Troppe corse, pochi iscritti: quale futuro per le martze a pià?

Dossier

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Più di 50 anni di storia. Una storia che – sci a parte – è anche la storia dello sport in Valle d’Aosta. Le martze a pià hanno fatto correre tantissime persone, hanno visto passare campioni nazionali ed internazionali, per delle gare che sono quasi dei trail in miniatura.

Già, i trail. Ora quei 50 anni iniziano a farsi sentire. I numeri delle gare e dei partecipanti stanno subendo un calo da diversi anni, e il Covid ha dato un colpo che rischia di essere letale. A disperdere passione e interesse, regole stringenti e proprio l’avvento dei trail. Il problema del sovraffollamento di gare di corsa – in montagna e non solo – è annoso (noi di Aostasera abbiamo iniziato a trattarlo già nel 2016, praticamente ogni anno, sottolineando come le tante gare hanno portato a sovrapposizioni e biennalità, se non addirittura cancellazioni), in una regione con un bacino di atleti molto ristretto e con una finestra temporale e climatica altrettanto ridotta. Quest’anno, ad esempio, ci sono circa 60 gare in meno di 8 mesi.

Le martze a pià zoppicano un po’ non solo per gli “acciacchi” degli ultimi anni, ma anche per una formula che molti ritengono datata ed una difficoltà a stare al passo coi tempi: profili Facebook e Instagram dell’Avmap (Associazione Valdostana Martze a pià) quasi inattivi, un sito poco aggiornato in cui i calendari arrivano dopo molto tempo dall’ufficializzazione e le classifiche del campionato non vengono aggiornate.

Certo, chi se ne occupa lo fa come volontario e non per mestiere. E se le martze sono ancora vive dopo 50 anni, è perché il lavoro che viene fatto è portato avanti con passione e sacrificio.

Si riuscirà ad invertire questa tendenza? E come? Quale sarà, insomma, il futuro delle martze a pià?

Le martze a pià, storia di uno sport che ha fatto storia

di Matteo Scieghi

Dalla “stupida perdita di tempo” alle prime gare di paese

Il movimento della corsa in Valle d’Aosta nasce verso la fine degli anni ‘60. Niente materiali tecnici o allenamenti specifici: si correva dopo il lavoro con pantaloni e scarpe indossati nella vita di tutti i giorni, se non durante il lavoro stesso. I materiali erano poveri e ben diversi dalle scarpe con le placche in carbonio di oggi. Adesso correre nel tempo libero è diventato normale, ma non lo è sempre stato, anzi basti pensare che nel 1968 il New York Times scrisse un articolo dal titolo “Jogging: the newest road to fitness” nel quale si descrive come “una stupida perdita di tempo” il correre da adulti per mero piacere. Chi correva veniva visto con sospetto perché non se ne capiva la necessità, e in quegli anni era ritenuto un passatempo per bambini.

Se questo era il pensiero in voga nella New York di quegli anni, figuriamoci nella nostra regione, dove il duro lavoro in fabbrica o nella campagna erano le attività principali alle quali dedicare la maggior parte delle energie. Nascono però manifestazioni di paese in cui venivano organizzate delle gare di corsa che riunivano tutti, dai bambini delle scuole fino al sindaco o al parroco. Erano singole iniziative locali, ma molto partecipate da tutta la comunità. La più vecchia tra tutte era la salita da Saint-Vincent al Col di Joux corsa fino alla sua 49esima edizione nell’anno 2015, organizzata dall’Atletica Zerbion sotto la regia dello scomparso presidente Mauro Desandré.

Nasce l’Avmap

Gli appassionati podisti nel tempo aumentano ed anche le Pro loco iniziano ad interessarsi e ad organizzare delle competizioni. Negli anni 70 matura la voglia tra i più appassionati di formare un’associazione e dare vita ad un campionato riunendo queste manifestazioni locali. Nasce così nel 1975 il C.R.O.M.A. (Comitato Regionale Organizzatore Martze a Pià), e nello stesso anno viene organizzato il primo campionato regionale di cui primo presidente fu Giuseppe Hérin e primo segretario Enzo Bonin.

Il campionato contava cinque competizioni: la Marcia di Leudze ad Ozein, il Trofeo Poletto ad Antey-Saint-André, il Tor della Colonna ad Aosta, il Tor Du Lac a Valgrisenche e la marcia alpina di Planaval-La Salle. Primo vincitore del campionato fu Piero Dufour di Challand-Saint-Anselme.

Qualche anno dopo, il 22 Aprile 1977, il comitato viene riconosciuto dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta come associazione sportiva e nasce l’Avmap, “Associazione valdostana martze a pià”. Dopo il primo presidente Giuseppe Hérin si sono susseguiti Mauro Desandré, Ottavio Bétemps, Luigi Poletto, Eugenio Simeoni e Domenico Quattrone, presidente in carica dal 1993 ad oggi.

Ogni partecipante veniva accolto da tutto il paese in un clima di festa che non terminava con la corsa in sé ma continuava nei pranzi e nel post gara dove ci si fermava a ballare e fare festa. Il collante era la voglia di stare insieme. Le gare erano poche ma non certo meno dure di quelle di oggi. Più lunghe, orientate alla montagna, con più salite e corse senza l’allenamento e lo spirito prettamente agonistico di chi vi partecipa oggi. Basti pensare, tra le tante, alla Marcia del Dondeuil, una gara che si svolgeva nel vallone di Scheity, nel comune di Issime nella media valle del Lys, con un percorso di 15,8 chilometri e 1065 metri di dislivello tranquillamente paragonabile ad alcuni percorsi di trail tanto in voga oggi.

Tra tutti gli atleti alcuni spiccano più di altri. Tra loro Erminio Nicco, Augusto Chincheré, Luigi Perosino, Mauro Desandré, Carlo Chabod, Gildo Vuillen che insieme ad altri cominciano a partecipare a competizioni fuori dalla Valle spesso con ottimi risultati. Le gare si fanno più numerose negli anni e nascono nuove associazioni sportive. Con l’aumentare dei partecipanti e dell’interesse il movimento va regolamentato e le martze entrano sotto la FIDAL, la Federazione italiana di atletica leggera, che impone determinate regole ma consente anche di dare la possibilità agli atleti di partecipare alle gare su tutto il territorio nazionale sotto l’ala di un’unica federazione.

La martze a pià, una fucina di campioni

L’ambiente è sano e favorisce la creazione di un bacino di atleti capaci di raggiungere alte prestazioni anche a livello nazionale. In molti ad aver mosso i primi passi nelle martze o partecipato a queste gare avranno risalto nella corsa e non solo in questa disciplina. Tra le donne ad aver corso le martze spicca il nome di Roberta Brunet. Classe 1965, l’atleta di Gressan rimane una delle migliori mezzofondiste italiane di sempre: quattro Olimpiadi, tre Mondiali, tre Europei, 13 titoli italiani con record sui 2.000, 3.000 e 5.000 metri che resistono ancora oggi.

