“Il prossimo Capodanno vedrà nuovamente la ristorazione accogliere la clientela nei propri locali, e questo è certamente un fattore di fondamentale importanza. Tuttavia, le aspettative per una serata, attesa a lungo e nel segno della ripresa, rischiano di rimanere disattese per i 70mila ristoranti che apriranno le porte a chi vorrà celebrare l’arrivo del 2022 con una cena fuori casa”.
L’allarme a livello nazionale è lanciato da Fipe Confcommercio – e ribadito anche a livello locale, dalla sezione valdostana –, e la preoccupazione è data dall’impennata di contagi degli ultimi giorni e dalle quarantene che – si legge – “stanno avendo l’effetto di moltiplicare le disdette”.
Il 25-30% circa di media, secondo Fipe Confcommercio.
“Che ci fosse una flessione rispetto al 2019 era previsto – si legge in una nota –, anche perché sapevamo di dover fare a meno di una larga fetta di turisti stranieri, ma qui siamo di fronte a un quadro inaspettato fino solo a pochi giorni fa. Ci sono locali che in 3 giorni hanno visto disdire la maggior parte delle prenotazioni, senza riuscire a rimpiazzarle. Questo significa che il mese di dicembre, il più importante dell’anno che da solo vale il 10% del fatturato dei ristoranti, è in buona parte compromesso e si aggiunge ad un periodo prolungato di crisi che stava finalmente vedendo una via di uscita”.
Da qui la richiesta al governo “di dispensare misure urgenti” come, ad esempio, “le proroghe delle moratorie bancarie e della cassa Integrazione. Interventi che dovranno sostenere quei comparti che stanno soffrendo di più come la ristorazione nei luoghi turistici, quella legata agli eventi o alle feste private o le discoteche e i locali da ballo, letteralmente mortificati dall’ultimo provvedimento che li ha chiusi senza alcun preavviso fino al 31 gennaio”.
Eppure, subito prima di Natale i dati raccolti dall’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio erano incoraggianti, e parlavano di 4 milioni di italiani pronti a festeggiare l’ultimo dell’anno nei ristoranti aperti. Un dato in calo rispetto al 2019, ma che – si legge ancora – “costituiva una boccata d’ossigeno rispetto allo zero assoluto del 2020, quando i locali erano chiusi. Per favorire questa ripresa, i ristoratori avevano previsto una riduzione dei prezzi rispetto a due anni fa: 78 euro in media per il cenone rispetto agli 80 del 2019, mentre per cena e brindisi di mezzanotte con sottofondo musicale il calo era più evidente, 90 euro contro 105. In virtù di questi numeri la spesa totale prevista si sarebbe attestata intorno ai 325 milioni di euro, a fronte dei 445 milioni spesi due anni fa”.
Ora cambia tutto: “Con il dilagare della nuova variante Omicron a questi numeri oggi andrebbe fatta un’ulteriore tara tra il 25 e 30%”, chiude la nota di Fipe.