Un’infezione batterica innestatasi sull’influenza ha ucciso la piccola Valentina

Chiusa, dall’anatomo-patologo cui era stata affidata, l’autopsia sulla bimba morta al “Regina Margherita” di Torino, dopo quattro visite al “Beauregard” di Saint-Christophe. Per i fatti, restano indagati quattro pediatri.
Cronaca

Morte per “danno anossico cerebrale”, indotto dall’insufficienza respiratoria causata da un virus influenzale su cui si è innestata un’infezione batterica. Sono, in sintesi, le conclusioni della relazione dell’autopsia svolta dall’anatomo-patologo Giovanni Botta sulla piccola Valentina Chapellu, la bimba di 17 mesi morta il 17 febbraio scorso all’ospedale “Regina Margherita” di Torino”, dopo essere stata visitata quattro volte al “Beauregard”.

Nel registro degli indagati il pm Francesco Pizzato ha iscritto, per l’ipotesi di omicidio colposo, quattro pediatri dell’Usl (Marco Aicardi, Adriana Bobbio, Catherine Bertone e Manuela Ciocchini) che erano in servizio in occasione delle visite, risalenti una a gennaio e tre a febbraio di quest’anno. La piccola era stata portata in ospedale con febbre (arrivata anche a 38.7 gradi) e difficoltà respiratorie, che ogni volta si ripresentavano, dopo l’effetto iniziale degli antipiretici prescritti a più riprese.

Il trasferimento all’ospedale di Torino era stato deciso nelle prime ore del 13 febbraio dai medici del “Parini”, quando il quadro clinico era precipitato, tanto che la piccola era arrivata al “Regina Margherita” già in coma, per spirare pochi giorni dopo. Durante il ricovero, i medici piemontesi erano riusciti a isolare il virus influenzale da cui risultava affetta, ma ogni tentativo di cura si è rivelato vano, viste le sue condizioni estremamente compromesse.

Secondo l’accertamento autoptico, verosimilmente, i polmoni della piccola, all’accesso di Pronto soccorso dell’11 febbraio (il penultimo, prima della decisione di trasferirla all’ospedale pediatrico), presentavano una broncopolmonite allo stato iniziale. Ottenuto il responso sulle cause, gli accertamenti della Procura (ad indagare è l’aliquota della Polizia di Stato della Sezione di Polizia giudiziaria) si concentreranno sull’adeguatezza delle cure ricevute dalla piccina rispetto al quadro clinico presentato.

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