Due condanne e un’assoluzione sono giunte al termine dell’udienza di oggi, lunedì 28 marzo, del processo nato dall’inchiesta “Home Delivery” della Guardia di finanza, su un giro di stupefacenti, in prevalenza cocaina (ma anche marijuana). Le indagini avevano riguardato il periodo tra febbraio e maggio 2021, quando la “terza ondata” del Covid-19 imperversava sull’Italia, conducendo – secondo gli investigatori – clienti e fornitori a modificare le loro consuetudini, incontrandosi a domicilio, o vicino casa.
Il Gup del Tribunale ha inflitto 1 anno e 6 mesi di reclusione a Gianpaolo Incani (57 anni, di Torino), 6 mesi ad Andrea Marcone (60, Aosta) ed ha assolto Vito Fornaro (47, Cesano Boscone), che era stato arrestato prima dell’inizio di questo procedimento penale (e aveva patteggiato nel luglio 2021, per fatti connessi). Tutti e tre avevano scelto di essere giudicati con il rito abbreviato.
Le richieste dell’accusa, rappresentata dai pm Luca Ceccanti e Manlio D’Ambrosi, erano state di 2 anni e 8 mesi per Marcone e Incani e di 8 mesi per Fornaro. Il giudice, nel sentenziare, ha riqualificato alcune delle imputazioni a carico dei due colpevoli, riconoscendo l’attenuazione per “lieve entità” (rispetto a modalità e quantitativi di stupefacente) dei fatti loro contestati.
Degli altri tre coinvolti nell’operazione delle “Fiamme Gialle”, Raffaele Salvemini (49, Aosta) aveva scelto la strada del patteggiamento – a 2 anni e 10 mesi di carcere – all’inizio dell’udienza preliminare, lo scorso dicembre. Le posizioni degli altri due imputati, Domenico Mammoliti (36, Aosta) e di Nicola Gaetani D’Aragona (45, Cesano Boscone), sono invece state stralciate, per incompatibilità del giudice. Per loro, il procedimento dovrà ripartire dinanzi ad un altro Gup.
Nell’ambito delle indagini, i militari avevano sottratto al mercato 124 grammi di cocaina e 103 di marijuana. Dalle indagini erano emerse anche gergalità “da lavoro” (“riesci a portarmi il demolitore?”) per fissare gli incontri per lo smercio. Secondo quanto appurato dai finanzieri, la cocaina passava di mano ad un prezzo tra i 60 e i 100 euro al grammo. L’inchiesta aveva messo in luce come lo stupefacente venisse approvvigionato sia dalla Lombardia, sia dal torinese.