La lunga onda del “lockdown”, a rischio a fine anno 800 imprese e 2700 lavoratori

Il dato è evidenziato dalla ricerca sulle imprese del terziario operative in regione, realizzata nel primo semestre 2020 da Confcommercio Valle d’Aosta in collaborazione con Format Research.
Confcommercio VdA
Economia

800 imprese a rischio chiusura, 2700 posti di lavoro in pericolo, 300 milioni di euro circa di valore aggiunto prodotti dal terziario in fumo.

Potrebbe svegliarsi così la Valle d’Aosta a fine 2020, con i risultati dell’onda lunga del “lockdown” che a marzo e aprile ha paralizzato il tessuto produttivo, come evidenzia la ricerca sulle imprese del terziario operative in regione, realizzata nel primo semestre 2020 da Confcommercio Valle d’Aosta in collaborazione con Format Research.

Se per l’emergenza sanitaria il peggio sembra alle spalle, con due imprenditori su tre a pensare che non ci siano più rischi correlati alla diffusione del virus, permangono forti e chiari i problemi dal punto di vista economico. La previsione per l’andamento della propria impresa nella seconda metà dell’anno, malgrado un timido rimbalzo, resta infatti molto al di sotto dei livelli del 2019.

La trasformazione della crisi da “emergenza sanitaria” ad “emergenza economica” – si legge nell’indagine –, per quanto attesa, sta assumendo proporzioni ben più gravi rispetto a quelle già vissute nel 2008 e nel 2011).

È il caso del turismo, che dopo gli ottimi risultati registrati degli ultimi anni ha visto ridimensionato il proprio ruolo nell’ambito dell’economia valdostana, ma anche delle imprese della ristorazione, dei servizi alla persona e del commercio al dettaglio non alimentare, che hanno di fatto azzerato il proprio volume di affari durante il periodo di chiusura imposto dal Governo centrale.

Diversa la situazione delle imprese del commercio al dettaglio alimentare, tra le poche a non mostrare i segni della crisi.

Il problema dell’autunno

Se il riflesso del “lockdown” ha lasciato vistose macerie immediate, è la seconda parte dell’anno a preoccupare. Più di un terzo delle imprese ha sofferto dal punto di vista finanziario nel secondo trimestre 2020, ed un ulteriore terzo delle imprese del terziario teme di non farcela nei mesi di luglio, agosto e settembre: si tratta di quegli operatori che sono riusciti a rimanere a galla attingendo a risorse proprie o a linee di credito preesistenti, ma che in mancanza di aiuti concreti sono destinati ad andare in sofferenza nel breve periodo.

In linea generale – spiega ancora la ricerca commissionata da Confcommercio –, ciò che preoccupa è la tenuta del sistema in vista della seconda parte dell’anno. Il picco della crisi di produttività delle imprese del terziario della Valle, infatti, ha chiaramente coinciso con i mesi di aprile, maggio e giugno, tuttavia, il 39% degli operatori del territorio intervistati si aspetta il peggio per la seconda parte dell’anno.

Alla base del tracollo della fiducia c’è una marcata riduzione dei ricavi delle imprese con, anche in questo caso, un timido recupero nella seconda metà dell’anno, con un rimbalzo dell’indicatore non sufficiente a colmare il gap tracciato negli ultimi mesi.

I cambiamenti delle imprese

Il periodo di crisi ha modificato anche i processi di lavoro delle imprese. Il 41% degli operatori del terziario in Valle ha infatti attivato la modalità di smart working per più della metà dei propri dipendenti, strumento adottato in molti casi precauzionalmente già nel periodo precedente il “lockdown”, continuando ad essere poi applicato nel corso dell’emergenza.

In vista del prossimo futuro, il ricorso a tale soluzione resterà dipendente dalla tipologia di attività svolta dall’impresa: continuerà ad essere più diffuso tra gli operatori dei servizi alle imprese (gli uffici), mentre sarà più raro per gli altri settori di attività nei quali il telelavoro è stato fin qui utilizzato per una parte residuale dell’organico (tipicamente gli amministrativi).

In linea generale, lo strumento dello smart working si è rivelato funzionale alle esigenze del 64% delle imprese del terziario della Valle d’Aosta che ne hanno fatto ricorso.

L’emergenza ha inciso poi anche sui piani formativi delle imprese. Tra le quelle del terziario della regione con in programma corsi di formazione rivolti ai propri collaboratori, tre su cinque sono state costrette ad annullarli.

Più in generale – rileva ancora l’indagine –, l’emergenza sembra aver inciso in modo marcato sulla capacità delle imprese di rispettare le scadenze degli oneri contributivi oltre che gli altri impegni già presi (tratte in banca, affitto locali, bollette).

Non solo, la ricerca evidenzia anche un + 94% di imprese che oggi utilizzano il commercio elettronico: erano il 16% in Valle nel 2019, passate oggi al 31%. “Boom” anche per le consegne a domicilio, +127%, utilizzato dall’11% delle attività lo scorso anno, passate oggi al 25%. A crisi terminata, si legge sempre nell’analisi di Format Research, il 44% delle imprese ritiene che continuerà a utilizzarlo, affiancandolo però alla vendita tradizionale.

La burocrazia e la speranza nei turisti

“Il quadro è chiaro – spiega il Presidente di Confcommercio VdA Graziano Dominidiato –, ma ci auguriamo che alcune di queste previsioni siano smentite. Oggi serve che non si perda più tempo, perché già dalle prime audizioni in II Commissione avevamo detto che era scaduto. Siamo al 7 luglio e per fortuna ora abbiamo una legge approvata. Servono però i primi segnali reali, ed è assolutamente necessario che arrivino i contributi a fondo perso approvati. Chiediamo che vengano snellite ancora le procedure per ottenerli e per accedere alle misure, per dare un po’ di respiro a queste attività. Auguriamoci poi che durante il periodo estivo i turisti portino quella spinta in più all’economia della nostra regione, e che accogliamo con grande piacere”.

Palla colta al balzo dall’Assessore alle Politiche del Lavoro Luigi Bertschy: “Purtroppo i dati riportati da questa indagine sono la cruda realtà, non dobbiamo nasconderci dietro a un dito. La situazione va affrontata con determinazione, e alcuni provvedimenti approvati in primavera hanno dato risposte, come la legge 5 che ha permesso di pagare 20mila beneficiari su 25mila richieste. Ma questo non è sufficiente, c’è un problema di liquidità e di tenuta occupazionale per il prossimo autunno. Per questo motivo, in quest’ultimo provvedimento ci sono misure a sostegno dell’impresa e delle politiche del lavoro come gli incentivi alle assunzioni per periodo estivo e per il mantenimento livelli occupazionali, rivolto prioritariamente a settori che stanno soffrendo più la crisi”.

Il problema, però, è anche politico: “Da sette mesi siamo in ordinaria amministrazione e con una Giunta ridotta – aggiunge Bertschy –, non c’è una maggioranza politica e queste condizioni rendono il lavoro di tutti molto difficile. I primi dati di questo inizio stagione, però, sono abbastanza confortanti”.

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