In 11 anni Aosta ha perso 72 negozi, crescono invece bar e ristoranti

Il dato emerge dalla ricerca “Demografia d'impresa nelle città italiane” realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio. Dal 2012 ad oggi i negozi di commercio al dettaglio in città sono passati da 250 a 178, bar e ristoranti da 119 a 133.
Confcommercio VdA
Economia

Tra il 2012 e il 2023, in undici anni, in Italia sono spariti oltre 111mila negozi al dettaglio e 24mila attività di commercio ambulante. A spiegarlo, in una nota, è Confcommercio Valle d’Aosta che mette in fila i numeri del capoluogo regionale che emergono dalla ricerca Demografia d’impresa nelle città italiane” realizzata dall’Ufficio Studi dell’Associazione.

“I dati riconducibili al Comune di Aosta sono ancora più allarmanti – si legge ancora –. Dal 2012 ad oggi i negozi di commercio al dettaglio sono passati da 250 a 178, ciò significa che un negozio su quattro ha abbassato la serranda per sempre”.

In controtendenza, invece, il settore dei pubblici esercizi che nel capoluogo “segna una crescita pari al 10 per cento. Dal 2012 ad oggi i bar e ristoranti passano da 119 a 133” ma, dice Confcommercio “tale dato va a sopperire solo in parte il dato negativo”.

A livello nazionale, crescono le attività di alloggio e ristorazione (+9.8 per cento) mentre – sempre dal 2012 al 2023, si riducono le imprese italiane nel commercio, negli alberghi e nei pubblici esercizi (-8,4 per cento) e aumentano quelle straniere (+30,1 per cento). Metà della nuova occupazione straniera nell’intera economia (+242mila occupati) è proprio in questi settori (+120mila). La riduzione di attività commerciali risulta più accentuata nei centri storici rispetto alle periferie.

“Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno, il commercio di prossimità deve puntare all’innovazione, la ridefinizione dell’offerta e soprattutto a valorizzare i rapporti umani tra il commerciante e l’acquirente – dice Ermanno Bonomi, presidente Confcommercio Aosta –. Tali aspetti rappresentano le uniche opportunità del commercio fisico tradizionale per contrastare la crescita dell’e-commerce. Sottolineo che anche le strategie delle Amministrazioni comunali devono essere improntate per salvaguardare le imprese esistenti e permettere l’insediamento di attività produttive ad iniziare dall’annosa tematica sulla disponibilità di posti auto in prossimità del nostro centro storico come più volte ribadito”.

“Dall’analisi emerge che la desertificazione dei centri storici sta diventando una preoccupante costante – spiega invece Graziano Dominidiato, presidente Fipe Confcommercio Valle d’Aosta –. Spariscono unità locali di commercio al dettaglio ma viene ridefinita l’offerta sostituita dall’apertura di bar e ristoranti grazie anche al turismo. Nonostante il risultato negativo del commercio il settore dei pubblici esercizi, diversificando meglio l’offerta e puntando sulla qualità delle proposte può avere ancora ampia possibilità di spazio“.

7 risposte

  1. Se non ricordo male il tema della desertificazione commerciale ad Aosta credo sia stato già portato più volte all’attenzione del consiglio comunale, in particolare da Forza Italia, ma alle richieste di una maggiore attenzione e sensibilità verso questa problematica il sindaco Nuti e l’assessora Sapinet hanno sempre risposto con porte in faccia, adducendo che non è competenza loro, così come quasi su tutti gli altri problemi riscontrati in città.
    A questo punto si impongono due domande: ma se un amministratore comunale non è competente praticamente in nulla, se non a presenziare ad inaugurazioni e conferenze stampa, a cosa li paghiamo a fare? E ancora: Confcommercio e Ascom, quando in consiglio si sono discusse interpellanze e mozioni proprio sulla sofferenza del tessuto commerciale cittadino, dov’erano?
    Sveglioni!

    1. Confcommercio, e lo dico con dispiacere, non rappresenta più la realtà della maggior parte delle piccole imprese commerciali locali. Quando c’è troppa vicinanza tra associazioni di categoria e politica, succede questo. Purtroppo.

  2. Si continua ad attribuire la chiusura dei negozi alla mancanza di parcheggi e la difficoltà nel raggiungere il centro in auto, ma mi pare che per andare al bar e al ristorante si utilizzino gli stessi mezzi! quindi il problema forse è un altro.

  3. … una città con pochi esercizi commerciali nel suo centro storico è una città sulla via del tramonto.

  4. I Comuni dovrebbero incentivare chi vuole riaprire queste attività e stabilire che in una via debbano essere garantite attività essenziali e non solo quelle relative alla vendita di calze e mutande… Può farlo??
    P.s. I parcheggi qui c’entrano poco… ci sono anche tante persone anziane, disabili ecc.. (che non guidano né possono andare in bici!!!!!) che devono farsi accompagnare in macchina nei supermercati per comprare 2 pezzi di pane, latte e farina…

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