Nel 1990 vince il campionato Avmap Bruno Brunod, che diventerà il primo campione mondiale di una categoria, lo skyrunning, che comprende diverse discipline di corsa in montagna: vertical kilometer, skymarathon, ultra skymarathon e skyrace. Detentore di record, passato poi alla disciplina dei trail ed ultratrail, continuerà a presentarsi alla partenza delle martze trasmettendo la sua passione al figlio Mathieu.

Protagonisti in quegli anni sono anche Ettore Champrétavy che, come Brunod, ha partecipato a diverse competizioni di skyrunning trasmettendo la stessa passione per la corsa ai suoi figli. Insieme a Leandro Marcoz e Gildo Vuillen ancora oggi continuano a partecipare alle gare tenendo testa ad atleti molto più giovani di loro. Vuillen, oltre ad aver vinto per cinque volte il campionato di martze a pià, è stato l’unico a farlo all’età di 50 anni. Sono anche gli anni dei corridori Mauro Pallais, Elmo Glarey e Moreno Gradizzi oltre che di Mauro Fogu, podista di livello nazionale tra il 1980 e il 1985, ex atleta della Nazionale italiana di corsa in montagna e detentore di numerosi primati, scomparso prematuramente per un tumore.

Con gli anni il livello di preparazione dei partecipanti cresce. Per cercare di allargare il bacino e dare spazio non soltanto alle gare in montagna entrano a far parte del calendario Avmap anche la mezza maratona e prove in pista sui 3000 e 5000 metri. Gli anni 90 vedono al femminile due protagoniste: Sally Larder, inglese trapiantata in Valle d’Aosta, e Milena Béthaz che, prima del suo tragico incidente del 17 agosto del 2000, aveva appena vinto il Campionato mondiale di corsa in montagna, con una volata fantastica da Zermatt a Cervinia passando per il colle del Teodulo. Milena non è l’unica protagonista della famiglia cresciuta con le martze a pià: oltre ai cugini Gildo e Loris Vuillen, anche suo fratello Marco ne è un protagonista.

I grandi dei giorni nostri

Xavier Chevrier
Xavier Chevrier

Gli anni 2000 sono sotto il segno della scialpinista Gloriana Pellissier, protagonista di ogni competizione e vincitrice nel 2005 del campionato al femminile, mentre sul podio maschile saliva suo marito Massimo Junod. Nel 2002 nasce la Becca di Nona Skyrace che pur non essendo parte integrante del campionato Avmap attira gran parte dei suoi protagonisti, tra i quali il cinque volte vincitore Dennis Brunod. Indiscusso fuoriclasse nello scialpinismo e nelle skyrace partecipa sempre alle martze a pià fondando anche una sua società, l’ A.S.D. Polisportiva Mont Avic di Champdepraz. L’ultima edizione di questa gara di salita e discesa ha visto nel 2012 anche la partecipazione del talento catalano Killian Jornet.

Classe 1990, incoraggiato dal fratello Davide, comincia la sua carriera di corridore proprio nel circuito delle martze Xavier Chevrier, negli anni in cui protagonista al maschile era Cristian Joux mentre al femminile a farla da padrona c’era la forte Enrica Perico, vincitrice di ben quattro campionati di cui l’ultimo nel 2011. Atleti polivalenti come Davide Sapinet, Erik Rosaire (poi passato al ciclismo) sono i protagonisti delle corse in questi anni. Atleti provenienti da diverse discipline segnano con la loro presenza la testa della classifica negli anni seguenti sia al maschile sia al femminile, dove si trovano un susseguirsi di nomi nuovi in testa al campionato: tra le donne è la maestra di sci Federica Barailler ad imporsi in un crescendo di vittorie fino a far suo il campionato in più edizioni. Sono molti i nomi di atleti di risalto nazionale e internazionale che hanno partecipato in maniera più o meno attiva alle gare dell’Avmap, come Catherine Bertone, René Cunea, Omar Bouamer o Massimo Farcoz capaci di primeggiare oltre che nelle gare su strada, prove a loro più congeniali, anche in quelle in salita.

Per chi corre e deve preparare delle gare il clima della Valle non è sempre l’ideale a causa dei mesi invernali. Molti utilizzano lo sci di fondo o lo scialpinismo per preparare la stagione estiva e, viceversa, alcuni sfruttano la corsa come allenamento per la preparazione invernale. Atlete come l’olimpionica Charlotte Bonin, vincitrice del campionato nel 2019, hanno partecipato a queste corse come preparazione per le proprie discipline. Tra le fondiste Elisa Brocard mentre tra gli uomini anche Federico Pellegrino e Francesco De Fabiani hanno preso parte a qualche gara. Specialisti dei vertical e sci alpinisti come Henry Aymonod le corrono abitualmente e anche campioni del calibro di Marco Degasperi hanno corso almeno una volta.

Tutti questi nomi potrebbero spaventare chi vuole partecipare alle martze a pià. Al contrario dovrebbe invece essere un incentivo per onorare un campionato che vanta una storia lunga, forse un unicum a livello italiano, di cui andare fieri di farne parte. Bisogna parteciparvi per il piacere di farlo, per condividere un momento di festa insieme agli altri proprio con lo spirito iniziale con il quale le martze sono nate. Avere a fianco a sé sulla linea di partenza dei grandi atleti e campioni può solo essere un punto di forza. In quale altro sport può capitare di trovarsi alla partenza avendo al proprio fianco i migliori specialisti della propria disciplina?

I numeri delle martze a pià degli ultimi anni

di Matteo Scieghi

A muovere questo dossier è un’analisi dei numeri. Per realizzarla è stato preso in considerazione il periodo dal 2009 al 2022, in quanto di tutti gli anni antecedenti non è stato possibile reperire i dati. I numeri relativi alle gare e al numero di atleti presenti sono stati estratti dalle classifiche reperibili sul sito dell’Avmap nella sezione archivio storico e dal sito www.irunning.it, in quanto a partire dal 2016 la rilevazione cronometrica delle gare è stata effettuata con l’uso del chip. Pertanto è stato necessario da quell’anno verificare la presenza di tutte le gare su entrambi i siti. Alcune classifiche presenti sul sito dell’Avmap risultano poi incomplete perché salvate solo parzialmente o del tutto mancanti. I dati delle competizioni degli anni 2009 e 2010 sono stati invece forniti dall’addetto alle classifiche del comitato Avmap Giulio Zatta.

Si è deciso di analizzare tutte le gare effettuate e ricomprese alla voce martze a pià, indipendentemente dal fatto che le stesse fossero valide per il campionato dell’anno in cui si sono svolte (comprendendo, quindi, anche le cosiddette “gare amiche”), in modo da avere un campione completo dei partecipanti e del numero di gare stesso. Come accennato delle gare antecedenti quel periodo non è stato possibile ottenere dei dati perché le classifiche venivano stilate manualmente e non essendo state digitalizzate negli anni sono andate perse.

