Sembra lontanissimo, il maggio del 2020, il periodo in cui Daniele Pieiller, gestore del Bed&Breakfast “Alpe Rebelle” di Bionaz spiegava che avrebbe chiuso la struttura per cercare di non fallire in estate, mentre gli aiuti latitavano.
Sembra lontanissimo perché – come tutto il comparto legato al turismo, motore dell’economia valdostana – la situazione, dopo il “sospiro di sollievo” estivo, non ha fatto altro che peggiorare.
Oggi, Pieiller spiega che “lo Stato con noi è ingiusto e bugiardo”, e lo fa sviscerando la questione dei “ristori”: “Sarebbe stato bellissimo fossero stati anche solo un piccolo indennizzo per coprire le spese fisse in attesa di tempi migliori, invece non coprono neanche le tasse che continuano a chiederci anche nei periodi di chiusura forzata delle nostre attività. Per essere chiari una volta su tutte i ristori nel settore alberghiero e della ristorazione nel 2020 sono stati questi: 600 euro + 600 euro, poi il 20% del fatturato perso del mese di aprile e poi il 40% del fatturato perso del mese di aprile. Eliminata la rata Imu di novembre. Basta”.
Un “basta” urlato forte e chiaro, perché anche una piccola struttura come “Alpe Rebelle” non può reggere l’urto: “Noi siamo piccoli, ma paghiamo 1200 euro di Inps, poi ci sono i costi fissi, il riscaldamento, l’elettricità, l’assicurazione, le manutenzioni, i software, il ‘Pos’ della banca, il commercialista, il consulente del lavoro. Per noi sono circa 3mila euro fissi al mese per tenere una struttura chiusa e pronta a ripartire. E per sopravvivere ci sarebbero da aggiungere almeno altri 1000 euro. Chi tra noi è più fortunato si sta mangiando i risparmi, gli altri si stanno indebitando”.
E non è questione di “adattamento”: “Alcune attività si stanno trasformando, ma trasformare una struttura in appartamenti è adattarsi? Ed i ristoranti che stanno investendo in delivery, potranno tornare indietro dalla trasformazione?”.
A far rabbia sono le promesse: “Quando Conte è andato in televisione a dire che avrebbero dato il 200% del contributo di giugno tradotto in italiano era il 40% del fatturato perso del mese di aprile – spiega Pieiller –. Adesso stiamo aspettando l’ultimo ristoro promesso prima di Natale che corrisponde sempre al 20% del fatturato perso ad aprile. Ora noi siamo rimasti chiusi dai 5 a 7 mesi in un anno e negli altri abbiamo lavorato e guadagnato solo 40 giorni in estate, capirete tutti che è difficile campare con soli 40 giorni di lavoro e un indennizzo sull’anno corrispondente al 60% del fatturato perso del mese di aprile. Ma la dignità ce la stanno togliendo ogni volta che un esponente di governo (non importa se statale o regionale) va in televisione a raccontare che sono stati elargiti dei ristori importanti. Mascherandoli con i numeri assoluti (250 milioni di euro) che con calcolatrice alla mano divisi per ristoranti e bar corrispondono a fesserie”.
In chiaro, spiega Pieiller: “I nostri governanti potrebbero fare un grande passo in avanti raccontando la verità e cioè che i ristori corrispondono ad oggi al 5% del volume d’affari perso dalle attività, implorandoci di fare tutti gli sforzi immaginabili per mantenere le nostre attività in vita aspettando tempi migliori. Dicessero la verità otterrebbero almeno un po’ di rispetto da parte degli imprenditori che ad oggi non credono più in questo stato e nei suoi rappresentanti”.
“Ciò che mi fa veramente male – aggiunge l’imprenditore –, sono le bugie che ci stanno raccontando su questi ristori, bugie che ci fanno rimanere ancora lì a fare altri debiti. Serve onestà a tutti i livelli per dirci che i soldi non ci sono, altrimenti che tacciano. Come regione Valle d’Aosta si parla di 80 milioni su 1 miliardo di perdite, di cosa parliamo? Sediamoci al tavolo, parliamone, ma ci dicano che soldi non ce ne sono. Non essere realisti in questo momento fa danni ancora peggiori. Da un anno dicono che ci riempiranno le tasche di soldi. Se fossero onesti, invece, ci direbbero che non c’è nessun impegno preso da parte dello Stato, mentre noi siamo in ginocchio”.