Referendum consultivo, la mozione giudicata inammissibile

Minelli, Guichardaz, Baccega e Marquis attaccano il Presidente del Consiglio Bertin accusandolo di proseguire "pervicacemente un'azione ostruzionista perché il Consiglio regionale non possa pronunciarsi sulla richiesta avanzata da 3.363 elettori e perfettamente conforme alla legge."
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Politica

Si alza ancora lo scontro sulla richiesta di referendum propositivo sulla riforma elettorale. La mozione presentata da Minelli, Guichardaz, Baccega e Marquis è stata giudicata inammissibile e pertanto non sarà iscritta all’ordine del giorno del prossimo consiglio, previsto per il 13 e 14 luglio. A comunicare ai quattro consiglieri la decisione è stato il presidente del Consiglio Alberto Bertin, con una missiva.

“Il suo contenuto trasforma la mozione in una proposta di deliberazione del Consiglio regionale, in contrasto con il disposto normativo di cui all’articolo 45 della legge regionale 25 giugno 2003, n. 19, che disciplina forma, procedimento e quorum per la proposta di deliberazione consiliare in merito all’effettuazione del referendum consultivo di iniziativa popolare” la motivazione addotta da Bertin.

Giustificazione rispedita al mittente dai firmatari che, in una nota, ribadiscono come la mozione sia  “perfettamente conforme” al Regolamento del Consiglio, ma anche con la legge 19/2003.

Minelli, Guichardaz, Baccega e Marquis attaccano, quindi, Bertin accusandolo di proseguire “pervicacemente un’azione ostruzionista perché il Consiglio regionale non possa pronunciarsi sulla richiesta avanzata da 3.363 elettori e perfettamente conforme alla legge. Si tratta di una grave ripetuta omissione di atti di ufficio, a cui si aggiunge ora una arbitraria applicazione del Regolamento del Consiglio”.

Annunciando la volontà di proseguire la propria azione “affinché il Consiglio regionale si esprima e il referendum consultivo sul sistema elettorale si svolga”, i quattro consiglieri regionali giudicano infine la dichiarazione di inammissibilità della mozione come “una grave lesione delle prerogative di tutti i consiglieri e della possibilità di proporre al Consiglio atti finalizzati ad assumere le opportune deliberazioni”.

“La sovranità del Consiglio viene troppo spesso sbandierata – concludono i consiglieri –  ma poi nei momenti importanti viene clamorosamente negata, persino da chi, come il presidente Bertin, in un’epoca che appare lontana anni luce, si è fatto spesso paladino di tale prerogativa”.

La mozione sottoscritta dai consiglieri Minelli, Guichardaz, Baccega e Marquis, per la prossima adunanza dell’Assemblea regionale impegnava il Consiglio regionale ad accogliere la richiesta di referendum propositivo, sottoscritta da 3.363 elettori. Nell’iniziativa veniva anche definito il quesito da porre agli elettori: “Volete voi che il Consiglio regionale approvi una legge di riforma del sistema elettorale regionale che recepisca il principio della elezione diretta della maggioranza e del Presidente della Regione?”.

“La richiesta andava iscritta all’ordine del giorno del Consiglio regionale del 22-23 giugno in modo che il Consiglio potesse prendere una decisione, positiva o negativa, sullo svolgimento del referendum. Cosa che il Presidente del Consiglio non ha fatto. – ricordava il Comitato per la riforma elettorale –  Il 28 giugno una delegazione del Comitato per la riforma elettorale si è incontrata con il Presidente del Consiglio chiedendogli di iscrivere il punto al Consiglio del 13-14 luglio. Anche in tale occasione il Presidente non ha preso nessun impegno. Eppure si tratta di un atto dovuto”.

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