“Rappresentare le mafie come un’emergenza, anche in Valle d’Aosta, gioca a favore delle stesse”. Lo ha sottolineato Rocco Sciarrone, docente di Sociologia della criminalità organizzata dell’Università di Torino, parlando ieri, venerdì 22 ottobre, al secondo seminario sulla prevenzione delle infiltrazioni mafiose promosso dal Consiglio Valle, dalla presidenza della Regione e dalla rete di enti pubblici “Avviso Pubblico”.
Vigilare sull’“Area grigia”
Buona parte dell’intervento del docente (l’appuntamento riguardava “Usura e riciclaggio”) ha ruotato attorno al concetto di “area grigia”, quella “nebulosa” in cui avviene la “commistione tra legale (professionismo, politica, imprenditoria, ecc…) e illegale”. In essa c’è “cooperazione tra i vari attori, per fare aumentare la torta delle risorse a disposizione”, e poi c’è “competizione per accaparrarsi le fette della torta”. Attenzione, “non sempre i mafiosi prendono le più grandi, anzi spesso al nord non accade”.
Il pericolo: l’economia fragile
Il contrasto al fenomeno è problematico perché “l’area grigia è eterogenea e frammentata”. Oltretutto, in tempi pandemici, la criticità è data “dalla fragilità del nostro tessuto economico e dalle debolezze degli assetti istituzionali”. Una realtà di piccole e medie imprese è una ricchezza, ma risulta “molto vulnerabile rispetto alle mafie”. E poi c’è un “ampio settore di economia sommersa, che spesso sconfina nell’economia illegale, perpetuando un modo di ‘fare economia’ ostile alle regole”.
Rendere conveniente la legalità
Oltretutto, “parte di operatori economici inseguiva, già prima dell’emergenza, la ‘via bassa’ dello sviluppo, il guadagno facile”. Sono coloro che, con la crisi, potrebbero sentirsi “incentivati” nel rivolgersi alle mafie. La ricetta per uscirne, secondo Sciarrone? Esaminare “che tipo di rapporti ci sono”, nel contesto in esame, “tra politica ed economia”, perché “se ne parla poco”. Poi, lavorare sulla “limitata credenza nella legalità”. Provare a chiedersi: “nel nostro paese la legalità è conveniente?”. Ecco, “dovremmo renderla conveniente”.
Questione di volontà politica
Come? “Conta molto l’ambiente istituzionale. – ha risposto il docente – Bisogna coinvolgere associazioni di categoria, sindacati, ecc… Conta la volontà politica”. Inoltre, ricordarsi che “quando forze dell’ordine e magistratura intervengono e riescono a rimuovere i nodi mafiosi, è fondamentale, ma non vuol dire che l’‘area grigia’ viene smantellata”. Ne viene, per il docente, “asportato un pezzo, ma ha grande capacità di ‘riparare i guasti’”. In una parola, “può sopravvivere ai mafiosi”.
Il denaro da riciclare? Arriva dall’evasione
Per questo, serve garantire la “rigenerazione delle imprese”, perché una volta che le mafie le toccano “non solo le contaminano, ma mettono a repentaglio anche, quando funziona, la rete di contrasto”. L’altro relatore della serata, l’esperto di normativa antiriciclaggio Mario Turla, ha ricordato come “la maggioranza del denaro illegale nel mondo deriva dall’evasione fiscale internazionale” e l’esigenza di chi lo detiene è che venga “collocato da qualche parte”.
L’obiettivo è “rendere distante e opaca l’origine del denaro”, in modo che diventi “quasi impossibile riferire quelle somme all’attività illecita”. Così facendo, il “soldo sporco” può “venire integrato nella società, con attività legali”. “Ricordiamoci – ha ammonito Turla – che il vantaggio economico è stato fatto a monte”, quindi nel reimpiego non è un problema “andare sotto”. In questo panorama, “tutto il mondo delle false fatturazioni e dei rimborsi Iva” è stato aggredito dalle organizzazioni criminali.
Cambiano gli strumenti, non il fine
Lo specialista ha poi ripercorso l’evoluzione del riciclaggio: da monetario negli anni ‘60/70, a bancario nel “rampante” decennio successivo fatto di fondi di investimento, per poi diventare finanziario nei ‘90 (in cui non mancavano gli strumenti finanziari complessi) e virtuale oggi. La costante, sopravissuta alla mutazione degli strumenti a disposizione? Chi è interessato a riciclare “non vuole solo collocare, ma anche guadagnare”.
La povertà diffusa aiuta le mafie
In apertura dell’iniziativa, il presidente del Consiglio Valle, Alberto Bertin, aveva ricordato che “aumento della povertà, riduzione del volume degli affari, mancanza di liquidità, difficoltà di accesso al credito: sono tutte situazioni che diventano terreno fertile per la criminalità organizzata”. Per questo – ha aggiunto – “è importante che le istituzioni intervengano con aiuti, per evitare che le persone e le imprese finiscano nelle braccia della criminalità organizzata, cui il denaro invece non fa difetto”. Prossimo, ed ultimo, appuntamento del ciclo il 18 novembre, su ecomafie e reati ambientali.