Corruzione nelle partecipate regionali, sentenza d’appello il 20 settembre

Con l’udienza di oggi, venerdì 18 giugno, si sono concluse le arringhe degli avvocati dei sei imputati, tra i quali l’ex presidente Rollandin, l’imprenditore Cuomo e l’ex manager Finaosta Accornero.
Gabriele Accornero in aula.
Cronaca

C’è una data per la sentenza del processo di secondo grado su una serie di episodi corruttivi nell’ambito di alcune società partecipate regionali. E’ il prossimo 20 settembre: ad annunciarla sono stati, nell’udienza svoltasi oggi, venerdì 18 giugno, i giudici della Corte d’Appello di Torino, dinanzi ai quali è in corso il giudizio dei sei imputati condannati il 28 marzo 2019 dal Gup del Tribunale di Aosta per i reati – contestati a vario titolo – di corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e turbativa d’asta.

Le tre figure centrali del procedimento sono l’ex presidente della Regione ed oggi consigliere regionale Augusto Rollandin (cui erano stati inflitti, in primo grado, 4 anni e 6 mesi), il titolare del “Caseificio Valdostano” Gerardo Cuomo (3 anni e 8 mesi) e il già consigliere delegato del forte di Bard Gabriele Accornero (4 anni, 6 mesi e 20 giorni). Se i difensori del politico e dell’imprenditore alimentare avevano arringato nelle scorse udienze, oggi è toccato all’avvocato Corrado Bellora, che assiste l’ex manager Finaosta. “Molte argomentazioni – spiega dopo l’udienza – le avevamo già proposte in primo grado”.

Il contesto giuridico del Forte

Uno degli assunti su cui il legale ha richiamato l’attenzione della Corte è che il Forte di Bard è una società partecipata regionale, “non un ente pubblico”. Ne consegue che “i lavori che assegna non sono appalti e il legale rappresentante non è un pubblico ufficiale”. Il passo successivo del ragionamento difensivo è che le fattispecie di reato di turbativa d’asta e di corruzione non possono trovare applicazione, né integrazione, in un contesto retto dalla disciplina del diritto privato e non da quella degli enti pubblici.

Il trasferimento Deval? Vantaggioso per la Regione

Entrando poi negli specifici episodi contestati, ripercorsi nell’arringa durata quasi tre ore, l’avvocato Bellora ha puntato a dimostrare che il trasferimento della “Deval” da un capannone di proprietà della “Autoporto Spa” (avvenuto, secondo l’inchiesta, con pressioni di Rollandin, per fare posto al “Caseificio valdostano” di Cuomo) fosse in realtà un’operazione rispondente alla vocazione commerciale dell’area e vantaggiosa per l’amministrazione regionale. “Il dottor Accornero – sottolinea – era nella Commissione d’insediamento delle attività nell’area dell’autoporto ed ha agito correttamente”.

Nessuno “scambio di favori” sui lavori

Quanto ai lavori nella fortezza della bassa Valle, che secondo le indagini dei Carabinieri e della Procura di Aosta erano andati ad artigiani vicini all’allora consigliere delegato, la tesi sostenuta dal legale è stata che si trattasse comunque di interventi rientranti nella soglia dell’affidamento diretto e che, in un caso (quello dell’Opera Ferdinando), fossero conseguenza di un’urgenza tangibile, rappresentata da una fuga di acqua. Su questa circostanza, l’avvocato Bellora ha anche addotto la testimonianza, raccolta in indagini difensive, del Sovrintendente regionale ai beni culturali del tempo, che compì un sopralluogo.

Immediatamente collegato a questo capo d’imputazione vi è poi che, nella prospettazione accusatoria, gli artigiani e i liberi professionisti “beneficiari” dei lavori alla Forte si fossero “sdebitati” con interventi a casa del già consigliere delegato. Su questo, è il commento del difensore, “abbiamo prodotto una consulenza tecnica per mostrare che sono stati correttamente svolti e pagati”. Emblematico, per l’avvocato, è che non siano stati svolti accertamenti su queste opere dagli inquirenti, “nessuno le ha mai viste”.

Le forniture per il 4K non erano appalto

Infine, nell’arringa difensiva è stata affrontata la vicenda delle forniture di “Food & Beverage” assegnate dal Forte di Bard al “Caseificio Valdostano” in occasione dell’endurance trail 4K. Per l’accusa, l’ex consigliere delegato aveva favorito l’imprenditore “amico”, ma la difesa legge diversamente l’episodio. Anzitutto, collocandolo nell’ambito di una manifestazione d’interesse e non di un appalto. Quindi, partendo dal presupposto che l’organizzazione del trail venne assegnata dalla Regione alla società di gestione della fortezza con poco preavviso, innescando la necessità di svolgere “consultazioni preliminari per capire se ci fossero operatori economici in grado di occuparsene. – spiega Bellora – Nulla di illegittimo”.

Gli altri imputati

Sui tre pendeva anche l’accusa di associazione a delinquere, dalla quale erano stati assolti in primo grado. Un aspetto su cui la Procura di Aosta ha fatto ricorso, affiancatosi a quello degli imputati sulle pene riportate e conducendo al giudizio in corso a Torino. Nel processo d’appello, il sostituto pg Giancarlo Avenati Bassi ha chiesto 5 anni di reclusione ognuno per Rollandin e per Accornero, nonché 4 anni e 2 mesi per Cuomo. Le altre tre imputazioni sono invece legate al filone investigativo sui lavori al forte.

A giudizio ci sono anche il libero professionista Simone D’Anello (condannato in primo grado a 2 anni 8 mesi e 20 giorni), l’artigiano edile Salvatore D’Anello e l’imprenditore Davide Bochet (5 mesi e 10 giorni ognuno). Nella mattinata di oggi, hanno arringato i difensori dell’ultimo (l’avvocato Andrea Balducci) e di Simone D’Anello (l’avvocata Federica Gilliavod), chiedendone il proscioglimento. La richiesta dell’accusa è, nei loro confronti, di confermare le condanne del Gup di Aosta. La discussione tra le parti è ora completata. L’udienza del 20 settembre servirà per eventuali repliche e controrepliche, quindi i giudici si ritireranno per la decisione.

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