Alla vigilia del 74° anniversario della nascita della Repubblica italiana, il presidente del Celva, Franco Manes, sottolinea l’importanza di questa celebrazione per gli Amministratori dei Comuni valdostani.
“Il 2 giugno di quest’anno ricorre in un momento storico che nessuno si sarebbe mai immaginato. La vicinanza dei cittadini alle Istituzioni e l’appartenenza alla Patria sono oggi quanto mai difficili da rendere tangibili, ma, allo stesso modo, nel momento della difficoltà abbiamo toccato con mano che possiamo essere comunità anche a distanza. La Festa della Repubblica deve allora essere per noi un momento di analisi e riflessione nei confronti di quanto di chiedono i nostri cittadini: concretezza, presenza e moralità. Perché i nostri Comuni onorano la Festa della Repubblica, attraverso l’impegno comunitario dei cittadini, degli Amministratori e dei tanti volontari, figure troppo spesso dimenticate”.
A dirlo, durante il 74° anniversario della nascita della Repubblica italiana, il Presidente del Celva Franco Manes.
Una festa da celebrare, senza dimenticare che i Comuni sono la “struttura” stessa della Repubblica.
Prosegue infatti il Presidente Celva: “Oggi ricordiamo i sacrifici e gli sforzi di coloro che hanno fortemente voluto la nostra Costituzione e rispettiamo le scelte che sono alla base del nostro vivere comune, ma come Sindaci pretendiamo che lo Stato non accentri poteri e funzioni, ma applichi pienamente quanto contenuto nel dettato costituzionale riguardo alle Istituzioni locali.”
L’Italia – si legge nella nota del Consorzio degli enti locali – è il paese dei piccoli Comuni. Sono ben 5.552 quelli al di sotto dei 5 mila abitanti, e che rappresentano quasi il 70% della totalità. Sono questi i Comuni che custodiscono circa il 90% dei prodotti enogastronomici tipici italiani e la maggior parte delle nostre bellezze culturali, architettoniche e paesaggistiche.
“È questa la Repubblica che vogliamo – chiude Manes -: l’Italia dei piccoli, delle ‘terre alte’, dei borghi. Per questo motivo, in questo giorno di celebrazioni, chiediamo al Governo nazionale e alle Regioni di cambiare marcia, ridando dignità ai Comuni, garantendone l’autonomia d’azione, prevista dalla legge, e l’autonomia identitaria che ne costituisce il carattere distintivo. Ai Sindaci deve essere garantito il ruolo di primo presidio istituzionale del territorio, attraverso strumenti e modalità di azione puntuali ed efficaci, superando procedure che si vorrebbero trasparenti, ma che nei fatti ingessano solo il Sistema Paese”.
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ACCORPARE i comuni avrebbero comunque dignita’ e la REPUBBLICA risparmierebbe
ad esempio gli stipendi di molti sindaci che non molto tempo fa’ zitti-zitti si sono
aumentati nonostante la situazione non certo rosea