Gare Anno

Dai dati si può osservare come dalle 35 gare disputate negli anni 2009 e 2011 si sia passati progressivamente ad una loro riduzione: fatto salvo l’anno 2020, in cui non è stata organizzata nessuna competizione a causa del Covid 19, il numero delle gare ha avuto soltanto altri due picchi negli anni 2015 e 2018 con 30 gare. Su un periodo di 14 anni il numero medio di gare è pari a 25.

Il numero medio di atleti presenti in gara nell’arco dell’intero periodo è stato di 103 atleti. Si può notare come ad un numero maggiore di gare presenti nell’anno non sia seguito un numero medio maggiore di atleti. Nel 2011 su un totale di 35 gare disputate hanno gareggiato mediamente 107 atleti, mentre nell’anno 2013 con “sole” 26 competizioni hanno gareggiato in media 120 atleti. Di fatto risulta essere l’anno in cui si è avuta la partecipazione maggiore.

Atleti Anno

Nell’anno 2021, in cui si è ripetuto dopo lo stop imposto dalla pandemia, si sono disputate soltanto 9 competizioni a cui hanno partecipato in media 71 atleti. Nel 2022, anno in cui non era presente alcun tipo di restrizione e che ha visto la ripresa anche delle sagre enogastronomiche, sono state disputate un numero di gare doppie rispetto a quelle del 2021, passando da 9 a 18, ma questo non ha comunque portato ad un aumento sostanziale delle presenze che ha visto la media passare da 71 a 72 atleti.

Soirée vertikal Poyà au Petit Fénis Foto Davide Verthuy
Poyà au Petit Fénis Foto Davide Verthuy

Che un numero minore di competizioni porti ad una maggiore partecipazione? Nel 2022 dopo diversi rinvii ha preso il via il circuito delle Soirée Vertikal, un circuito di gare di sola salita. Si tratta di competizioni brevi svolte in prevalenza in orario serale, a cui per potersi iscrivere non è necessario appartenere prima a qualche società sportiva perché chi non è tesserato viene iscritto alla Asd d’appoggio – Le contrebandjé – solo per il periodo in cui si svolgono le Soirées. Minori costi organizzativi per chi le organizza ma con un prezzo di partecipazione più alto rispetto alle martze. Su un totale di 4 appuntamenti la media di atleti in gara è stata di 171 persone. Dalla prima gara si è registrato subito il sold out nelle iscrizioni. La distanza più breve, la festa post gara e una forte pubblicità sui social hanno permesso di garantire il successo. Una formula in cui grazie anche all’uso dei bastoncini, non permessi nelle gare Avmap, gli organizzatori sono riusciti ad avvicinare chi voleva semplicemente fare una camminata post lavoro.

Mediamente nei campionati Avmap il numero di competizioni annue con più di 100 atleti è stato di 11 gare, con l’anno 2009 a farla da padrone. In quell’anno si sono svolte ben 18 gare con più di 100 atleti, seguito dall’anno 2015 con una media di 16 gare e dagli anni 2011 e 2016 con una media di 15. Il 2009 potrebbe rappresentare, in un certo senso, un anno spartiacque, in quanto precedente la fondazione del Tor des Géants del 2010 che, di fatto, ha dato il via all’esplosione di trail e vertical in Valle d’Aosta. I numeri, tuttavia, non sembrano risentirne almeno nell’immediato, se non qualche anno dopo nel numero di gare del calendario e nella percentuale di partecipazione. Nel 2014 è invece nato il circuito del Tour Trail VdA.

Negli anni presi in considerazione la gara che ha avuto la maggior partecipazione di atleti è stata il Trofeo Baroli nell’edizione del 2013 in cui hanno partecipato ben 277 atleti. La gara era stata vinta al maschile da Xavier Chevrier mentre al femminile da Elisa Desco. La competizione con meno atleti è stata invece la 2a edizione della staffetta americana disputata a Challand-Saint-Victor nell’anno 2017 con soli 22 atleti per un totale di 11 coppie.

Le possibili ragioni del calo

Negli ultimi anni le martze a pià hanno registrato un calo di partecipanti già prima della pandemia, che ha dato sicuramente il colpo di grazia ad un movimento già zoppicante. Il calo è dovuto a molteplici fattori, tra i quali il fatto di essere rimasto per certi versi ancorato al suo passato e questo ha inciso sul sapersi adattare ai tempi di oggi. Basti pensare all’introduzione del chip per il cronometraggio, osteggiato in principio, che fa la sua comparsa in Valle a partire dal 2016 mentre altrove veniva già ampiamente utilizzato. Tutto il mondo delle martze a pià stenta ad adattarsi e rinnovarsi anche per quanto riguarda le nuove tecnologie, social in primis, per rendersi più appetibile e da molti è sentita la necessità di compiere ulteriori passi per stare dietro al mondo della comunicazione via social.

Una recente ricerca ha mostrato inoltre come le nuove generazioni preferiscono semplicemente camminare per mantenere la propria la forma fisica e che partecipino agli sport di fitness meno di qualsiasi altro gruppo di età. L’obiettivo principale sarebbe per loro la semplice partecipazione ad eventi, il divertimento e per questo risultano essere meno competitivi delle generazioni che li hanno preceduti.

Oggi l’offerta di esperienze accessorie è fondamentale per attirare i giovani corridori e questo spiega il successo di alcune tipologie di gare. Gli organizzatori di circuiti di gare parallele all’Avmap lo hanno capito riuscendo a “sottrarre” gare prima all’interno del circuito per inserirle all’interno di nuove formule di gare o creando eventi a sé stanti.

Un’altra categoria di manifestazioni che ha incrementato il proprio successo è quella dei vertical, dove la partecipazione è molto più nutrita. Il motivo è semplice e dovuto dal fatto che, tolta la parte “alta” della classifica, la maggior parte di chi partecipa non è costretto a correre e questo invoglia molto di più a parteciparvi. Un esempio che ha coinvolto direttamente il circuito delle martze è dato dalla scomparsa di una gara come la “Martze di Mineur” di Saint-Marcel. Gli organizzatori, visti i costi e il calo di presenze, hanno deciso di creare il vertical “Prosciuttiamo a 1000” legato all’annessa manifestazione enogastronomica. Hanno capito infatti che rimanendo all’interno del circuito non avrebbero mai attirato lo stesso numero di persone presenti alla più competitiva gara di corsa tradizionale.

