Sabato 15 gennaio 2022, nel primo week-end post festività, la giornata comincia alla pasticceria Antico Forno Flamini di Perrères, lungo la strada per Breuil Cervinia. Il locale è frequentato soprattutto da turisti italiani che salgono in giornata o trascorrono il fine settimana nella loro seconda casa. “Buone le presenze durante il periodo natalizio. Ora c’è il consueto calo del mese di gennaio” racconta la titolare Marijke. La Valle d’Aosta, con otto ricoveri in terapia intensiva, sarà arancione da lunedì 17 gennaio e il rischio di sprofondare in zona rossa è piuttosto elevato. “Inutile preoccuparsi già ora, vedremo cosa accadrà”.
Basta salire di 200 metri per arrivare nella località turistica ai piedi del Cervino, immergersi in un paesaggio non troppo innevato, ma comunque candido, e godersi l’insolito tepore di metà gennaio. Tutti occupati i posti auto nei parcheggi in prossimità del centro, pedonale dalla scorsa estate.
I turisti: “Se le condizioni lo permettono, torneremo”
Allo Sport Center, in piazza Guide Maquignaz, Gabriele e Simone, che noleggiano e vendono attrezzatura sportiva, spiegano: “Se dovessimo tornare in zona rossa chiuderebbero gli impianti di risalita. Sarebbe un problema per tutto il settore turistico. Qui in Valle d’Aosta si vive anche di questo”. Dichiarano di aver avuto una clientela dimezzata rispetto all’avvento della pandemia, così distribuita 50% italiana e 50% straniera.
Le persone non mancano, almeno nei week-end. C’è chi scia, chi prende il sole. Coppie, famiglie e gruppi di amici. Cervinia è una meta per tutti gli amanti della montagna e dello sci, grandi e piccini.
Carlo, anni 21, arriva da Gallarate in provincia di Varese. Scia da diversi anni. È la prima volta che viene a Cervinia insieme alla famiglia. “Siamo saliti in giornata. Se le condizioni lo permettono torneremo, anche in estate. Non siamo preoccupati, basta adottare le giuste precauzioni”.
“Stavo cercando un po’ di neve e l’ho trovata qua” dichiara un turista a spasso con la sua macchina fotografica. È di origini rumene. Arriva da Castelnuovo Don Bosco in provincia di Asti. “Sono di passaggio insieme alla mia famiglia. Sono stato qui due anni fa in autunno”.
“La stagione era partita bene. Da metà dicembre però sono iniziate le cancellazioni. C’è interesse, ci chiedono per il prosieguo della stagione. Se diventiamo rossi, nel momento in cui chiudono gli impianti scenderà vertiginosamente l’interesse. Per ora gente ce n’è. Abbiamo ribilanciato un po’ le provenienze. Sono aumentati gli italiani, che però vanno in vacanza nelle feste e nei week-end. Prima avevamo il 90% di stranieri”, dichiara Monica, residente.
“Non riusciremo a sopportare un’altra stagione di non profitto”: la voce degli albergatori
Nei déhors, per il caldo, qualcuno osa le maniche corte. La via pedonale si popola intorno alle quattro di pomeriggio. La piazza davanti alla Chiesa si riempie di sciatori che attendono l’arrivo dei transfer per rientrare in hotel. Tra questi, quello de La Cresta Chalet. Qui il titolare Bruce McNeill spiega perché quest’anno le presenze sono state perlopiù italiane. “Ci sono state molte disdette da parte degli stranieri che prenotano con largo anticipo. Le cancellazioni hanno permesso agli italiani, abituati alle prenotazioni last minute, di trovare posti disponibili”.
“Il problema viene adesso. La notizia che presto saremo arancioni ha una ripercussione spesso sottovalutata. Alcuni turisti, già in zona arancione, disdicono il soggiorno perché preoccupati per un repentino cambio di colore durante la loro permanenza a Cervinia”.
Approfondisce McNeill: “Se la Valle d’Aosta diventa rossa, il turista è costretto, dopo il rientro, a fare un periodo di quarantena”. “Siamo in bilico e non riusciremo a sopportare un’altra stagione di non profitto. La parte confortante è che la gente ha voglia di venire”, conclude.
La pandemia, oltre a influire sulle prenotazioni, ha colpito il personale di alcune strutture ricettive. Durante le festività, alcuni ristoranti (“sulle piste due o tre”) sono rimasti chiusi per qualche giorno. Altre strutture sono aperte, ma il personale è dimezzato causa covid. In questi casi “si è potuto lavorare a metà, incassando meno nelle giornate clou”.
“Le vacanze di Natale sono andate bene. Presenze ce ne sono state. Le restrizioni dell’ultimo secondo non giovano al turismo” dichiara la Presidente del Consorzio Cervino Turismo, Barbara Zavattaro, dell’hotel Aux Pieds du Roi. Sull’avvenire? “Le previsioni per gennaio e febbraio non sono per niente rosee”. Rispetto al passaggio in zona arancione aggiunge “assurdo che dopo due anni siamo ancora qui a parlare di colori e restrizioni. Basta, è ora di finirla: il turismo deve andare avanti. Così facendo andremo tutti a gambe all’aria. Siamo stufi e con il morale sotto ai piedi”.
Tra gli imprenditori delle 74 strutture ricettive del Breuil c’è chi commenta: “Non avendo predisposto più posti in terapia intensiva e più covid hotel, siamo ora in una fase in cui rischiamo di chiudere. Ci sono molte ex caserme che si potevano trasformare in reparti specializzati covid. Con un investimento di pochi milioni di euro saremmo rimasti bianchi e avremmo salvato il turismo invernale”. Qualcuno poi rincara la dose aggiungendo “in quattro mesi, qui a Cervinia, è stato costruito un hotel a cinque stelle. Avrebbero avuto il tempo di fare qualcosa anche per l’ospedale”.
4 risposte
Eccolo un altro espertone tuttologo mantenuto dallo stato…coi soldi dei nipoti però…
Mauro Pasquale d’Angelo, ma lei dove vive? Facciamo cosi, si chiude la regione e veniamo tutti a casa sua, vitto e alloggio oltre alle tasse fisse che ci pagherà lei da oggi perché lavorando o non lavorando per qualcuno vanno saldate comunque. Albergatori, commercianti, maestri di sci, guide alpine, operai degli impianti di risalita e tutto l’indotto alberghiero saranno felici di allietarle le sue giornate noiose. Credo che lei goda probabilmente di uno stipendio fisso oppure della pensione assicurata perché altrimenti non mi spiego il suo commento! Il buonsenso non esiste proprio vero? Dove sono le implementazione dei reparti sotto stress causa Covid? Le ricordo per terminare che a breve sono due anni che siamo in questa situazione. Aggiusti il mirino perché la gran parte delle cause le deve cercare nelle altrimenti…. Tanti saluti.
Mauro non scherziamo… in qualsiasi città del mondo ci sono mille attività più contagiose che lo sciare, dal spostarsi con i mezzi pubblici all’andare a fare la spesa. Vi è un evidente problema di posti in ospedale, oltre che di leggi da rivedere
Che spero si diventi zona rossa
Siamo la regione con più contagi grazie ai vostri impianti sciistici aperti .
Che cosa volete la moglie ubriaca e la botte piena.
Albergatori non siete voi la Valle d’Aosta