I sindaci bocciano la manovra da 20 milioni della Giunta Marquis: “Nessun investimento per i Comuni”

L'assemblea del Cpel ha votato parere negativo, non vincolante, all'ultima variazione di bilancio regionale, dopo un lungo dibattito. La maggioranza dei sindaci si aspetta denaro per investimenti e una riorganizzazione su base regionale del welfare.
L'assemblea dei sindaci al Celva
Politica

Gli Enti locali della Valle d'Aosta aspettavano dalla Regione “un segnale”, ma secondo la maggioranza dei sindaci, con l'ultima variazione del bilancio regionale per il triennio 2017/2019 – la legge 113/2017 – questa apertura non è arrivata.

In un lungo dibattito in assemblea del Cpel, la linea portata avanti da alcuni sindaci dell'Union Valdôtaine, il presidente Franco Manes, Jean Barocco, Giulio Grosjacques, Gabriel Diémoz e Michel Martinet, si è imposta e nella votazione finale si è perciò espresso parere negativo – 24 favorevoli, 26 contrari, 10 astenuti – alla misura finanziaria della Giunta Marquis.

La legge regionale 113 muove circa 20 milioni di euro, di questi poco più di un milione e 350 mila euro riguardano gli Enti locali. “Oltre a 300 mila euro per la Centrale unica di committenza, il resto del trasferimento è connesso a leggi di settore che vanno a coprire il welfare regionale – ha spiegato Manes – che non ha niente a che fare con la possibilità di spesa dei Comuni”.

Cosa si aspettavano dunque i sindaci rossoneri? Soldi per investimenti soprattutto e, Grosjacques, primo cittadino di Brusson, scende nel dettaglio: “Ci aspettavano finanziamenti sulla legge 25, sulla 24 e sulla 5, oltre ad una discussione sulla 26, riguardo ad un welfare che sia d'insieme e non più frazionato sulle varie Unité”.

Le leggi elencate si riferiscono a fondi per piccoli investimenti comunali, di varia natura: la prima con un tetto massimo di 250 mila euro a opera, la seconda con un massimo di 150 mila euro. “In un intervento da consigliere Albert Chatrian (assessore alla Finanze dopo il ribaltone, ndr) aveva chiesto di stanziare 7 milioni per la legge 24 – ricorda Graosjacques – ora ne sono stati stanziati 3”.

La lr. 5 riguarda opere “per prevenire calamità possibili sulle zone rosse, nell'ambito della misurazione del rischio idrogeologico – spiega il sindaco – aree dove ci siamo assunti la responsabilità di non firmare ordinanze e fare andare via la gente dalle proprie case”.

Riguardo all'emergenza del welfare è Diémoz, sindaco di Roisan, ha fornire una spiegazione: “Serve una riorganizzazione delle strutture delle microcomunità per riassorbire i tanti disavanzi – afferma – l'idea era di partire dal 2018 con la gestione regionale con la partecipazione dei Comuni, ma questo indirizzo non è ancora presente”.

La mancanza di comunicazione e di formalità istituzionale da parte della Giunta regionale è un aspetto su cui tutti gli interventi, anche quelli che proponevano di dare parere positivo alla variazione, hanno convenuto. Manes si infatti trovato a dover discutere della manovra in Seconda commissione consiliare, senza che l'Assemblea dei sindaci avesse avuto ancora la possibilità di esprimere un parere sulla proposta.

“Bisogna rivendicare un ruolo – sostiene il sindaco di Gressan, Martinet – non è normale che si debba fare un'assemblea straordinaria per una variazione di 20 milioni di euro, come non è normale che ci si trovi qui a doversi contare a posteriori tra chi è contento perché ha ricevuto un finanziamento per investimenti e chi no”. “Abbiamo dovuto chiedere noi un incontro sul tema – insiste Barocco, sindaco di Quart – prima dalla Regione qualcuno alzava almeno il telefono, anche solo per 30 secondi”.

Un ultimo aspetto non convinceva anche chi era per il sì alla variazione, tanto che era stato formulato un parere da inviare alle Regione anche nel caso l'assemblea avesse votato per l'accordo. “È sorto un problema per i Comuni in attesa dei finanziamenti della legge 24 – spiega la sindaca di Fontainemore, Speranza Girod – perché non si sa se nei finanziamenti regionali è compresa l'Iva o meno”. Non è una cosa da poco, se si pensa che per 150 mila euro l'Iva a carico del Comune sarebbe di circa 30 mila euro.

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