Essendo da sempre gare legate a sagre, feste patronali o che ruotano intorno al lavoro delle pro loco soffrono per così dire sia il successo sia l’insuccesso di queste manifestazioni. Basti pensare alla Festa del lardo di Arnad. La sagra gastronomica ha sempre attirato migliaia di persone per degustare il prodotto tipico ma è anche una manifestazione che, vista anche la vicinanza territoriale, è legata alla presenza di atleti del Piemonte. Con i problemi legati prima alle restrizioni della pandemia e alle questioni interne alla pro loco, negli anni 2021 e 2022 la sagra non ha avuto luogo e di conseguenza neanche la manifestazione sportiva. Sia la gara di Arnad, così come quella di Issogne, sono uscite dal circuito delle martze per entrare a far parte del campionato canavesano sotto l’associazione di promozione sociale UISP.  Questo legame tra corsa e festa ha sempre permesso di “supportarsi” a vicenda ma questo mostra l’incapacità di sopravvivere delle gare senza il supporto delle proloco e dei suoi volontari. Il bacino di partecipazione è ristretto rispetto alla realtà piemontese e non è facile attirare persone da fuori Valle per correre vista la lontananza, i costi delle trasferte ed un sistema di premiazioni che, a differenza di come avviene nel campionato canavesano, è più “svantaggioso” per chi vi partecipa. Questo ha spesso portato atleti della Valle d’Aosta ad andare a correre in Piemonte perché nonostante un numero di partecipanti più alto in gara, la possibilità di ricevere un premio anche solo di categoria è maggiore. Le gare nel vicino Piemonte non mancano e dato il bacino più ampio è possibile scontrarsi direttamente con molte più persone rispetto alle nostre gare.

EdilecoRun24 -2019

I conti però non tornano perché anche nella nostra regione le persone che praticano la corsa non mancano. Basta osservare i numeri di una manifestazione come Edileco Run 24 per vedere quanto la corsa in sé, seppur declinata in maniera differente, attiri molte persone. L’ultima edizione della gara di 24 h tra le vie del centro di Aosta ha coinvolto ben 1200 persone suddivise in 14 squadre competitive e 52 squadre non competitive. Se è vero che per partecipare a questo genere di eventi non è necessario fare parte di una società sportiva è anche vero che ad ogni singola gara nel canavese si contano numeri in partenza sull’ordine delle 300-400 persone. Si tratta di numeri differenti ma ciò significa anche che pur essendo gare competitive, sulla quantità, un buon numero di persone che partecipa alla Edileco Run 24 potrebbe tranquillamente prendervi parte e di conseguenza anche partecipare alle martze. Un altro esempio è dato dalla gara di apertura del circuito Soirée Vertilal, la “Salita a Santa Colomba” che ha avuto 142 persone in partenza. In passato la stessa gara, nelle edizioni del 2018 e del 2019, quando era all’interno del circuito Avmap ha registrato 142 persone nella prima edizione e 112 nella seconda. Nella prima edizione, Vincenzo Perret, un vero e proprio veterano di queste corse, vi ha preso parte all’età di 83 anni. Ciò significa che, senza sminuire l’alpino e atleta di Cogne Perret, ognuno può prendervi parte e che cambiando la formula e trasformando la gara in festa o evento, è possibile allargare il numero di partecipanti.

Il coordinamento delle gare, magari tramite ente esterno come in tanti auspicano, permetterebbe di suddividere meglio il ricco calendario di gare ed evitare l’annoso problema della sovrapposizione di eventi. Un caso eclatante degli ultimi anni è, sempre prendendo a riferimento la gara dell’Edileco, la sua sovrapposizione con un’altra gara, la cronoscalata dei Salassi che ha visto dimezzare i suoi partecipanti nonostante qualcuno abbia partecipato ad entrambe. Questo mette a serio rischio il futuro di questo e altri piccoli comitati che andrebbero invece ripagati degli enormi sforzi messi in campo per organizzare e tenere in vita le loro storiche manifestazioni.

Come stanno le martze a pià oggi?

di Orlando Bonserio

È la domanda che, dopo aver letto storia e numeri, non ci si può non fare. Zoppicano, ma non mollano e cercano di ripartire. I motivi di queste difficoltà sono diversi, e si trascinano da tempo. Tolta la difficile ripartenza dopo il Covid, i problemi nascevano già da prima e sono in buona parte coincisi con l’avvento dei trail: per qualcuno una moda, per altri una martze a pià leggermente più lunga (ma neanche per forza) con meno vincoli e meno agonismo. Più un’esperienza che una competizione. D’altra parte, ci sono molti trail da 14-15 km e diverse martze a pià più o meno della stessa lunghezza, con la differenza che nei trail si possono utilizzare i bastoncini, ci sono i punti ristoro, non bisogna essere tesserati e li si può fare al proprio passo senza troppa “ansia da prestazione”. I trail non solo “tolgono” atleti dalle martze a pià, ma vanno anche ad occupare tante caselle sul calendario, magari in prossimità o in concomitanza con altre gare. Abbiamo allora provato a chiedere come stanno le martze a pià oggi a chi occupa ruoli più “dirigenziali”.

Videointervista a Domenico Quattrone

Domenico Quattrone è le martze a pià. Presidente dell’AVMAP da esattamente 30 anni, ha preso per mano questo sport e lo ha traghettato attraverso momenti difficili. Raro trovare qualcuno che non gli riconosca impegno, passione e devozione. Lui non ha intenzione di mollare o, se non altro, di lasciare questa sua “creatura” nello stato semi-agonizzante in cui si trova adesso: “Sono contento di quello che ho fatto, ma non posso mollare così”.

Quattrone è consapevole delle difficoltà, ma non sta con le mani in mano, ed ha in serbo diverse novità. Il calendario del 2023 presenta 10 gare di campionato e 9 amiche. Per il campionato 24 maggio Cronoscalata Introd-Les Combes, 15 giugno Rencountro di s’alpeun (Saint-Christophe), 2 luglio Tour Gran Paradiso (Cogne), 12 luglio La Vapeulenentse, 21 luglio Meeting di mezzofondo (Saint-Christophe), 14 agosto Tour de la Tornalla (Oyace), 27 agosto La Thuile-Petosan, 24 settembre Scalata dei Salassi (Saint-Pierre), 7 ottobre Memorial Enrica Farys (Saint-Denis), 15 ottobre ForTen (Bard). Per le gare amiche Vivicittà 2 aprile, Vertical Issogne Visey 8 aprile, il 22 aprile la Corsa di San Giorgio, le quattro Soirée Vertikal, il Tour du Chateau di Issogne il 6 luglio e il Tor Fehta du Lard di Arnad il 24 agosto.

“Abbiamo fatto un po’ fatica a convincere gli organizzatori visti gli scarsi risultati dell’anno scorso”, spiega Quattrone. “Dieci gare sono poche, ma dobbiamo avere pazienza e ripartire”. Le strategie ci sono: la grande novità è che è già pronta una bozza di calendario per il 2024, che verrà poi ufficializzata durante le premiazioni del campionato a novembre.

