Radiologia, l’Usl: non tutte le “urgenze” sono da effettuare entro 72 ore

I radiologi, ricorda l’azienda sanitaria, hanno il dovere di rivalutare la prescrizione del medico proponente. La logica è di dare tempi diversi di esecuzione, a favore di un’urgenza più acuta, alla luce delle risorse disponibili.
Sanità

Ogni anno, alla radiologia dell’ospedale “Parini”, vengono effettuati circa 130mila esami. Più della metà di questi è in regime di emergenza-urgenza, relativo quindi a politraumi, urgenze chirurgiche e mediche in generale. L’attuale carenza di risorse (umane e di apparecchiature) spinge però l’Usl a ricordare che i radiologi in servizio hanno la facoltà, anzi l’obbligo previsto anche per legge, di rivalutare la prescrizione del medico proponente.

La logica è di dare eventualmente tempi diversi di esecuzione, qualora si riscontri che l’indicazione clinica possa essere posticipata, a favore magari di un’urgenza più acuta alla luce delle risorse disponibili. Il riferimento unanimemente accettato in tutte le regioni italiane è rappresentato dai “Raggruppamenti omogenei per patologia”. Regole semplici, per ciascuna metodica radiologica, dice l’Usl, in diverse situazioni cliniche, che danno un indirizzo per rispettare le priorità di accesso, garantendo così a tutti le prestazioni adeguate in tempi consoni.

“Come in altre regioni italiane, le risorse in termini di personale sono limitate e per far fronte ai casi più urgenti, quelli che devono essere trattati entro le 72 ore, facciamo un lavoro certosino di analisi delle cartelle cliniche per ciascuna richiesta. Quando valutiamo che un paziente non ha un quadro clinico tale da giustificare la prestazione nell’immediato, lo prenotiamo dopo una, due settimane o anche un mese dopo, a seconda dei casi”, spiega Massimiliano Natrella, direttore della Radiologia diagnostica e interventistica.

“Dalle nostre analisi, il 60% circa dei casi con impegnativa ‘U’ (Urgente) non si configura effettivamente come tale. Se non filtrassimo, rischieremmo di non far passare i pazienti più fragili, come gli oncologici o altre urgenze”, continua Natrella. In media arrivano in radiologia circa 200 esami urgenti al mese. “Dobbiamo fare delle scelte per garantire il servizio a tutti, nel modo migliore possibile”, dice il dottore.

Scelte che sono previste dal Decreto legislativo 101 del 31/07/2020 agli articoli 157, 158 e 159, “dove si citano dei principi cardine come il divieto di esposizioni mediche  non giustificate, l’ottimizzazione delle esposizioni e la responsabilità clinica del medico specialista”. “Ci rendiamo conto – conclude il dirigente – del disappunto che gli utenti a volte manifestano, ma un’impegnativa urgente per una risonanza magnetica al ginocchio che duole, magari da settimane, deve per forza lasciar spazio a una risonanza all’encefalo, che, in base alla clinica, potrebbe  essere più urgente”.

2 risposte

  1. Per agevolare il lettore sarebbe utile che fosse esplicitato il contesto in cui nasce l’articolo: un’intervista al direttore della radiologia, una conferenza stampa, un comunicato dell’ASL, ecc. ecc..

    1. Grazie per la suggestione, Francesco, e per la sua consueta attenzione ai nostri articoli. Per agevolarLa, spero, nella lettura dei nostri pezzi, Le segnalo che ove non specificato all’interno, gli articoli firmati Redazione si riferiscono ai comunicati stampa. Come in questo caso, essendo una nota inviata dall’Azienda Usl stessa. Negli altri casi da Lei richiamati è sempre il giornalista – che intervista di persone o prende parte alla conferenza stampa – a comparire in firma.

      Saluti,
      Luca Ventrice

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