variabilità annuale altissima. I casi sono pochi, ed elementi dovuti al caso portano anni con dati molto più alti della media e altri molto più bassi. Fattori tipici dove i numeri sono piccoli. Per capire l’andamento serve trovare una sintesi tra gli alti e i bassi. I suicidi stanno leggermente diminuendo, al di là della percezione”.

L'assessore alla Sanità Carlo Marzi ed il direttore generale Usl Massimo Uberti
L’assessore alla Sanità Carlo Marzi ed il direttore generale Usl Massimo Uberti

Nel dettaglio, il numero di casi segnalati dall’Istat e integrati dall’Usl parla di una media, in Valle d’Aosta, passata dai 25 del 1991 a sotto i 15 nel 2023. Seguendo la stessa retta di tendenza, il calo si nota anche nell’incidenza ogni 10.000 abitanti che – nello stesso arco temporale – passa da quasi il 2,5 a poco più di 1 dello scorso anno.

La questione cambia nel raffronto con il numero medio di suicidi in Italia, che nell’incidenza ogni mille abitanti – calcolando il periodo dal 2011 al 2021 – vede la Valle d’Aosta passare da 1,5 a 1,3 rispetto a una media italiana che nello stesso lasso di tempo passa da 0,8 circa allo 0,7. La metà, si diceva.

Il confronto di incidenza dei suicidi tra Italia e Valle d'Aosta

“È un problema molto rilevante e critico – dice ancora il direttore Usl -, non in incremento almeno al 2023, e per il quale, meritevolmente, è molto aumentata nella comunità la percezione e la consapevolezza della drammaticità del fenomeno, dando soggettivamente la sensazione di un forte incremento non supportato, almeno ad ora, dai numeri“.

I casi di suicidio in Valle d'Aoste l'incidenza

Ovviamente, però, le medie dicono solo una parte: “Essendo l’incidenza così alta, non si può ridurre un problema che non è nuovo ma che è reale e meritevole di tutte attenzioni – prosegue Uberti –. Ma questo vuole dire che tutta comunità valdostana deve porsi il problema, che non è una questione solo sanitaria, che è uno dei tanti tasselli. I fattori di rischio sono moltissimi: sociali, culturali, economici, di isolamento. E attengono a come una comunità sta insieme. Dobbiamo dire che il problema non è in peggioramento ma va affrontato tutti assieme. E la Regione stessa si è fatta attrice di un importante intervento multi-fattoriale”.

Il progetto di prevenzione dei suicidi

Anna Maria Beoni, direttrice del Dipartimento di Salute mentale dell’Usl
Anna Maria Beoni, direttrice del Dipartimento di Salute mentale dell’Usl

Nel 2022, infatti, è stato avviato un progetto interistituzionale di prevenzione dei suicidi. “È un progetto enorme – ha spiegato Anna Maria Beoni, direttrice del Dipartimento di Salute mentale dell’Usl –, e abbiamo trenta nostri operatori che partecipano attivamente alla formazione di prevenzione suicidi”.

Gli obiettivi sono chiari: “L’Usl intende entrare in questo grande progetto regionale per parte la sanitaria, provando ad intercettare le persone a rischio di gesti suicidari e cercando poi il paziente al suo domicilio una volta dimesso – dice ancora Beoni –. Per questo abbiamo ripristinato le liste domiciliari con un educatore e un infermiere psichiatrico che verificano le situazioni a casa dei pazienti, intercettando i casi che i familiari ci segnalano”.

Questione non semplice, anche perché – prosegue – “Su dieci persone che si suicidano, sette non sono mai state conosciute dal Dipartimento di Salute mentale. La maggior parte sono persone di età avanzata, che vivono in solitudine o in vedovanza, uscite dal mondo di lavoro. È eclatante il caso del giovane, che dà una percezione sociale di un certo tipo, ma non è la persona-tipo che si toglie la vita. Cerchiamo di capire come intercettare questi casi, quelle persone che non hanno mai avuto segnalazioni al servizio. Da noi arrivano poi i superstiti: i genitori, i fratelli e le sorelle”.

“In questa Regione, fortunatamente, c’è una grande facilità nell’avere contatto diretto con i problemi delle persone – ha spiegato invece l’assessore alla Sanità Carlo Marzi -, come dimostra l’ambulatorio per i familiari di chi ha compiuto un atto anticonservativo, ma anche la presa in carico di altri problemi di salute mentale, con patologie diverse e che ha contorni, a volte, di cronicità. L’attenzione che abbiamo voluto porre al tema, e che esiste da sempre, ha sviluppato un percorso che ha anche connotazioni amministrative: le delibere di Giunta prima del mio arrivo, il Piano della Salute e benessere sociale e l’approvazione dell’Atto aziendale dell’Usl“.

Una risposta

  1. Speriamo che la diminuzione non sia dovuta al calo demografico,altriment i sarebbe solo (come penso) l’ennesima sconfitta della società di oggi

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