L'avvocato Sandro Sorbara, fratello dell'ex consigliere regionale assolto definitivamente, commenta il verdetto della Cassazione. Union Valdôtaine "Attività politica condizionata da troppi processi mediatici". Sul verdetto anche le reazioni di Renaissance e Libera VdA.
La valutazione, legata all’ampliamento degli investimenti e all’inserimento in mercati ove reinvestire i capitali illeciti, è nella relazione al Parlamento sull’attività della Direzione Investigativa Antimafia nel primo semestre 2021.
Depositate le motivazioni al verdetto di secondo grado con rito abbreviato, quello in cui – lo scorso 19 luglio a Torino – erano state confermate le condanne per le figure ritenute ai vertici del sodalizio aostano.
Nelle motivazioni della sentenza d'appello del processo Geenna, i magistrati di Torino ripercorrono i ruoli dei condannati Antonio Raso, Nicola prettico ed Alessandro Giachino, nonché della concorrente esterna Monica Carcea.
Depositate le motivazioni della sentenza con cui i giudici di secondo grado, lo scorso 19 luglio, hanno assolto l’ex consigliere regionale dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, rovesciando il giudizio di primo grado.
L’associazione, che si era costituita parte civile nel processo, commenta il verdetto d’appello sottolineando che dall’operazione Geenna “è emersa la fragilità della comunità valdostana di fronte all’arroganza del potere mafioso”.
Sono per buona parte dedicati all’assoluzione di Marco Sorbara dall’accusa di concorso esterno i commenti registrati sinora, affidati per lo più da esponenti politici ai loro profili social individuali. L’Uv: “sollievo e angoscia” per il proscioglimento dell’ex consigliere.
La “locale” di ‘ndrangheta viene riconosciuta dai giudici di abbreviato e ordinario, ma sul concorso esterno di Marco Sorbara i magistrati decidono per l’assoluzione. Si chiude così il secondo grado del processo sulle infiltrazioni in Valle.
Per gli imputati in abbreviato il processo doveva concludersi domani, ma è stato rinviato al 19 luglio, giorno in cui è prevista la conclusione del filone processuale che coinvolge i cinque condannati con il rito ordinario.
Caratterizzato dalle dichiarazioni del condannato quale figura di rilievo della “locale" di Aosta, il processo, dopo la replica della pg Dalosio e le controrepliche di alcuni avvocati, è stato aggiornato al 15 luglio, data in cui è attesa la sentenza.
Al processo sulle infiltrazioni di ‘ndrangheta in Valle, concluse le arringhe degli avvocati di Alessandro Giachino, Marco Sorbara e Monica Carcea restano, prima del verdetto di secondo grado, le eventuali repliche dell’accusa e controrepliche delle difese.
Il 51enne condannato quale capo della “locale” di ‘ndrangheta di Aosta ha reso, nell’udienza di oggi in Corte d’Appello, alcune dichiarazioni spontanee. Ha negato di essere un mafioso e dipinto come parziale il quadro probatorio emerso dalle intercettazioni.
Disposta anche, nei confronti del ristoratore, la sorveglianza speciale per quattro anni. Le misure proposte dalla Direzione Investigativa Antimafia ed accolte dal Tribunale di Torino, con un decreto depositato la settimana scorsa.
Riguarderà le figure ritenute dalla Dda di Torino e dai Carabinieri di maggior spicco nella “locale” di Aosta: Bruno Nirta, Marco Fabrizio Di Donato, suo fratello Roberto Alex Di Donato e Francesco Mammoliti.
Intervista con il dirigente di Prefettura Giuseppe Zarcone, componente della Commissione che, dal 13 febbraio dell’anno scorso gestisce l’ente, dopo lo scioglimento decretato per le infiltrazioni criminali emerse dall’indagine “Geenna”.
I giudici del Tribunale di Aosta hanno respinto l'istanza della difesa dell'ex consigliere regionale, arrestato il 23 gennaio 2019 nell'ambito dell'operazione "Geenna" e condannato lo scorso 16 settembre a 10 anni di carcere.