L’Arpa Valle d’Aosta ha un nuovo “occhio” puntato sul cielo della Valle d’Aosta

Si chiama "Pandora" ed è un sofisticato spettrofotometro sviluppato dalla NASA. Servirà a seguire il sole durante il giorno e la luna durante la notte per analizzare la loro luce e rivelare la presenza e la quantità degli inquinanti presenti nell’atmosfera terrestre.
Lo strumento "Pandora" sul tetto dell'Arpa Valle d'Aosta
Ambiente

C’è un nuovo “occhio”, puntato verso il cielo, all’osservatorio atmosferico di Arpa Valle d’Aosta di Saint-Christophe. O, per meglio dire, un nuovo strumento di misura dal nome evocativo: Pandora.

Si tratta – spiegano dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente – di un sofisticato spettrofotometro sviluppato originariamente dalla NASA ed oggi diffuso in tutto il mondo con circa 300 esemplari operativi.

Nello specifico, Pandora è “un vero e proprio robottino high-tech, capace di seguire il sole durante il giorno e la luna durante la notte, per analizzare la loro luce e rivelare, attraverso essa, la presenza e la quantità degli inquinanti presenti nell’atmosfera terrestre”.

Cosa c’entra il sole con l’inquinamento?

“A prima impressione, può sembrare strano parlare di sole e inquinamento dell’aria nella stessa frase – dice ancora Arpa –. Eppure, è proprio la luce solare a raccontarci quante e quali sostanze si trovano, disperse nell’aria, sopra le nostre teste”. Infatti, spiega ancora l’Agenzia, “quando la radiazione solare attraversa l’atmosfera viene filtrata dalle molecole e dalle particelle presenti nell’aria”. Quindi, “analizzando come cambia la luce che arriva a terra, il Pandora e altri strumenti di Arpa riescono a ricostruire la composizione dell’atmosfera”. Trasformando, insomma, il Sole in una lampada naturale con cui fare “radiografie” dell’atmosfera.

Misure dal suolo, ma anche dal cielo

Luciana Berriat dell'Arpa VdA con "Pandora"
Luciana Berriat dell’Arpa VdA con “Pandora”

Le centraline di qualità dell’aria installate a terra da Arpa – strumenti molto precisi – raccontano, però, solamente ciò che accade nelle due dimensioni a livello del suolo. Strumenti come il Pandora, invece, possono aggiungere la terza dimensione: quella verticale.

“Grazie a queste osservazioni lungo tutta la colonna atmosferica, per esempio, è possibile capire se una massa d’aria inquinata arriva da altre regioni o paesi, distinguendo così il contributo locale da quello trasportato – spiega ancora Arpa –. Non solo: le misure ottenute con Pandora sono direttamente confrontabili con i dati satellitari e possono contribuire a migliorare la qualità delle osservazioni della terra dallo spazio”.

Dallo spazio alla Terra: il progetto Baqunin

L’installazione del Pandora in Valle d’Aosta rientra nel progetto Baqunin (Boundary-layer Air Quality-analysis Using Network of Instruments Super Site), e nella collaborazione tra Arpa Valle d’Aosta, le agenzie spaziali europee e la compagnia Serco.

Baqunin nasce per verificare e migliorare le stime della qualità dell’aria ottenute dai satelliti. Le osservazioni condotte da Arpa arricchiscono la rete del progetto nato a Roma e oggi ampliato per includere siti con caratteristiche molto diverse tra loro, dalla Pianura Padana a Lampedusa, fino alla Valle d’Aosta.

“Questa diversità consente di estendere le valutazioni dei dati raccolti dai satelliti nei diversi contesti ambientali e geografici italiani – si legge ancora nella nota dell’Agenzia –. In particolare, sebbene le osservazioni dallo spazio abbiano il vantaggio di una copertura omogenea e globale, la complessità dei territori montani, come la Valle d’Aosta, e la presenza di neve o nuvole tipica delle valli alpine possono rendere difficile l’interpretazione dei dati satellitari e degradarne la qualità. La nostra regione, quindi, è un’ottima palestra nella qualetestarele misure dallo spazio”.

Che cosa sapremo di più dell’atmosfera e degli inquinanti?

Il nuovo strumento è in grado di misurare:

  • Il biossido d’azoto, utile per individuare e quantificare le emissioni da traffico e combustione, monitorare le fonti inquinanti locali e remote, e valutare la formazione di polveri e ozono nell’aria che respiriamo;
  • Le concentrazioni di ozono lungo tutta l’atmosfera e nei diversi livelli verticali. L’ozono è il gas che ci protegge, come un ombrello naturale, dalla radiazione ultravioletta solare più energetica. Contemporaneamente, se presente a terra in elevate quantità, come nel periodo estivo, l’ozono è ritenuto una sostanza inquinante dannosa per l’uomo e per l’ambiente;
  • La formaldeide, utile come tracciante delle emissioni di composti organici volatili (Cov) e dei processi fotochimici, permette di meglio comprendere la formazione di ozono troposferico e quindi supportare la gestione della qualità dell’aria estiva;
  • Il vapore acqueo totale in atmosfera, importante per il clima – è un potente gas serra – e per la meteorologia;
  • Il biossido di zolfo, un tracciante delle emissioni da attività industriali e vulcaniche.

L’osservatorio atmosferico di Arpa Valle d’Aosta

“Attivo dal 2004, l’osservatorio atmosferico di Arpa a Saint-Christophe è diventato un punto di riferimento per lo studio della radiazione solare e dell’atmosfera”, dice ancora l’Agenzia.

Tra gli strumenti di misura ospitati, sin dall’inizio, anche uno spettrofotometro Brewer che dal 2007, nell’ambito di una collaborazione con Sapienza – Università di Roma, monitora insieme ad altri 200 esemplari al mondo lo stato di salute dell’ozono stratosferico globale.

Negli anni, la dotazione si è arricchita con strumenti dedicati allo studio degli aerosol, le particelle sospese in aria che influenzano sia la qualità dell’aria sia il clima globale.

“Con l’arrivo del Pandora, l’osservatorio atmosferico di Arpa consolida il suo ruolo nella rete di ricerca nazionale e internazionale, contribuendo a una migliore comprensione dei processi che coinvolgono gli inquinanti atmosferici”, chiude la nota dell’Agenzia.

I fisici Arpa VdA con "Pandora" ed i tecnici Serco
I fisici Arpa VdA con “Pandora” ed i tecnici Serco

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