Disabilità: lanciato il progetto “Dama” a sostegno di oltre 12 mila valdostani

L’iniziativa è stata presentata durante il convegno di oggi, martedì 4 ottobre, dal suo ideatore milanese nonché promotore locale Filippo Ghelma.
Il “Progetto Dama”
Sanità

Sono circa 7300 e 4900 i valdostani a oggi affetti rispettivamente da invalidità e disabilità intellettiva, comunicativa e neuromotoria grave e gravissima ai quali il progetto di accoglienza medica “Dama” (Disabled Advanced Medical Assistance) vuole venire incontro con percorsi diagnostici e terapeutici differenziati e mirati. Presentata durante un convegno tenutosi oggi, martedì 4 ottobre, nella sala conferenze della biblioteca di Aosta, l’iniziativa si rifà alla proposta similarmente nata e adottata presso l’ospedale San Paolo di Milano dal medico Filippo Ghelma.

I numeri della disabilità in Valle d’Aosta 

Mentre l’invalidità rappresenta una sorta di percentualizzazione medica della malattia e provoca limitazioni a movimenti articolari, funzionamento metabolico e salute psichica e mentale, l’handicap si configura quale concetto maggiormente vasto e articolato cui il progetto “Dama” vuole rispondere con azioni concrete.

È datata 2008 la prima legge afferente al mondo della disabilità e proponente progetti e metodologie specifiche, ciò che implica una crescente necessità di ammodernamento e adeguamento alla normativa nazionale cui essa fa capo – ha illustrato Gabriella Furfaro, dirigente della struttura Invalidità civile e tutele -. Quanto ai servizi, possediamo 4 centri diurni a gestione diretta regionale nonché 2 centri residenziali e uno diurno in convenzione su accreditamento o meno”.

Nonostante l’impulso iniziale fornito dalle numerose iniziative dedicate adottate negli anni, nemmeno in tale campo è mancata una drastica battuta di arresto inflitta dalla pandemia, immediatamente seguita dalla ripresa di un buon andamento nonostante le difficoltà di rapporto e adattamento che i casi differenziati e particolari trattati comportano.

“Contiamo in tutto 10 commissioni dedicate all’invalidità, tra le quali 5 riunite settimanalmente e impegnate non soltanto nell’ambito dell’invalidità ma anche di aspetti correlati quali la legge 104, gli strascichi oncologici che richiedono tempistiche e modalità differenti, la cecità e la sordità e gli eventuali ricorsi – ha proseguito Furfaro -. Si tratta di una organizzazione apparentemente complessa ma che consente di sveltire le pratiche nonostante i ritardi subiti a causa dello stop imposto dal Covid”.

Da sinistra Gabriella Furfaro, Roberto Alessandro Barmasse e Massimo Uberti
Da sinistra Gabriella Furfaro, Roberto Alessandro Barmasse e Massimo Uberti

Le origini di “Dama”

Nato nel 2000 presso l’ospedale San Paolo di Milano, il progetto “Dama” prevede accorgimenti ospedalieri importanti che, dopo essere stati seminati e coltivati soddisfacentemente dal plesso lombardo, saranno sin da ora trapiantati anche in Valle d’Aosta.

“L’ospedale non risulta pensato e strutturato per il riconoscimento dei bisogni particolari di alcune persone bensì risulta tarato su una persona standard chiamata ad adattarvisi – ha osservato il creatore dell’iniziativa, Filippo Ghelma del polo universitario di Milano -. Eppure, determinati individui che pur possiedono il medesimo diritto a salute e benessere di tutti i loro pari spesse volte non sono in grado di accedere a percorsi di prevenzione, diagnosi o cura per loro necessari poiché il personale chiamato ad assisterli non possiede adeguata formazione od organizzazione per la gestione della disabilità nonché delle esigenze delle famiglie”.

Lo schema del progetto “Dama”
Lo schema del progetto “Dama”

All’interno di locali e spazi dedicati all’interno dell’ospedale San Paolo e allestiti appositamente per rendere quanto più possibile normale e accogliente l’ambiente, opera in aggiunta una serie di volontari selezionati sulla base di capacità e competenze, i quali fungono da riempitivi durante i tempi di attesa nonché da mediatori culturali che aiutano nella comprensione di problemi clinici intuibili anche e soprattutto grazie al dialogo con le famiglie.

“Fondamentale per noi è il nostro call center, il quale offre un supporto immediato e costante poiché gestito dai medesimi operatori che, conoscendo la storia clinica dei vari pazienti, possono procedere con precisione a svolgere triage e anamnesi necessarie a evitare il trasporto in pronto soccorso e l’ostico ricovero – prosegue Ghelma -. La nostra équipe – costituita da infermieri, Oss, amministratori e volontari preparati – svolge prestazioni programmabili quali day hospital, poliambulatori e ambulatori specializzati e decide quale sia il percorso maggiormente significativo e funzionale per ciascun malato”.

Filippo Ghelma
Filippo Ghelma

“Dama” in Valle d’Aosta  

Anche la nostra regione si appresta, prendendo le mosse da quanto fatto dai colleghi lombardi, ad avviare un proprio progetto “Dama”, ritagliando spazi appositi all’interno del day hospital multidisciplinare dell’ospedale Parini di Aosta.

“Abbiamo scelto tale plesso per la sua facilità di accesso e la presenza in loco di personale specifico e formato, due atout grazie ai quali avremo modo di incamminarci lungo percorsi diagnostici e terapeutici personalizzati per i nostri pazienti sulla base di apposite schede capaci di tenere in conto tanti dati clinici quanto preferenze identitarie – ha dichiarato Cinzia Gianonatti, responsabile della Struttura semplice dipartimentale interessata dagli interventi -. Tale nostro impegno embrionale, tuttavia, non potrà prescindere dal supporto delle numerose associazioni a sostegno dei pazienti stanziate sul territorio nonché dal contatto con le famiglie dei disabili coinvolti”.

Cinzia Gianonatti
Cinzia Gianonatti

Nel programma pensato per l’ospedale del capoluogo, prestazioni singole e semplici che non richiedano alcun tipo di sedazione potranno essere effettuate direttamente all’interno dell’ambulatorio, divenuto punto di riferimento del malato per richieste, accordi orari e burocrazia varia.

“Prevediamo anche di svolgere prestazioni complesse oppure sovrapposizioni giornaliere di più prestazioni, mantenendo comunque su tale polo sanitario il focus e l’attenzione maggiori di tale sperimentazione, che, come da esempio milanese, cercherà di evitare interventi deleteri e difficoltosi quali il ricovero”.

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