Il settore della cultura e dello spettacolo sono anch’essi fermi alla casella del via, aspettando la fine dell’emergenza e la ripresa delle attività. L’emergenza Covid-19 sta mettendo in ginocchio un settore che in Italia è già fortemente penalizzato da investimenti non sempre all’altezza e gli intermittenti dello spettacolo cercano risposte in un momento umano complicato, ma che non può lasciare indietro nessuno in previsione di un post emergenza.
Quasi invisibili perché considerati non necessari, i benefici della cultura, soprattutto in un periodo di isolamento, tornano prepotenti a far parlare di loro: immaginate un isolamento senza musica, senza libri, senza opere teatrali o film. Sarebbe un isolamento nell’isolamento, un insostenibile ripetersi uguale del tempo e delle giornate.
Anche in Valle d’Aosta il mondo della cultura si è fermato, impedendo alle rassegne di partire e alle compagnie di lavorare sul terreno, costringendo i protagonisti della cultura valdostana a immaginare un futuro diverso e a lavorare per una ripartenza veloce ed efficace.
Verdiana Vono, Palinodie // compagnia teatrale
La compagnia valdostana avrebbe dovuto esordire con la nuova stagione teatrale di Prove Generali (rassegna alla sua quarta edizione) e che è stata posticipata a data da destinarsi, costringendo Palinodie ad alcune riflessioni lavorative e umane: “Per noi questo stop ha significato rimandare il debutto del nuovo spettacolo, ‘Alle Mie Figlie‘ (in accordo con la Siae), probabilmente in autunno, sicuramente quando i tempi saranno più favorevoli. E così rimandare molti progetti che si sarebbero dovuti avviare in primavera anche nelle scuole. Tanto lavoro. Poi c’è un significato più profondo, quello che ci fa riflettere come artiste e membri della comunità di cui facciamo parte. Abbiamo deciso di prendere lo stop come un momento di messa a terra. Tante energie erano in ballo prima, un turbine, quasi. Vogliamo che questo momento sia l’occasione per vedere attraverso la fretta. Un momento di riflessione, una pagina bianca che ci aiuti a ripensare tutto. Cosa siamo state fin qui e cosa vogliamo essere dopo, quando ci si tornerà a toccare”.
Se il momento impone la riflessione su come si affronti l’emergenza e sull’importanza delle misure preventive per evitare la diffusione del contagio, chi vive di cultura deve pensare anche alla ripartenza: “Riprenderemo le attività con tanto entusiasmo e con tutto l’amore che abbiamo per il teatro. Questo momento di privazione sta evidenziando quanto abbiamo bisogno degli altri, dei loro corpi, delle loro voci. Quanto abbiamo bisogno di essere insieme. Il teatro fa questo. Genera incontri, produce emozioni, invita a pensare. Non sarà facile, però. Il rischio che l’epidemia e la crisi economica logorino la nostra capacità sociale e ci facciano piombare in un sistema di depressione collettiva è alto. Dovremo fare tutto il possibile perché le persone possano essere accompagnate nel riprendere contatto con i riti di socialità, di fiducia, di umanità. Noi come compagnia teatrale riteniamo che questo faccia parte della nostra missione civica”.
Nonostante molti protagonisti della cultura valdostana abbiano trovato sul web e sui social un modo per dare vita a nuovi progetti e per continuare a suonare e a mantenere un filo con i propri fan, per il teatro è un po’ più complicato perché “il teatro non può essere sostituito da un surrogato virtuale e in questo periodo c’è molto rumore digitale, vogliamo però tenere vivo il contatto tra noi e il nostro pubblico. Perciò a breve partiranno due progetti social, uno sulla pagina Facebook di Palinodie e l’altro su quella di Prove Generali“.
Le rassicurazioni generali a livello nazionale preoccupano Palinodie che non trova tutele sufficienti nei decreti legge e nelle parole: “Qualcosa è arrivato a livello nazionale, ma con superficialità e qualche dimenticanza. A livello locale nessun contatto e nessuna rassicurazione, per il momento. Abbiamo presentato un documento, in collaborazione con le altre compagnie professionali della Valle. Capiamo che ci sono altre emergenze, estremamente pressanti. Non siamo deluse, ma speriamo che le acque si smuovano. È innegabile che questa situazione faccia paura: non è solo un fatto di passione, è una questione di economie. Da un lato c’è l’impresa, con gli investimenti fatti, dall’altro i lavoratori degli spettacoli, già di natura intermittenti, in questo momento completamente in stand-by. È lavoro. La cultura, a volte ce lo si dimentica, è un fatto di professionalità e genera anche lei fatturato. Ma noi rimaniamo positive”.