L’idea va nella giusta direzione: quello che si è notato sempre più è l’assenza di un coordinamento tra i vari enti organizzatori, con il risultato che ognuno piazza la propria gara nel giorno che preferisce. Insomma, chi prima arriva decide. Anticipare l’uscita dei calendari potrebbe – sulla carta – aiutare ad evitare le tante sovrapposizioni a cui si assiste sempre più spesso.

L’altra strategia che Quattrone sta adottando è quella di andare incontro agli organizzatori, facendosi carico delle spese dei giudici di gara, della polizza assicurativa e cambiando alcune modalità di premiazione.

“Insomma, siamo in fermento per recuperare terreno”, conclude Quattrone. “Non possiamo lasciare che le martze a pià muoiano”.

Lyana Calvesi, presidente Fidal: “Sto cercando di dare il più possibile spazio a tutte le attività”

A livello istituzionale, le gare Avmap sono sotto la Fidal, cioè vengono approvate dal comitato regionale della Federazione e vi concorrono gli atleti di società affiliate. Da quando ne ha assunto la presidenza, Lyana Calvesi ha apportato diverse novità nel mondo della corsa in montagna, con l’introduzione dei campionati regionali di trail e vertical. “Sto cercando di dare il più possibile spazio alle attività no stadia, sono settori molto partecipati che non si possono ignorare e noi come federazione dobbiamo e vogliamo esserci per tutti”, spiega. “Certo, le attività no stadia sono tantissime e le persone non sono cresciute proporzionalmente, anzi. Qualcuno cerca di farle tutte, altri fanno delle scelte”.

Il problema del bacino ridotto è atavico e si ripercuote anche sui conti del comitato: “Il 63% delle tasse di iscrizione delle società arriva a noi, mentre il restante 37% va a Roma”, prosegue Calvesi. “Noi abbiamo 11 società, ma dobbiamo fare le rappresentative come nelle regioni più grandi, e questo implica trasferte e spese”.

Calvesi e la Fidal hanno ben presenti i problemi delle martze a pià tra cui, come sottolineato da molti, quello delle premiazioni: “Da tempo diciamo all’Avmap che le premiazioni vanno ridotte, perché chi organizza non può, con un numero di partecipanti sempre minore, garantire così tanti premi. Spero in generale che ci sia la voglia da parte di tutti di collaborare nell’interesse comune. Ci guadagneremmo tutti”.

Lyana Calvesi
Lyana Calvesi

Intervista a Giulio Grosjacques, assessore regionale allo sport

Giulio Grosjacques è diventato Assessore al Turismo, Sport e Commercio della Regione autonoma Valle d’Aosta il 2 marzo nella nuova giunta guidata da Renzo Testolin. Lo abbiamo intervistato consapevoli che il neoassessore è in carica da poco più di un mese e ha tanti argomenti sul piatto, nell’anno della Regione europea dello sport.

Qual è la rilevanza delle martze a pià nell’agenda dell’assessorato?

Le martze a pià sono l’identificazione della corsa in montagna per antonomasia. Hanno una lunga tradizione di corse popolari che ha permesso loro, negli anni, di diventare competizioni sportive perfettamente integrate al territorio e alla popolazione valdostana fornendo un contributo determinante nel far conoscere e ripristinare sentieri abbandonati. Dal punto di vista tecnico hanno pochi eguali in Italia e nel mondo: i sentieri della Valle d’Aosta sono esigenti, impegnativi, selettivi e garantiscono la disputa di gare molto interessanti sotto il profilo agonistico. Per l’Assessorato che rappresento ritengo che siano eventi sportivi legati alla tradizione che devono essere salvaguardati.

Si sta muovendo qualcosa di nuovo o la collaborazione/finanziamento resta sugli stessi livelli?

Da quasi vent’anni la Regione sostiene il mondo delle Martze a pià mediante la concessione di contributi annui a favore dell’Associazione regionale di riferimento (AVMAP). Va aggiunto che anche le società sportive affiliate alla FIDAL beneficiano dei contributi previsti dalla l.r. 3/2004 in relazione alla partecipazione di propri atleti alle gare di corsa in montagna iscritte nei calendari della medesima Federazione.

Ci sono margini per un maggiore investimento da parte della Regione per venire incontro a Avmap, organizzatori, atleti? Ad esempio, qualcuno auspica che possano essere messi a disposizione materiali quali striscioni, gonfiabili per l’arrivo, ma anche strumenti di promozione e comunicazione, qualcosa insomma che connoti il circuito in maniera unitaria e con l’investimento della Regione, soprattutto ora che è Regione europea dello sport.

Al riguardo, proprio in occasione dell’anno nel quale la Valle d’Aosta è Regione Europea dello Sport, abbiamo lanciato un portale, valledaostasport.it, nel quale ogni organizzatore può caricare il proprio evento sportivo. All’interno del portale, inoltre, è stata creata una sezione notizie che tratta, tra l’altro, argomenti di attualità e il circuito delle Martze a pià sarà promosso con un apposito articolo dedicato. Il materiale promo pubblicitario è a disposizione di ogni organizzatore che ne faccia richiesta. Saremo lieti di poter contribuire ad uniformare l’immagine del circuito, previo confronto con i vertici Avmap.

Consiglio Regionale Giulio Grosjacques
Consiglio Regionale Giulio Grosjacques

Cosa si sta facendo o si può fare per invertire la tendenza degli ultimi anni, che vede un netto calo di partecipanti?

Il mondo della corsa in montagna ha subito una serie di cambiamenti e continua ad evolversi. È un dato di fatto che la nascita del movimento trail running ha portato nuovi appassionati a gareggiare e a muoversi in montagna implementando il numero di chi, per diletto o per agonismo, frequenta la montagna. Se il bacino d’utenza è aumentato anche le gare hanno fatto lo stesso con il risultato che la partecipazione media a gara è diminuita dopo un’iniziale implementazione. Stiamo vivendo una fase di assestamento e una nuova dimensione della corsa in montagna declinata sia nelle martze che nei trail. L’offerta è quanto mai ampia: le Martze a pià di oggi, sotto l’egida della Fidal, sono gare corte, veloci e fruibili da tutti. Forse c’è un po’ meno spazio per l’agonismo puro e un po’ di più per nuove esigenze come le non competitive o comunque per eventi dove ognuno può trovare la propria dimensione. Ci sono casi, poi, come le Soirée Vertikal che in due anni di calendarizzazione hanno trovato una loro collocazione e dimensione. Significa che c’è spazio per formule innovative.

La proliferazione di gare di corsa è sempre più vista come un problema. Da molte parti si invoca la necessità di sedersi attorno a un tavolo e parlarsi per trovare delle soluzioni per evitare questo affollamento che porta spesso a sovrapposizioni e, comunque, a una scarsa partecipazione ai singoli eventi. L’assessorato può e vuole fare qualcosa in questo senso?

