Fase 2, l’Unità di crisi chiede attenzione massima per evitare il “ritorno al lockdown”

A spiegarlo il coordinatore dell'emergenza Montagnani. Dal 6 maggio partirà l’indagine di sieroprevalenza dell'Istat e i test sierologici ai sanitari. Nel frattempo si continua a studiare il ritorno alla normalità per il "Parini":
Pronto Soccorso Parini
Cronaca

Inizia anche per la sanità valdostana la cosiddetta “Fase 2”, quella di “convivenza con il virus”, andando verso la curva epidemiologica del Covid-19 in discesa.

Fase 2 che significa attenzione alta, anzi altissima.

“Raccomando l’utilizzo delle mascherina anche se non c’è obbligo – ha spiegato il coordinatore dell’emergenza Luca Montagnani -, ricordo che il distanziamento sociale non è finito e che le regole dei mesi scorsi sono sempre valide. È fondamentale il ‘contact tracing’: se qualcuno ha dei sintomi contatti subito il medico di base, il sistema sanitario è pronto a tamponare e l’accesso alla terapia precoce limita le complicanze del virus”.

Ma soprattutto, prosegue Montagnani: “Questo è ciò che più determinerà il successo della Fase 2 o il ritorno purtroppo ad eventuale lockdown. Dobbiamo essere bravi come lo siamo stati fino ad adesso, rispettando le misure da adottare. In questa fase è ancora più importante, ne va della vita economica e sanitaria della regione

Intanto “partirà questa settimana l’indagine di sieroprevalenza tra la popolazione – ha spiegato l’Assessore alla Sanità Mauro Baccega -, promossa dal Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità”. I prelievi previsti saranno 4.507 in 42 comuni, attraverso 12 operatori della Croce Rossa. Le persone destinate ai prelievi saranno decise decisi dall’Istat che manderà i tabulati con i nominativi definiti sulla base di sei fasce di età, della residenza geografica e del lavoro svolto.

Al contempo “da mercoledì 6 maggio partirà anche il Laboratorio sierologico della nostra Asl – spiega ancora Montagnani -, ed i test ci diranno se abbiamo sviluppato degli anticorpi e quindi se siamo venuti a contatto col virus. Non ci diranno però se siamo immuni, malati o portatori asintomatici. È un test epidemiologico per stabilire se e come sia circolato il virus in alcune comunità”.

All’interno di protocollo dell’Usl nella prima fase il test sierologico riguarderà il personale sanitario Usl e Isav, il personale Rsa e delle microcomunità, i volontari del soccorso, le Forze dell’ordine, il personale della grande distribuzione, i farmacisti, il personale del settore alimentare (alimentari, piccola distribuzione), la popolazione dei comuni o delle zone più colpite e quello delle attività essenziali.

La situazione dell’epidemia in Valle

Montagnani spiega l’andamento epidemiologico dell’ultimo periodo: “La situazione è sempre grave e drammatica – chiarisce il medico – il 21 aprile avevamo un incremento del 15% di casi a settimana, con i casi positivi più alto d’Italia, 8,9 positivi ogni mille abitanti. Con un unico ospedale ci si aspettava ciò che è avvenuto in Lombardia: un collasso delle strutture ospedaliere che invece non è avvenuto”.

Il motivo? Montagnani spiega: “L’incrementi si è notevolmente ridotto, a mio avviso, perché siamo la Regione che ha testato più casi sulla popolazione, individuando i casi sospetti in maniera puntuale. Questa per noi è stata l’arma vincente che ci ha portati a scendere sotto lo 0,6% di indice di contagio, inferiore all’1% richiesto dal Ministero per cominciare con la Fase 2”.

I test ai sanitari

Continuano intanto le analisi sui sanitari. “Abbiamo fatto un tampone a tutti i dipendenti in malattia – prosegue Montagnani – , sia con sintomi clinici sia senza. Sono state testate 471 persone, 312 operatori delle microcomunità e continuiamo ad andare avanti. L’obiettivo ora è quello di restituire parte dell’ospedale a reparti ‘Covid free’, sicuri per l’utenza, con personale monitorato e tamponato perché non possano diventare portatori sani asintomatici”.

RepartiCovid free” che già sono stati creati, al “Parini”. Nelle fattispecie due medicine, pneumologia/nefrologia, due chirurgie multidisciplinari, cardiologia/neurologia ed il gastro/oncologico.

Il ritorno alla normalità del “Parini”

Baccega che conferma una delle linee della “Fase 2” sanitaria: ovvero che l’ospedale “Parini” dovrà man mano “svuotarsi” dai pazienti Covid e riprendere le sue attività.

“È necessario per il ‘Parini’ tornare ad occuparsi di tutte le patologie – spiega l’Assessore -, aprire gli ambulatori quanto prima, con l’esigenza di individuare un ospdeale Covid mentre l’ospedale regionale tornerà ad occuparsi degli acuti”.

Sul tavolo tre documenti per il futuro: il progetto di ampliamento del “Parini”, un’analisi costi/benefici, ed il Piano per l’emergenza Covid stilato dall’Usl.

Nel frattempo, diventeranno operativi nei prossimi giorni i 18 posti nella microcomunitò Perloz nella cui nuova ala verranno inseriti i pazienti no-Covid, e la stessa cosa avverrà per quella di Morgex che però ospiterà 27 pazienti Covid positivi ma in via di guarigione. L’accordo è stato chiuso con l’Unité des Communes, l’apertura – si stanno completando gli arredi – è prevista tra una quindicina di giorni.

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