Arrivano assieme ai carichi di legname proveniente dalla Cina o negli imballi in legno per ancorare i carichi delle navi, ma anche dagli Stati Uniti e dal Giappone: sono i cosidetti parassiti alieni, che con gli scambi commerciali a livello mondiale raggiungono indisturbati il nostro continente, senza escludere la Valle d’Aosta. L’università di Milano, per conto del ministero dell’Ambiente, ne ha catalogati ben 350 negli ultimi 20 anni.
La grande maggioranza di questi insetti non costituisce nessun problema per l’ecosistema europeo, ma lo Scaphoideus Titanus, la Drosophila Suzukii e la Cinipide del castagno sì: queste tre specie stanno dando, con modalità e in colture differenti, un bel po’ di filo da torcere ai nostri agricoltori e agli uffici sanitari, che stanno svolgendo un’attività frenetica di analisi e studi delle profilassi per prevenirne o almeno limitarne i danni.
Dagli Usa è arrivato lo Scaphoideus, un grosso problema per la vite
Lo Scaphoideus Titanus proviene dagli Stati Uniti ed è apparso quest’anno nella nostra regione. Questo, nutrendosi della linfa delle viti, diffonde la Flavescenza Dorata. L’insorgere della malattia, che colpisce le piante, è stato confermato questa settimana dalle analisi del Dna nei laboratori regionali e in quelli dell’università di Torino. Sulle prime si sperava fosse ‘Bois Noir’, una malattia simile, ma risolvibile con una buona potatura.
Il verdetto delle analisi della polimerasi, però, non ha dato scampo: è Flavescenza e necessita, tra le altre cose, lo sradicamento delle piante. Gli effetti di questo male sono potenzialmente devastanti, annullano la produzione di uva e portano alla morte della vite. Le piante analizzate sono state una trentina tra quelle che presentavano il caratteristico sintomo di giallume della foglia, altre centinaia sono infette.
Se la situazione appare grave, è opportuno comunque non drammatizzare. La profilassi è già in corso ed è stata tempestivamente individuata la causa del diffondersi del male: un impianto di barbatelle di vite infette, provenienti dal Piemonte. Le zone colpite sono alcuni terreni tra Gressan e Charvensod, ma l’insetto Scaphoideus non è stato rilevato nella zona. Solo a Chambave è stato raccolto nelle trappole qualche esemplare, ma nessuno di questi era portatore della malattia.
Ovviamente c’è da tenere gli occhi aperti. Se in Friuli e in Veneto, infatti, il contagio è stato arginato grazie agli insetticidi, alla scelta attenta dei prodotti di reimpianto e al trattamento termico delle barbatelle, in Piemonte fa ancora strage di viti, anche dopo investimenti da più di 100 milioni di euro. Tra i viticoltori valdostani, poi, c’è una certa resistenza ad usare prodotti chimici, abituati dal clima della nostra regione a non dover fronteggiare una grande proliferazione di parassiti. In questo caso, però, è necessario, anzi, obbligatorio.
Per l’uva il pericolo è la Drosophila Suzukii
Un altro grattacapo per i viticoltori della Valle è arrivato dall’Oriente: la Dronophila Suzuki. A differenza della variante nostrana, questo moscerino buca gli acini d’uva, provocando un marciume acido. La prime tracce dell’insetto risalgono a due anni fa, in Alto Adige, dove però colpiva solo piccoli frutti, come le fragole o i frutti di bosco. Quest’anno, nella zona tra Aymavilles e Jovençan, si è scoperto che la Dronophila non disdegna l’uva.
Per fronteggiare questo parassita non è ancora stata completata la trafila amministrativa allo scopo di approvare un insetticida che sia tollerabile dalla coltura e contemporaneamente efficace sull’insetto. Colpendo direttamente gli acini poi, difficilmente si riuscirebbe a rispettare il necessario periodo di cadenza tra il trattamento e il raccolto del frutto. Per ora, quindi, la Drosophila si combatte con un metodo piuttosto artigianale: appendendo delle bottiglie forate con dentro aceto di mele.
Dal Giappone la Cinipide del castagno
Negli ultimi due-tre anni ci sono problemi anche per i castagni. Arrivato dal Giappone, infatti, il Cinipide del castagno ne diminuisce la produzione e può portare anche alla morte dell’albero. I primi insetti di questo tipo sono stati avvistati a Cuneo, tre anni fa, e si sono diffusi in tutta Europa, Valle d’Aosta compresa. Essendo i castagni piante che crescono anche nei boschi non è stato possibile rispondere con gli insetticidi, motivo per cui si combatte il Cipinide con l’introduzione di un parassita antagonista: il Torymus sinensis. La lotta biologica in Piemonte sta funzionando e in Valle d’Aosta i primi lanci sono avvenuti quest’anno. I risultati si vedranno tra i quattro e i sette anni.