La proliferazione della corsa è un’opportunità per tanti addetti ai lavori: dai commercianti e negozianti di abbigliamento e accessori agli organizzatori di eventi. Avere una regia centrale che possa ipotizzare un calendario gare condiviso sotto l’egida di federazioni o enti sportivi differenti, è il primo passo da fare. Bisogna arrivare a dialogare e a trovare soluzioni che salvaguardino la corsa declinata in tutte le sue forme. Poi la scelta finale la faranno sempre gli sportivi: l’offerta deve essere, però, quanto mai completa e sostenibile da un punto di vista economico.

Per investire sui nostri atleti, in particolare sui giovani, un’idea che è uscita è quella di creare una rappresentativa valdostana – una sorta di Asiva – anche per la corsa in montagna. I nostri migliori atleti della disciplina sono iscritti in società di fuori Valle (i vari Chevrier, Cunéaz, Bouamer, Brunier, Aymonod, Gradizzi, Vicari, solo per citarne alcuni), ed è un po’ un peccato che una regione come la nostra non abbia la possibilità di tenerli. Cosa si può fare per riportarli qui o comunque per far sì che i campioni del futuro portino ancora di più il nome della Valle d’Aosta in giro, in una disciplina in cui siamo tra i più forti d’Italia e del mondo?

La rappresentativa valdostana di atletica leggera esiste già per alcune categorie e può essere una base di partenza da migliorare e strutturare ancora di più. La corsa in montagna, purtroppo, è uno sport di nicchia, all’interno della Fidal. Nessuno dei campioni di oggi è professionista; nessuno di loro è arruolato in un Gruppo Sportivo Militare come succede nell’atletica leggera e negli sport invernali Fisi. In passato ci sono stati corridori della corsa in montagna arruolati: penso, ad esempio, al valdostano Ezio Chappoz. Poi più nulla: i Gruppi sportivi hanno iniziato a tagliare gli arruolamenti e la corsa in montagna è stato uno degli sport a farne le spese. Ora ci sono esempi di atleti della corsa in montagna, come Henri Aymonod, sponsorizzati da brand leader di settore che riescono a vivere da professionisti ma sono casi molto rari. Lo stesso accade nel trail running per una parte degli atleti d’élite. La corsa in montagna è alla ricerca del grande salto di immagine che potrebbe arrivare dal diventare sport olimpico. Sino ad allora la strada è segnata e ripercorre quella già tracciata.

Massimo Bétemps del direttivo Avmap: “Rilanciare l’idea di un unico calendario e campionato valdostano”

Massimo Bétemps è uno che nel direttivo dell’Avmap si sta spendendo molto alla ricerca di soluzioni, consapevole del difficile momento delle martze a pià.

“I motivi per cui i numeri sono bassi sono molteplici”, spiega Bétemps. “La ripartenza dopo il Covid è stata difficile per tutti. Negli ultimi anni, poi, c’è stato il boom di trail e vertical e quindi si sono moltiplicati anche gli enti organizzatori. Le gare del campionato Avmap sono solo Fidal, mentre ora ci sono tantissimi enti, quindi ci ritroviamo dall’avere 30-40 gare di campionato a 10 come quest’anno”.

Per Bétemps, il campionato ha perso il suo appeal anche per questo motivo, oltre che per il fatto che in molti preferiscono gareggiare per conto proprio senza avere il vincolo di tesserarsi per una società. Questa proliferazione di gare può però essere proprio un punto di forza e di rinascita: “Le gare non mancano, anzi. Sarebbe bello in futuro che ci sia un unico calendario e un campionato in Valle d’Aosta, aprendosi ad altri enti organizzatori oltre alla Fidal. Se a uno piace fare la gara di Issogne o Arnad, solo per fare degli esempi, al momento non prende punti per il campionato Avmap perché sono gare Uisp, pur essendo su territorio valdostano. Bisogna aggiungere altre tipologie di gare al campionato e riconoscere ai vincitori dei premi più corposi, in modo che si sia invogliati a partecipare”.

Paolo Ranfone, presidente della Sant’Orso: “Ci vuole un coordinamento super partes delle gare”

Paolo Ranfone nel 2011 ha preso le redini della Polisportiva Sant’Orso, una delle società più vincenti e più numerose dei campionati. I problemi che individua sono comuni a tutti i punti di vista: l’arrivo di trail e vertical, i costi di organizzazione, le date delle varie gare.

“Vertical e trail hanno formule snelle, sono meno agonistiche, le si fanno anche camminando in compagnia, anche se non si è allenati”, spiega Ranfone. “Una martze devi correrla, se arrivi ultimo ti pesa. Anche quello delle premiazioni è un problema: dare 54 premi è troppo, si rischia di andare in rosso con i costi di organizzazione”.

Come per molti altri, anche per Ranfone è necessario sedersi a un tavolo per coordinarsi con gli altri organizzatori: “Sarebbe bello avere un calendario unico e dialogare, senza sovrapporre le date come è successo al Gargantua. Sono cose da evitare, già facciamo fatica, se poi ci pestiamo i piedi a vicenda non ne usciamo più. Le nostre gare sono spesso vincolate alle sagre, quindi in generale si sanno in anticipo. Da qui sono usciti grandi campioni, è giusto che vengano tenute in considerazione”.

“I tempi cambiano, e anche l’Avmap dovrebbe”, conclude il presidente della Sant’Orso. “Si potrebbe pensare di cambiare formula, avere solo gare Fidal può essere un limite. Certo, il direttivo si sta muovendo, se non ci fosse Quattrone non so dove sarebbero adesso le martze a pià. In pochi hanno la passione e la voglia di fare, molti vogliono correre e basta. Ci vorrebbe qualcuno super partes che coordini il mondo delle gare di corsa in Valle d’Aosta”.

Le martze a pià viste da chi corre

di Orlando Bonserio

Dalle martze a pià sono nati e passati tanti campioni. Molti di loro continuano ad essere presenti, chi per allenarsi, chi perché non vuole rinunciare all’atmosfera. Hanno un punto di vista al contempo interno ed esterno, in grado di valutare con il cuore di chi prova affetto per uno sport che ha dato loro tanto, ma anche con la lucidità e l’esperienza internazionale necessarie per portare nuove e suggestive idee.

Xavier Chevrier: “Un modello Asiva per la corsa in montagna”

Xavier Chevrier ne è l’esempio più lampante. La prima martze a pià all’età di 3 anni, portato dal fratello Davide che correva il Tor de Gargantua. Poi l’amore cresce e, da allenamento estivo per lo sci di fondo, diventa il suo sport principale, lasciando comunque in buone mani l’onore di famiglia degli sci stretti al cugino Federico Pellegrino. Chissà che sfide avrebbero potuto essere…

Di strada dai sentieri e prati valdostani ne ha fatta. Nel 2009 il titolo mondiale juniores di corsa in montagna, nel 2017 quello europeo assoluto a cui si aggiunge un bronzo europeo nel 2019 ed un’infinità di medaglie iridate e continentali a squadre. Chevrier è un atleta polivalente (e poliedrico), ed è competitivo anche nella corsa su strada.

