Non solo le famiglie – ed il “senso di abbandono” espresso di recente -, anche i comuni valdostani aspettano da Roma notizie certe sugli aiuti per l’accoglienza ai profughi ucraini, arrivati in Italia dopo l’invasione russa dello scorso 24 febbraio.
La questione è emersa questa mattina durante l’assemblea del Celva, il Consorzio degli enti locali della Valle d’Aosta. Il Presidente, Franco Manes, è anch’egli in attesa di risposte: “Non abbiamo avuto assolutamente nessuna notizia. L’unico aiuto messo in piedi ad oggi è quello organizzato a livello locale assieme alla Fondazione comunitaria“.
La questione era stata sollevata la settimana scorsa, a livello statale, anche dall’Anci – l’Associazione nazionale comuni italiani -, che ha chiesto di istituire un Fondo per il rafforzamento dei servizi sociali municipali e anche un fondo straordinario per la copertura integrale dei costi per la presa in carico dei minori stranieri non accompagnati provenienti dall’Ucraina.
Anci che, tramite il suo delegato all’immigrazione e sindaco di Prato Matteo Biffoni, spiegava: “Pur riconoscendo la necessità di affrontare tempestivamente l’attuale emergenza occorre non perdere di vista i nodi ancora da sciogliere per i Comuni e i servizi sociali sulla questione più in generale dell’accoglienza e dell’adeguata presa in carico dei minori stranieri non accompagnati”. Dall’altro lato il presidente – e sindaco di Bari – Andrea Decaro chiede da tempo la definizione di un protocollo unico per fronteggiare l’emergenza.
Una nuova possibilità (ma tutta da capire)?
Uno spunto per trovare una soluzione – ma ancora tutto da esplorare – l’ha fornito il sindaco di Aosta Gianni Nuti: “È uscito un bando nazionale per il finanziamento di queste azioni – ha spiegato -, ma prevede un minimo di profughi che per noi è inarrivabile, parliamo di 900 (in Valle, attualmente, sono circa 400, ndr.). C’è però qualche cooperativa sociale valdostana che si è federata con altre in regioni diverse. Potrebbe essere una strada, ovvero che si contatti il Piemonte per ottenere assieme i fondi e permettere così l’acquisto di beni ed il pagamento degli affitti. È l’unica possibilità che abbiamo intercettato al momento”.
Una risposta
Vorrei aggiungere alle lamentele anche quella di tante persone che hanno segnalato alla locale Protezione civile la propria disponibilità ad accogliere dei profughi non ricevendone mai alcuna risposta…