Circonvenzione di un’anziana, assolti i tre imputati

A giudizio, con l’accusa di aver preso ad una donna 200mila euro e un alloggio, erano finiti Michele Giovinazzo, sua moglie Dorina Ciliberti e il figlio Enzo Giovinazzo. La sentenza è giunta oggi, venerdì 18 novembre.
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Cronaca

Assoluzione, perché il fatto non sussiste. E’ la sentenza, pronunciata nella mattinata di oggi, venerdì 18 novembre, dal giudice monocratico Marco Tornatore nei confronti di Michele Giovinazzo (62 anni), sua moglie Dorina Ciliberti (60) e il figlio Enzo Giovinazzo (33), tutti e tre chiamati a rispondere della circonvenzione di un’anziana. Cade così l’accusa di aver disposto, a vario titolo, di circa duecentomila euro, attraverso operazioni bancarie, oltre ad un alloggio della donna.

Alla scorsa udienza del processo, il 28 ottobre, l’accusa – rappresentata dal pm Manlio D’Ambrosi – aveva chiesto la condanna per ognuno degli imputati, invocando pene di sei anni di carcere per Michele Giovinazzo, tre per la consorte e due per il figlio. Alla luce degli accertamenti, la Procura aveva ipotizzato che “Giovinazzo Michele era l’artefice, la mente di questo enorme disegno che porta a circuire la signora, la moglie è il braccio esecutivo e Enzo è il beneficiario finale dell’operazione”.

Dopo un processo e una condanna in primo grado per Michele Giovinazzo nel 2013 (poi venuta meno per la prescrizione, nei gradi successivi del processo), per lo stesso reato nei confronti della donna, l’Arma aveva ricostruito che l’imputato aveva continuato a vivere con l’anziana, sola e con parenti lontani dalla Valle, stabilendosi in casa sua assieme alla moglie e, dopo la prima sentenza, registrandosi all’Inps quale badante della donna.

La difesa degli imputati, assistiti dagli avvocati Giovanni Borney e Federica Gilliavod, ha insistito, per confutare le accuse, sul fatto che il capo d’imputazione (l’atto sul quale si incardina il processo) non corrispondesse alla fattispecie di reato contestata. In particolare, nell’arringa il legale ha sostenuto che non sia stata provata la circonvenibilità dell’anziana, né che fossero stati dimostrati gli atti di disposizione patrimoniale.

Per l’avvocato, non veniva addebitato agli imputati di aver ottenuto una delega a compiere operazioni bancarie in nome dell’anziana, ma solo l’utilizzo dei suoi conti e bancomat. Argomenti che paiono aver convinto il giudice, visto il verdetto assolutorio. Per capire i perché del proscioglimento occorrerà attendere le motivazioni della sentenza, il cui deposito è previsto entro 30 giorni da oggi.

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