“Mi piace ritrovare ancora adesso le radici che ho messo nelle martze a pià”, confessa, “a me come ad altri come Cunéaz, Bouamer, Farcoz, Aymonod. Se notate però sulle nostre canotte ci sono i nomi di società di fuori Valle, e ogni tanto mi chiedo se non sia possibile fare una rappresentativa valdostana simile all’Asiva dedicata alla corsa in montagna, valorizzando i valdostani in Italia e nel mondo. Potrebbe essere uno stimolo per i più giovani, che ora sono davvero in pochi”.

Per Chevrier, che fa anche parte dell’organizzazione del Vertical di Fénis, l’arrivo dei trail ha fatto un po’ perdere la cultura di fare fatica: “Le martze sono dure, bisogna fare degli allenamenti specifici per preparale, mentre il trail è più una festa per molti. Se notate, tanti trailer da ragazzini non facevano sport, mentre chi fa le martze è abituato fin da piccolo a fare fatica”.

Al fenicottero di Nus “fa male al cuore” vedere sparire tante gare e vederne altre con poche decine di partenti. “Da fuori Valle ci ridono dietro, “siete una bacinella di atleti e avete 60 gare a cui partecipano in 30”. È vero, ci sono troppe gare, ognuno pensa per sé con i calendari, qualcuno mette una gara sopra le altre disinteressandosi di tutto. Bisogna parlarsi, lavorare tanto sui social, fare una comunicazione importante, legare le martze alle sagre per coinvolgere tutta la famiglia e passare una bella giornata insieme in un ambiente semplice e sano”.

“Spero in futuro roseo”, conclude Chevrier. “Le martze a pià sono la storia della Valle d’Aosta, devono essere anche il presente ed il futuro”.

Catherine Bertone: “Bisogna attirare più gente da fuori Valle”

Sulla linea di partenza di una martze a pià non è raro imbattersi, tra un “tapascione” e l’altro, in una olimpionica come Catherine Bertone: “Il punto di forza delle martze a pià sono i panorami e i percorsi, ma il problema grosso è la mancanza di comunicazione tra i vari attori”, spiega. “In Valle d’Aosta il calendario è carico di gare, con tante nuove manifestazioni che si sono inserite, ma manca un coordinamento. I nostri numeri sono quello che sono: già a livello nazionale, soprattutto dopo il Covid, c’è più gente che corre ma meno che si iscrive a una società e gareggia, e anche le grosse organizzazioni soffrono. Le nostre gare sono molto poco conosciute fuori Valle, siamo sempre un po’ gli stessi a correre, bisognerebbe trovare un sistema per attirare dall’esterno che vada al di là di portare un volantino a Ivrea”.

Catherine Bertone

Mathieu Courthoud: “Ripartire dalla promozione”

A vincere il campionato regionale 2022 di martze a pià è stato Mathieu Courthoud. L’atleta dell’APD Pont-Saint-Martin è allarmato sul futuro delle competizioni: “Il nostro movimento è lontano dall’essere in salute”, racconta. “Mancano i partecipanti, diminuiscono le gare e si abbassa il livello. Avrei preferito forse arrivare terzo o quarto ma combattendo ogni gara e vedendo più partecipazione”. Per Courthoud il sovraffollamento delle gare è uno dei problemi principali, che si potrebbe risolvere con un calendario unificato.

“Sarebbe bello ripartire da zero, rifondare il movimento, a partire dalla promozione: il sito è debole e non si trova niente sui social”. Per il campione uscente la promozione passa anche dall’impatto “visivo”, auspicandosi striscioni e gonfiabili unificati. “L’Avmap dovrebbe occuparsi di medici, cronometraggio e speakeraggio, lasciando così agli organizzatori la possibilità di occuparsi principalmente della gara. Ci sono troppi vincoli di partecipazioni, ci vorrebbero anche dei pacchetti di iscrizioni”.

Omar Bouamer: “Chi corre le martze a pià è un guerriero”

Xavier Chevrier, René Cunéaz, Lorenzo Brunier e Omar Bouamer sono grandi amici che si aiutano (e “pompano”) a vicenda, e rappresentano un poker d’assi affiatato che hanno nel cuore le martze a pià. Specialista delle gare su strada e dei cross, da qui quest’ultimo ha mosso i suoi passi da corridore dopo un passato nel calcio: “L’ambiente è molto bello, ma ci sono tante gare e ogni anno sono sempre più dure e verticali, per uno stradista come me non è facile partecipare spesso perché non sempre è una buona forma di allenamento”, spiega Bouamer. “In più, spesso i percorsi cambiano di anno in anno, quindi uno perde un po’ il confronto con se stesso. Ci sono tante gare a cui sono affezionato e a cui cerco sempre di partecipare, dal Gargantua, a Saint-Christophe, a Bard, Valpelline, La Thuile e Cogne. Credo che la più dura a cui abbia partecipato sia il Baroli”.

Per il classe 1989 è fondamentale puntare su allenatori preparati e formati soprattutto per i giovani: “Bisognerebbe portare i più piccoli dalle scuole, dall’atletica, ma anche dal calcio, a far provare le martze a pià. Ci vogliono allenatori ma non sempre le società sono disposte a investire in questo, ma sono la migliore scuola per correre”.

A Bouamer il calendario più ristretto del campionato non dispiace, purché si resti nello spirito delle martze a pià: “Tante gare si stanno trasformando in trail, ma se faccio una martze è perché voglio quel clima e quel tipo di gara. Non bisogna perdere gli affezionati. Chi corre le martze a pià è un guerriero”.

Omar Bouamer
Omar Bouamer

Vale la pena organizzare una martze a pià?

di Orlando Bonserio

Il calo del numero degli atleti e quello delle gare del campionato di martze a pià sono indissolubilmente legati. Meno atleti ci sono, più gli organizzatori fanno fatica a rientrare dei costi e, spesso, si tirano indietro. Ma c’è anche chi decide di lanciarsi in una nuova avventura e prendere le redini di gare ormai da svecchiare.

C’è chi parte…

Mai come quest’anno il calendario delle martze a pià è orfano di gare storiche. Gare che avevano retto all’urto del Covid e della “ripresa”, per un motivo o per un altro nel 2023 hanno gettato la spugna. Su tutte, spiccano il Tor de Gargantua e il Trofeo Baroli Sport, sempre molto partecipate.

