Sono stati entrambi assolti, “per non aver commesso il fatto”, i due rappresentanti della Banca di Credito Cooperativo Valdostana a processo per concorso in bancarotta fraudolenta relativamente all’aver gestito, tra il 2013 e il 2014, le pratiche di finanziamento dell’immobiliare “Croix de Ville s.a.s.”, società fallita nel 2017. Il Gup Davide Paladino ha letto la sentenza al termine dell’udienza di oggi, lunedì 24 gennaio. Gli imputati – Dino Vinante (57 anni, Arvier) ed Edoardo Munier (52, Aosta), che all’epoca dei fatti erano rispettivamente vicedirettore e responsabile dell’ufficio e dell’area crediti dell’istituto – avevano scelto di essere giudicati con il rito abbreviato.
Per entrambi, il pm Luca Ceccanti aveva chiesto al giudice la condanna, ad una pena di due anni di reclusione a testa. Le indagini erano state svolte dall’aliquota della Guardia di finanza della Sezione di polizia giudiziaria presso la Procura. Secondo l’accusa, la Bccv aveva erogato alla “Croix de Ville” – costituita per una rilevante operazione su uno stabile nel centro storico di Aosta – due aperture di credito (una fino a 500mila euro e l’altra da 150mila) e altrettanti mutui fondiari (rispettivamente da 250mila e 200mila euro), nonostante fosse a conoscenza che al richiedente dei finanziamenti facessero capo anche altre due immobiliari.
Entrambe, era l’impostazione accusatoria, risultavano esposte in modo pesante nei confronti dello stesso istituto di credito e ritenute in situazione debitoria irreversibile (parliamo della “Eglantier s.a.s.” e della “Notre maison s.a.s.”). Anche queste società fallirono nel 2017 e, dall’esame delle movimentazioni bancarie, gli inquirenti avevano concluso che i fondi andati alla “Croix de Ville” fossero stati usati, in parte, per tentare di ripianare i debiti del resto del “gruppo societario”, operazione non praticabile secondo le norme. In sostanza, agli occhi dell’accusa, le operazioni bancarie contestate avrebbero aggravato il dissesto dell’azienda cui erano dirette, fino a cagionarne il fallimento.
Da lì, per i due rappresentanti della banca, l’ipotesi di concorso in bancarotta fraudolenta, che il Gup non ha tuttavia ritenuto integrata, pronunciandosi stamane per l’assoluzione. Vinante era difeso dall’avvocato Corrado Bellora e Munier dal legale Nilo Rebecchi. In una delle scorse udienze, oltre ad ammettere l’audizione di un consulente tecnico degli imputati (ed a concedere uno speculare approfondimento al pubblico ministero), il giudice aveva respinto la richiesta di costituzione avanzata da alcuni acquirenti degli alloggi nell’immobile. A spingerli era il fatto di aver dovuto farsi carico delle ipoteche iscritte sullo stabile al fine di garantire i finanziamenti concessi dalla banca, ma per il giudice avrebbero dovuto insinuarsi nel giudizio (già definito in passato) nei confronti degli immobiliaristi con cui i promissari avevano sottoscritto i contratti.