Alexine Dayné, Qu.Bì Teatro e Framedivision
Altra compagnia teatrale e problematiche simili. Alexine Dayné e le attività di Qu.Bì teatro sono in stand by da isolamento e anche per loro questo periodo spinge alla riflessione, ma anche alla capacità di reazione. Per quanto riguarda la parte Framedivision, che Alexine ha fondato con il suo compagno Alessio Zemoz, è stato naturale mettere online le proprie produzioni per raggiungere il maggior numero di persone: “Da quando siamo in isolamento abbiamo messo i nostri prodotti tv sul nostro sito e da alcuni giorni anche il documentario ‘Riding4000’ e abbiamo inaugurato la sezione dedicata alla voce: il vocalclub, era da diversi mesi che volevamo mettere in campo questa attività. Ogni giorno mettiamo a disposizione delle letture di racconti, poesie, serie di Gilles Cheney, monologhi e si possono ascoltare quando si preferisce”.
Il teatro anche in questo caso impone una riflessione più complicata, anche per il rapporto che si crea tra pubblico e compagnia teatrale e che vede in questo stop forzato un problema, ma anche un’opportunità: “Rispetto alla compagnia siamo fermi per impossibilità di provare causa decreto, come tutti. Questo stop incide sicuramente sulla possibilità di portare avanti i progetti, ma pensiamo al futuro e non ci abbattiamo”.
Quello che è venuto meno per la coppia Zemoz – Dayné sono i rendez-vous internazionali a cui avrebbero dovuto partecipare: “L’evento a cui avremmo dovuto partecipare a Los Angeles (Printed Matter, evento artistico internazionale ndr), sarebbe stato di portata enorme; il solo il fatto di essere stati selezionati è un risultato incredibile ed è un peccato perché è una delle fiere per l’editoria più importanti al mondo. Così come è cancellata la fiera a Barcellona che in Europa ha una rilevanza non secondaria. Inoltre a febbraio eravamo in fiera a Madrid, un altro evento mondiale, insomma, stavamo prendendo un buon ritmo”.
Il pensiero di Alexine, e che lascia un amaro in bocca che va oltre al coronavirus, è che “in Valle d’Aosta, come in Italia, ma in particolare in Valle, per tutto ciò che è cinema, fotografia, performativo ed editoria, ma soprattutto cinema, i problemi non sono legati al virus. Da tempo”.
Alessandro Stevanon, Associazione Professionisti dell’Audiovisivo della Valle d’Aosta
Le maestranze sono quelle che più vivono nell’ombra il mondo dello spettacolo e spesso anche i momenti di emergenza come questo. Alessandro Stevanon, presidente APA VdA spiega i punti fondamentali del decreto legge nei confronti dei lavoratori dell’audiovisivo: “Molte delle norme del decreto legge Cura Italia hanno inciso anche a favore delle persone che lavorano nella cultura e nell’audiovisivo. In Valle queste maestranze potranno accedere al sostegno economico, ma questa soluzione non può colmare la perdita soprattutto dell’indotto: un esempio lampante potrebbe essere lo stop alle riprese di Rocco Schiavone che ha obbligato molte maestranze a stare ferme. I due articoli più rilevanti a una prima lettura del decreto sono l’89, il Fondo emergenza dello spettacolo e audiovisivo, e le indennità per i lavoratori dello spettacolo, ossia l’articolo 38. Sarà fondamentale come per ogni settore economico trovare soluzioni concrete a tutela delle produzione e dei lavoratori locali anche solo in termini di accesso ai contributi.”.
Il momento è lo stesso in tutto il mondo ed è una situazione inedita in cui la cultura e lo spettacolo si sono fermati senza dare la possibilità di lavorare in un territorio diverso: “Tutto è congelato, sia in Valle che all’estero, e questo ha un peso sui professionisti che devono obbligatoriamente fermarsi e aspettare la ripartenza”.
Per il futuro Stevanon si dice ottimista nonostante le difficoltà che il settore dovrà affrontare stringendo i denti: “Abbiamo un confronto aperto con la Film Commission VdA, questo già da prima dell’emergenza, e adesso sarà sempre più importante questa sinergia per uscire da un momento del genere. Non demordiamo: il settore culturale e dell’audiovisivo è creativo, siamo ottimisti e sono certo che troveremo stimoli per poter guardare avanti con serenità e affrontare con le nostre opere e produzioni la situazione. Chissà, magari quando ne usciremo, sicuramente cambiati, potremo portare uno sguardo nuovo sulla realtà con le nostre produzioni”.
Passata l’emergenza sarà di nuovo l’arte a parlare, come cerca di spiegare Verdiana Vono: “Il messaggio che abbiamo è lo stesso che ripetiamo a noi stesse: usciremo da questa situazione e saremo tutti diversi, magari migliori. E poi che l’arte sa parlare. A volte meglio e di più di quanto le diamo credito”.