La gara di Gressan è la più longeva di tutto il circuito, con 44 edizioni alle spalle, destinate ora a subire uno stop – si spera – temporaneo. Monia Rutigliani, una delle organizzatrici, annuncia: “Il Tor de Gargantua non si fa, purtroppo. Nonostante da 44 anni sia in quella data, l’ultimo weekend di maggio, quest’anno è stata organizzata negli stessi giorni la Aosta21K che per numeri, richiamo e molto altro è più “forte”. Abbiamo deciso di fare un passo indietro, senza polemica – perché tra sportivi non si fa polemica – in maniera elegante. Avremmo potuto farla lo stesso ma avremmo avuto troppi pochi iscritti a fronte di un impegno economico elevato e non sarebbe stato intelligente”.

Non avete pensato di cambiare data? “Avremmo anche potuto pensarci ma vorremmo che questa esperienza sia l’occasione per lanciare un messaggio più forte: che ci sia più attenzione nel disciplinare e organizzare le gare che, sempre più, vengono fatte in Valle d’Aosta. Non c’è una logica, non c’è comunicazione e questo va a discapito di tutti: bisogna sedersi ad un tavolo e scrivere un regolamento per le manifestazioni sportive come quello che già esiste per quelle enogastronomiche e fieristiche”.

Partenza Tor de Gargantua 2019

“Solo” 90 iscritti senior l’anno scorso – 117 compresi i più piccoli – a fronte di 128 e 189 in totale nel 2019 per il Trofeo Baroli Sport di Villeneuve, che dopo 16 edizioni ed una versione “Trail” nel 2021 dice basta. “Come organizzatori non ci si sta più dentro economicamente. Tra pacco gara e i premi obbligatori che dovevo dare a fronte di un centinaio di iscritti, arrivavo a rimetterci 2/3000 euro ogni volta”, spiega Giuseppe Baroli. “In più ci sono le spese per cronometristi, medici… La gente non lo capisce, con 10 euro di iscrizione ha tanti servizi e premi. Di questi tempi i Comuni stanziano sempre meno e anche le ditte sono in difficoltà, non ha più molto senso. Ora con Gloriana Pellissier abbiamo fatto un’Asd e ci concentriamo sul Vertical Tube Villeneuve, gestire due gare è troppo difficile”.

Baroli ha provato anche la versione trail, ma sul futuro delle martze a pià non è ottimista: “Bisogna cambiare tutto o le martze a pià scompariranno. Troppi paletti, troppi costi, troppi premi e pacchi gara. Non si può più fare come una volta, quei tempi sono finiti. Bisognerebbe dare premi e pacchi gara solo a chi fa un certo numero di gare del campionato e per ogni singola gara premiare solo i primi, come nei trail e nei vertical. Adesso c’è quella moda ma, come quando andavo io in bici, le mode passano e vanno. Mi piacerebbe organizzare una specie di “rally” con tre prove speciali: una in salita, una in piano e una in discesa. In Spagna ora va molto, prima o poi questa formula arriverà anche qui”.

…c’è chi resta…

Ci sono tanti che cercano di resistere nel calendario, anche se a fatica. Il 27 agosto si terrà la La Thuile-Petosan, giunta alla sua 7ª riedizione. “Quest’anno in calendario ci sono ancora meno gare, se ne sono perse diverse di “storiche”. Ci sono tante concomitanze e non ci si mette d’accordo e, soprattutto dopo il Covid, i numeri sono bassi e gli organizzatori non ci stanno dentro con le spese. Io riesco grazie al contributo del Comune, ma l’anno scorso avevo solo una cinquantina di iscritti”, spiega Federica Barailler, organizzatrice.

Barailler è anche – e soprattutto – atleta in forza alla Cogne, già vincitrice del campionato e ha un doppio punto di vista. “Ho fatto diverse gare anche in Piemonte, nel Canavese, e lì si viaggia a una media di 300 iscritti. Le gare sono sotto la Uisp, che è più economica e ha vincoli meno stringenti rispetto alla Fidal, infatti il Tor du Château di Issogne è passato sotto la Uisp e l’anno scorso aveva quasi 200 iscritti perché prende anche il bacino canavesano. Il livello in Piemonte è più basso e le gare meno impegnative, non hanno le salite che ci sono qui. Però fanno più numeri, e per chi organizza è quello che conta. Per fare una martze”, continua Barailler, “devi essere allenato, mentre i trail e i vertical molti li fanno camminando. La martze è più competitiva, per arrivare sempre ultimissimo il rischio è che uno vada a correre da solo senza gareggiare”.

Il suo punto di vista sulla situazione attuale delle martze tocca anche la parte istituzionale: “Credo che uno dei problemi sia che chi decide nell’Avmap deve essere più elastico e ascoltare i consigli”, conclude. “Spero che le martze si riprendano, tanti campioni sono nati da qui, è una tradizione che dura da 50 anni e un bel momento di festa e agonismo, sarebbe un gran peccato perderle”.

Barailler Federica La Thuile
Barailler Federica La Thuile

…e c’è chi arriva

Una ventata di aria nuova potrebbe arrivare dall’entrata in scena dell’ASD Inrun, già organizzatrice del Grosjean Wine Trail, che quest’anno organizzerà la cronoscalata Introd-Les Combes di mercoledì 24 maggio e La Vapelenentse di mercoledì 12 luglio. “Siamo una società che conta circa 140 atleti iscritti e che crede in questo tipo di attività, per questo abbiamo pensato di prendere in mano l’organizzazione di queste due gare, con il nostro stile”, spiega il presidente Giovanni Ienaro. “Il format delle martze va rivisto e ringiovanito, è deprimente vederle morire così. Speriamo di portare gente e fare festa come piace a noi, perché è così che lo sport va vissuto secondo noi: non una gara fine a se stessa ma eventi, enogastronomia e altro per coinvolgere più persone”. Una prima novità riguarderà la gara di Introd, a cui viene affiancata una camminata non competitiva con le guide turistiche, con partenza, arrivo e festa finale nella suggestiva cornice del Castello di Introd, mentre per Valpelline ci sarà un giro diverso dal solito e novità anche di “contorno”: “Abbiamo voluto slegare la gara dalla sagra della seupa [che sarà a fine mese, nda] sia per non pesare sulla Proloco, già abbastanza carica in quel periodo, sia perché vogliamo fare qualcosa di nuovo, con musica, festa, e street food”.

Da uomo di sport, Ienaro sa già a quali difficoltà andrà incontro in questa nuova esperienza: “Il grosso problema è che non c’è comunicazione tra tutti gli organizzatori. Anche le amministrazioni dovrebbero parlarsi: in Valle d’Aosta ci sono 74 comuni che vogliono usare lo sport come volàno per il turismo, ma bisogna parlarsi e lasciare da parte il campanilismo. Ci sono troppe gare e non tutte hanno lo stesso appeal, noi, come organizzatori del Grosjean Wine Trail, abbiamo capito che è meglio lavorare in maniera biennale per tutta una serie di motivi”.

Partenza Vapelenentse
Partenza Vapelenentse 2022

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