‘Ndrangheta, concorso esterno: indagati Testolin, Laurent Viérin e Bianchi

Si tratta di un atto dovuto da parte della Dda di Torino, conseguente alla trasmissione degli atti della sentenza del processo “Geenna”, attuata dal Tribunale di Aosta, con la segnalazione di “indizi del reato” a carico dei tre politici.
Renzo Testolin
Cronaca

Gli ex presidenti della Regione Renzo Testolin, oggi consigliere regionale nel gruppo dell’Union Valdôtaine, e Laurent Viérin, assieme al già assessore Luca Bianchi, sono stati iscritti dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino nel registro degli indagati per l’ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa.

Si tratta di un atto dovuto, conseguente alla trasmissione, da parte del Tribunale di Aosta – nella giornata di sabato scorso, 12 dicembre – di atti legati della sentenza del processo “Geenna” (su infiltrazioni di ‘ndrangheta in Valle), con la segnalazione di “indizi del reato” a carico dei tre politici. 

L’iscrizione è avvenuta nell’ambito del fascicolo dell’inchiesta “Egomnia”, non ancora chiusa e relativa al condizionamento delle elezioni regionali 2018 da parte della “locale” di ‘ndrangheta al centro del procedimento “Geenna”.

Viérin e Bianchi, nell’ambito di quell’indagine, avevano già ricevuto un avviso di garanzia, ed erano stati anche interrogati dai pm Stefano Castellani e Valerio Longi, ma per una diversa ipotesi di reato, lo scambio elettorale politico-mafioso. All’indomani dell’emergere della loro condizione di indagati, nel dicembre 2019, si erano dimessi dalle cariche che entrambi rivestivano nell’Esecutivo e in Consiglio Valle.

Sul fronte del ramo processuale torinese di Geenna, chiusosi lo scorso 17 luglio con le condanne di quattro tra “partecipi” e promotori della cellula ‘ndranghetista aostana (tra i quali i fratelli Roberto Alex e Marco Fabrizio Di Donato, ritenuti figure di vertice), è intanto da registrare il ricorso depositato dalla Dda rispetto alla concessione, da parte del Gup Alessandra Danieli nel sentenziare, delle attenuanti generiche agli imputati.

Una richiesta che, qualora ritenuta fondata dalla Corte di Cassazione, potrebbe portare a una rideterminazione, con incremento, delle pene inflitte. Bruno Nirta (62 anni, di San Luca) era stato condannato a 12 anni e 8 mesi di carcere, Marco Fabrizio Di Donato (51, Aosta) a 9 anni, Roberto Alex Di Donato (43, Aosta) a 5 anni e 4 mesi e Francesco Mammoliti (49, Saint-Vincent) e 5 anni e 4 mesi.

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