Sin da poco dopo la lettura in aula da parte del presidente del collegio giudicante Eugenio Gramola, la sentenza di colpevolezza per i cinque imputati del processo “Geenna”, su infiltrazioni di ‘ndrangheta in Valle, ha suscitato alcune reazioni nel mondo politico, a quattro giorni dall’apertura delle urne per le elezioni regionali. A ben guardare però, al momento, poche sono le forze ad essersi pronunciate (brillano per silenzio quelle della maggioranza uscente in Consiglio Valle), facendolo più che altro attraverso i social network.
La reazione della Lega è arrivata per voce del suo massimo esponente, l’ex vicepremier Matteo Salvini, che proprio ieri era in Valle, dove ha parlato in piazza Chanoux. Il segretario del Carroccio ha rafforzato il suo pensiero con un “tweet” a fine serata: “Ieri sono state condannate nel processo per la ‘ndrangheta persone non degne di essere definite valdostani. Questo splendido popolo non merita tutto questo, e lo dimostrerà nelle urne domenica e lunedì”.
“Con questa sentenza si accerta giudiziariamente la presenza della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta e il suo ruolo nella politica locale e nelle istituzioni”. Lo ha detto il deputato Elisa Tripodi (M5S), aggiungendo poi che “Su quest’ultimo punto c’è infatti l’indagine investigativa denominata Egomnia, sul voto di scambio politico mafioso, e in particolare sulle dinamiche nelle regionali del 2018”.
Tripodi sottolinea quindi “il risultato di un lavoro di magistrati, forze dell’ordine, Direzione distrettuale antimafia di Torino, giornalisti e di tutti quei cittadini coraggiosi che non hanno mai piegato la testa, ribellandosi a questo sistema di favoritismi e clientele elettorali”. “La politica locale – ha chiuso il deputato della Valle d’Aosta – agisca, preservi e tuteli il prestigio delle istituzioni e faccia in modo che le decisioni siano libere dagli interessi delle mafie”.
Dal MoVimento 5 Stelle, sul verdetto di ieri si è levata anche la voce dei parlamentari nella commissione antimafia (presieduta da Nicola Morra, che ieri ha condiviso l’esito del Tribunale aostano sul suo profilo Facebook): “Le condanne per i 5 imputati del processo Geenna, in Valle d’Aosta, confermano che la ‘ndrangheta non conosce limiti territoriali, arrivando anche nel valdostano. Un connubio, quello tra criminalità e istituzioni, che troppo spesso rimane nell’ombra”.
“I cittadini – è il prosieguo della reazione pentastellata – hanno il diritto di vivere in un Paese libero dalla corruzione e trasparente. Oggi con questa sentenza dimostriamo che grazie al lavoro delle istituzioni e soprattutto della società civile, lo Stato può vincere la sua battaglia contro tutte le mafie”.
A livello locale, per l’M5S, la consigliera regionale Manuela Nasso ha parlato di “giornata tristemente storica, ma allo stesso tempo importante”, auspicando “che con questa sentenza ci sia più consapevolezza e più attenzione”. “C’è ancora molto da fare, a tutti i livelli, – ha proseguito Nasso – per affrontare questa enorme piaga. Anche la politica faccia la sua parte, è necessario portare avanti progetti come la commissione permanente antimafia e altre iniziative volte a controllare e scardinare tale sistema”.
Sul fronte dell’Union Valdôtaine, il senatore Albert Lanièce – unico nel Leone rampante per ora ad esprimersi – ha affidato a Twitter il suo commento. “La dimostrazione della presenza della ‘ndrangheta anche in Valle d’Aosta – si legge nel ‘cinguettio’ – è una pagina nera della nostra storia; la giustizia faccia il suo corso e se tutto sarà confermato che si estirpi fino alla più piccola radice ogni traccia di criminalità organizzata”.
La lista “Vallée d’Aoste Unie”, in un post Facebook, evidenzia come “la sentenza di primo grado conferma con nettezza l’impianto accusatorio, pur nel rispetto del principio di innocenza sino a condanna definitiva”. “Ci troviamo a vivere, nostro malgrado, – continua il messaggio – una situazione allarmante. È necessario, dunque, esercitare ogni forma possibile di controllo e di repressione di fenomeni che, direttamente o indirettamente, abbiano a che fare con la ‘ndrangheta”.
“Esiste, inoltre, al di là dei compiti delle forze dell’ordine e della magistratura, – conclude Vallée d’Aoste Unie – una vigilanza che in Valle d’Aosta va esercitata dalla società valdostana intera contro infiltrazioni e influenze che possano snaturare la natura stessa della nostra comunità. Lo sosteniamo, convinti che ci siano tutti gli antidoti per combattere il malaffare e la criminalità organizzata”.
Da Rete Civica a commentare la sentenza è Alberto Bertin: “Anche il tribunale di Aosta conferma la presenza di una “locale” di ndrangheta. A questo si aggiungono le fattispecie criminali legate ai rapporti mafia-politica. Si confermano così i pericolosi intrecci tra criminalità e politica denunciati in passato. Come ripeto da tanti anni l’ndrangheta in Valle d’Aosta non è un’opinione ma un fatto.”
Nel pomeriggio di giovedì 17 settembre è arrivato anche il commento di Italia Viva Vda. “Gli applausi agli imputati, la presenza tra i loro sostenitori di un consigliere comunale, di una dipendente della Presidenza della Giunta/Prefettura, di candidati alle prossime elezioni regionali rendono il quadro politico ancora più inquietante” scrive il movimento. “Italia Viva Valle d’Aosta è e sarà sempre garantista, sino alla pronuncia di sentenze definitive. Ma di fronte a questi avvenimenti non può che lanciare un forte appello all’unità di tutte le valdostane e di tutti i valdostani che ripudiano qualunque vicinanza o solo anche tolleranza nei confronti della malavita organizzata perché si intraprenda insieme un sistematico isolamento e contrasto della ‘ndrangheta o di qualunque altra associazione malavitosa, in ogni ambito della nostra regione.”
In serata è stata poi la volta di Alliance Valdotaine che in una nota sottolinea “la necessità che la politica e la società valdostana prestino grande attenzione e reagiscano con decisione rispetto ad ogni tipo di fenomeno, anche solo di malcostume, che possa essere ricondotto alla criminalità organizzata di tipo mafioso. È tempo di essere molto chiari sul posizionamento rispetto a certi atteggiamenti che vanno condannati senza se e senza ma. La Valle d’Aosta non deve essere terra di ‘ndranghetisti e nemmeno di possibili fiancheggiatori.”
Infine venerdì 18 settembre è arrivato il commento di Adu Vda: “Siamo di fronte a una sentenza che spiazza e disorienta una comunità che ancora fa fatica a riconoscere la piaga e a farla sua, come impegno quotidiano individuale e collettivo nel dire no alla mafia. La politica poi non rappresenta affatto una guida per i cittadini: tende ancora a negare e a rinchiudersi nella diffusa teoria della bolla di sapone in cui si risolverà presto tutto. Di inquietante mancanza di consapevolezza sono un chiaro sintomo gli applausi agli imputati, quasi messaggi in codice se vengono da persone con responsabilità pubbliche”. Secondo il movimento: “Un nuovo vento politico soffierà sulla Valle d’Aosta quando la politica, a livello comunale e regionale, sarà capace di assumersi le proprie responsabilità e di cambiare realmente i volti del potere che l’hanno devastata e che continuano a volerla tenere in scacco.”