Nus, Camillo Rosset assolto in Appello: potrà tornare Sindaco

Rovesciando la sentenza di primo grado, i giudici della Corte d’Appello di Torino hanno scagionato “perché il fatto non sussiste” l’imputato dall’accusa di abuso d’ufficio. Il verdetto di assoluzione interrompe la sospensione scattata dopo la condanna iniziale.
Camillo Rosset - Sindaco di Nus
Cronaca

Rovesciando la sentenza di primo grado, la Corte d’Appello di Torino quest’oggi, martedì 8 febbraio, ha assolto “perché il fatto non sussiste” Camillo Rosset dall’accusa di abuso d’ufficio. Il sostituto procuratore generale aveva chiesto per l’imputato, all’epoca dei fatti Sindaco di Nus, la conferma della sentenza di primo grado, con cui il Gup del Tribunale di Aosta, Davide Paladino, il 24 maggio dello scorso anno gli aveva inflitto sei mesi di reclusione (con la sospensione condizionale).

Rosset, difeso nel procedimento dagli avvocati Stefano Moniotto e Davide Rossi di Aosta e Carlo Rossa del foro di Torino che hanno sollecitato il proscioglimento ai giudici, a seguito della condanna iniziale era stato sospeso dalla carica ai sensi della “legge Severino” (con la fusciacca passata temporaneamente al vice Fabio Grange). Il provvedimento – confermano i difensori – è destinato ad essere interrotto dal verdetto di assoluzione e Rosset potrà tornare a guidare il Comune della media Valle, dove era stato eletto nel settembre 2020.

L’amministrazione aveva scelto, all’indomani della sospensione del primo cittadino (intervenuta con un decreto del Presidente della Regione), di mantenere la Giunta a quattro persone, redistribuendo le deleghe e non integrandola con un nuovo Assessore. L’udienza in Corte d’appello, innescata dal ricorso dell’imputato contro l’esito al Tribunale di Aosta, era iniziata a metà mattinata e la sentenza è stata letta attorno alle 12.30.

Il processo di primo grado

Il processo per le delibere sul padiglione “La dolce vita” aveva privato il comune di Nus (per quanto temporaneamente) della guida eletta nel settembre 2020. Il 24 maggio dello scorso anno, il sindaco Camillo Rosset era stato condannato a sei mesi di reclusione (con la sospensione condizionale) per abuso d’ufficio. La tipologia di reato aveva fatto scattare la sospensione dalla carica ai sensi della “legge Severino”, che potrà arrivare fino a 18 mesi.

Per questa accusa, relativamente alla quale l’imputato aveva chiesto di essere giudicato con rito abbreviato, il pm Luca Ceccanti aveva chiesto al giudice una condanna a 10 mesi di reclusione. Sull’altra imputazione del procedimento, quella di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale, Rosset ha patteggiato 6 mesi di reclusione, così come il segretario comunale Ubaldo Cerisey, cui l’accusa era mossa in concorso con il primo cittadino.

Le reazioni alla sentenza

“Predisporremo già in settimana il ricorso in appello, – aveva sottolineato il difensore del sindaco, l’avvocato Stefano Moniotto – nella convinzione che la sentenza sia profondamente sbagliata. Dispiace che, per questo verdetto, la comunità di Nus resterà sprovvista per mesi di un amministratore valido”. “Sono fiducioso per il ricorso in appello”, aveva affermato Camillo Rosset, per poi osservare, rispetto alla sospensione, che “ho un bellissimo gruppo, con il quale abbiamo lavorato benissimo insieme, non credo che ci saranno problemi”.

“Il gruppo è bello e coeso e conosceva il rischio, – erano state le altre parole del Sindaco – perché in modo trasparente glielo avevo annunciato. Soprattutto, la mia cittadinanza conosce perfettamente la genesi di questo fatto e questo mi rende sereno. Anche dal punto di vista del personale la situazione è buona, lascio il Comune in buone mani”. Il vice di Rosset, eletto sempre nell’ultima tornata, è Fabio Grange. La sospensione verrebbe meno nel caso di assoluzione in secondo grado e, qualora ci fosse invece condanna anche in Appello, terminerebbe 12 mesi dopo quella sentenza.

L’abuso su due delibere

Le indagini erano state sviluppate dai Carabinieri della locale stazione. Secondo l’accusa, in due diverse occasioni Rosset, malgrado vi fosse tenuto dal vincolo di parentela con il proprietario del padiglione (suo cugino Paolo Contoz, non implicato nella vicenda giudiziaria), non si era astenuto nella votazione di due delibere (del giugno 2019 e del gennaio 2020) riguardanti termini di utilizzo del padiglione.

Nella lettura inquirente, in un caso l’atto riconosceva una “riduzione non consentita” del canone Cosap e, nell’altro (in cui il voto di Rosset risultò determinante per l’approvazione), prolungava la gestione “per attività commerciale” del tendone. Per la Procura, in entrambe le occasioni si è concretizzato un “ingiusto vantaggio patrimoniale” riconosciuto dal Sindaco a Contoz, alla base dell’accusa di abuso d’ufficio.

Il falso sulle presenze alle riunioni

L’ipotesi di falso in concorso tra Rosset e Cerisey (il secondo era assistito dall’avvocato Corrado Bellora), invece, si riferiva alle attestazioni rese su dodici atti approvati in due riunioni di giunta, a fine 2019. Per la Procura, all’adozione di quattro delibere risultavano presenti il segretario ed un assessore comunale, quando entrambi sarebbero stati assenti (e anche la data indicata sarebbe posticcia, giacché la riunione avrebbe avuto luogo, in realtà, il giorno dopo). In altre otto, il Segretario appare presente, ma per i Carabinieri la circostanza era “integralmente falsa”.

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