Quasi due ore e mezza a tu per tu con gli inquirenti, nel carcere di Brissogne, per “liberarsi da un peso che sentiva fortissimo” e confessare di aver ucciso Raluca Elena Serban, la 32enne di origini romene trovata senza vita lo scorso 18 aprile in un alloggio di Aosta. Le ha affrontate oggi, mercoledì 12 maggio, Gabriel Falloni, l’uomo di 36 anni arrestato dalla Polizia quattro giorni dopo la scoperta della morte, perché “gravemente indiziato” del delitto.
Un racconto entrato nei minimi dettagli – con l’arrestato affiancato dagli avvocati Marco Palmieri di Sassari e Davide Meloni di Aosta – che ruota attorno all’attività di escort esercitata dalla vittima. Falloni era un cliente ricorrente della donna e, nel pomeriggio di sabato 17 aprile, era tornato da lei, ad Aosta da circa tre settimane. Tra i due nasce uno screzio legato alla prestazione concordata e lui riferisce di una battuta della 32enne avvertita come mortificante, a seguito della quale dice di averle stretto le mani al collo.
Lui sostiene però di aver allentato la morsa e la ragazza si è liberata e, spaventata, ha preso un coltello. Da lì, la situazione è degenerata definitivamente e Falloni l’ha colpita al collo, dopo averle preso l’oggetto. Al Procuratore Paolo Fortuna e ai sostituti Luca Ceccanti e Manlio D’Ambrosi, l’uomo ha anche spiegato che ne è stato dell’arma. Nelle telecamere della videosorveglianza , lo si vede uscire dal condominio di viale dei Partigiani con una borsa sportiva di proprietà di Raluca Elena, di cui era sprovvisto quando è entrato.
Lì dentro, oltre all’arma (che l’arrestato ha spiegato di aver buttato in un cassonetto dei rifiuti non lontano da casa sua a Nus), c’erano anche i telefoni cellulari presi alla donna (lanciati, stando alla confessione, in Dora), oltre ai suoi indumenti e alle lenzuola e alle federe. Nell’alloggio, ha detto al Procuratore e ai pm titolari del fascicolo aperto per omicidio volontario, ha preso anche una busta con più di 6mila euro, usati per gli spostamenti dopo il delitto, per pagare l’affitto di casa, per mandare due telefoni alle sorelle e per fare un’offerta in una chiesa.
Falloni, cui la Squadra Mobile della Questura era giunta incrociando le immagini delle telecamere con il traffico telefonico nelle celle della zona, si era allontanato dalla Valle poco dopo il delitto. Secondo le indagini, aveva raggiunto Genova. Secondo gli inquirenti aveva in animo di imbarcarsi, per far ritorno a casa (è di origini sassaresi), ma ha desistito dall’idea. Nel pomeriggio di mercoledì 21, mentre faceva ritorno in Valle, a bordo di un taxi, la Polizia lo ha circondato e fermato.
Dinanzi al Gip, subito dopo il fermo, ha scelto il silenzio. Nel frattempo, gli inquirenti hanno proceduto con lo sviluppo degli elementi raccolti dalla Polizia scientifica durante il lungo sopralluogo nell’alloggio (dal quale sono emerse tracce di sangue in più stanze, non solo nel bagno, dove la vittima era stata trovata esanime) e disposto anche analisi sul dna di alcuni reperti. Quindi, la necessità dell’uomo di “liberarsi da un peso”, con la richiesta dei difensori alla Procura di fissare l’interrogatorio tenuto stamane, in cui ha fornito la sua versione dei fatti.