In un salone delle manifestazioni di Palazzo regionale colmo di gente si è celebrato il centenario della nascita di Emile Chanoux, martire valdostano, ucciso in carcere dai nazifascisti il 19 maggio 1944, il cui pensiero sempre attuale, di estrema modernità, rappresenta ancora oggi, nei suoi ideali e nei suoi scritti, un arricchimento continuo.
Per questo motivo ?Emile Chanoux doit être rappelé, étudié et medita? per il Presidente della Regione Luciano Caveri che ha aperto la celebrazione. Ricordando il valore di questa figura, gli ideali e la sua breve vita Caveri ha sottolineato come il martirio di Chanoux, così come la morte degli antichi eroi greci nell’epica, porti insegnamenti e ammonimenti. ?L’insegnamento principale – ha detto Caveri – è l’amore forte e cocciuto per il nostro Paese con la chiave del federalismo che spegne le tentazioni nazionalistiche. L’ammonimento è che le divisioni che spesso attraversano la nostra comunità sono un veleno autentico che indebolisce il raggiungimento di nuove tappe nel cammino autonomista della Valle d’Aosta?. Il pensiero e l’opera di Chanoux sono stati successivamente ripercorsi dallo storico valdostano Paolo Levi Somigliano, che ne ha delineato la visione morale, di fede e politica già dalla prima adolescenza fino a giungere ai suoi ultimi giorni, e da Franco Cometto, presidente della Fondazione Emilio Chanoux, che ha precisato come ?il 2006 sarà un anno dedicato all’approfondimento della figura di Emile, alla verifica dell’attualità del suo messaggio e alla lettura in chiave contemporanea?.
I tre interventi sono stati la premessa alla visione del film di 25 minuti circa del giovane regista valdostano Alessandro Stevanon, che in poco tempo è riuscito ha racchiudere, in modo suggestivo e chiaro, la forza delle idee che costarono la vita a Chanoux: sacrificio e martirio che Emile aveva fortemente presente come emerge dallo scambio di battute con l’amico Lino Binel. E forte e presente è il suo messaggio in una frase che capeggia nell’aula del Consiglio regionale, conosciuta dai più e che recita: ? Il y a des peuples qui sont comme des flambeaux, ils sont faits pour éclairer le monde, en général ce ne sont pas des grands peuples par nombre ils le sont parce qu’ils portent en eux la vérité et l’avenir?.