Operazione Altanum, per gli inquirenti “‘Ndrangheta senza confini”

Le parole, a margine della conferenza stampa sul blitz di oggi, del procuratore capo della Dda di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, e del comandante provinciale dell’Arma, colonnello Giuseppe Battaglia.
Da sx: il colonnello Battaglia e il procuratore  Bombardieri.
Cronaca

“Questa è un’indagine che ulteriormente dimostra come siano importanti e varie le proiezioni, a livello nazionale, ma anche internazionale, della ‘Ndrangheta”. Lo ha detto, dopo la conferenza stampa convocata per illustrare l’operazione “Altanum” – che ha visto nelle prime ore di oggi, mercoledì 17 luglio, tre arresti anche in Valle – il procuratore capo della Dda di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri.

Secondo il magistrato, l’inchiesta, con dodici persone finite in carcere e una ai domiciliari, “restituisce una ‘Ndrangheta che ha pochi confini territoriali”, perché dà il quadro di attività estorsive compiute, nei confronti dello stesso soggetto, simultaneamente al nord e al sud”. In particolare, nel settentrione scattavano i gesti intimidatori, che “venivano svolti nel territorio d’origine” in Calabria.

L’attività investigativa svolta dall’Arma, per Bombardieri, “consente di delineare le dinamiche criminali di quel territorio, San Giorgio Morgeto e Cittanova, con delle cosche in lotta tra loro”. Dinamiche in cui “si colloca anche l’omicidio di Salvatore Raso, che paga” – nella ricostruzione dei militari – “l’interferenza della cosca di appartenenza in un’attività estorsiva posta in essere invece dai Facchineri” (al centro dell’indagine “Tempus Venit”, svolta dai Carabinieri del Gruppo Aosta).

Il capo della Direzione Distrettuale antimafia ha quindi evidenziato i “collegamenti investigativi” dell’operazione “Altanum” con l’attività svolta dalla Dda di Torino, rappresentati dai “contatti di alcuni soggetti arrestati nell’operazione Geenna con i nostri indagati”. Elemento in grado di testimoniare, appunto, “quei collegamenti tra territori d’origine e territori in cui si sono stanziati una serie di soggetti provenienti dalla Calabria, che mantengono saldamente e costantemente i legami tra loro”.

Parlando ai cronisti, il comandante provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, il colonnello Giuseppe Battaglia, ha invece svelato l’origine della denominazione dell’operazione. “Altanum” era l’antico insediamento fortificato greco fra San Giorgio e Polistena, una fortificazione a presidio del territorio “che queste cosche continuano a considerare di loro appartenenza, che controllano in modo asfissiante e anche una volta emigrate al Nord hanno continuato ad operare nel medesimo modo”.

La ‘ndrangheta, nelle parole dell’ufficiale, “ha esportato questa tipologia di controllo di tutte le attività economiche, sia pubbliche che private, dei territori dove risiedono. Un’attività operativa “in un territorio particolarmente difficile in cui operare”. Al riguardo, il Colonnello ha raccontato come uno degli arrestati nel blitz dormisse per terra, “allo scopo di essere pronto a sottrarsi ad eventuali catture, come da tradizione di queste famiglie, che hanno visto tanti latitanti nella loro storia”.

Quanto ad altri episodi in terra calabrese, il procuratore Bombardieri non ha esitato ad evocare quello per cui “a seguito del danneggiamento di alcune macchine dei Carabinieri nel piazzale antistante la caserma”, la stessa locale di San Giorgio Morgeto “attiva un’indagine propria per individuare i responsabili e punirli, perché non tollerava che venissero attuate queste azioni che recavano loro danno”.

La stessa cosca che “cercava di controllare, addirittura, gli acquisti dei terreni in quell’ambito territoriale, dovendo dare il consenso a eventuali, diciamo, cittadini di fuori che acquistassero terreni” nel sangiorgese. Circostanze che, ha concluso Bombardieri, ritraggono “il quoziente della ‘ndrangheta: controllo del territorio, proiezioni nazionali oltre che internazionali e intervento nelle attività che costituiscono” il “core business” delinquenziale.

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