Come sarebbe stata la qualità dell’aria ad Aosta senza le misure di contenimento per il Coronavirus?
A chiederselo è l’Arpa, che spiega: “A causa del Covid-19 il mondo si è fermato. Aziende e uffici per lo più chiusi, industrie e produzioni in stallo, auto ferme in garage. Le limitazioni dei movimenti introdotte tra la fine del mese di febbraio e l’inizio di marzo hanno portato, anche nella nostra regione, ad un progressivo calo del traffico con conseguente diminuzione degli inquinanti”.
L’effetto – prosegue l’Agenzia regionale protezione ambiente – è stato più evidente per l’NO2 e meno per le polveri Pm10, fattore che gli studi Arpa hanno già evidenziato. “È però bene ricordare – aggiungono – che le condizioni meteorologiche influenzano notevolmente le concentrazioni atmosferiche delle sostanze presenti in atmosfera tanto che ogni anno, a partire dal mese di marzo, con l’arrivo del bel tempo, anche la qualità dell’aria migliora, eccezion fatta per l’ozono che, essendo un inquinante prodotto per reazione fotochimica, con i mesi caldi aumenta”.
La domanda che Arpa si pone è: quanto delle riduzioni osservate sono imputabili alle misure di contenimento e quanto invece al cambio di stagione?
Per provare a rispondere l’Agenzia ha utilizzato un metodo ML (Machine Learning) che consente di eliminare l’influenza della meteorologia dalle serie di dati di qualità dell’aria.
Il metodo è stato applicato alla serie storica (usata dal 2010 al 2019) delle concentrazioni medie giornaliere di NO2 e Pm10 rilevate alla stazione di Aosta Piazza Plouves – la centralina di fondo urbano –, da sempre considerata rappresentativa della città, per effettuare la stima delle concentrazioni nei primi mesi del 2020 e per valutare la percentuale di riduzione durante il periodo di emergenza sanitaria rispetto ai valori in condizioni di emissioni “normali”.
I valori riportano una diminuzione stagionale nel passaggio ai mesi primaverili, una tipica variazione stagionale cui si somma però l’effetto delle misure introdotte dal lockdown che hanno comportato una riduzione del – 53.5% per le concentrazioni di NO2 ad aprile mentre per quelle delle polveri si parla di un -29.8% a marzo.
Differenza – spiega Arpa – riconducibile alle differenti fonti di emissione delle due tipologie di inquinanti. La presenza di NO2 nell’aria che respiriamo, infatti, è legata soprattutto al traffico veicolare che è stato quasi azzerato durante il periodo di confinamento.
Diverso il discorso per il Pm10 che invece, in Valle d’Aosta, viene emesso soprattutto dagli impianti di riscaldamento ed in misura minore dal traffico e dalle attività produttive.
Curve di concentrazioni che – lo mostra Arpa stessa con i suoi grafici, riportati qui di seguito – tornano ad avvicinarsi a partire dalle riaperture del 18 maggio.