Audi RS Q e-tron, “l’astronave” elettrica si prepara alla Dakar

RS Q e-tron propone una trazione esclusivamente elettrica, derivata dalla Formula E. Due i motori, uno all’anteriore e l’altro al posteriore, che consentono la trazione integrale, con la particolarità di privilegiare un asse rispetto all’altro, a seconda del fondo, che alla “Dakar” può essere una duna o una pietraia.
Audi RS Q e-tron
Gioie e Motori

Come ormai consuetudine da più di quarant’anni, il Capodanno segna la partenza della “Dakar”, il Raid per eccellenza, nato “Parigi-Dakar” e poi evolutosi nel tempo, un po’ per necessità (l’abbandono dello scenario africano per motivi di sicurezza), un po’ per cogliere nuove opportunità (la seduzione del Medio Oriente). Non più “Parigi”, posto che la partenza da parecchio non è questione della “Ville Lumière” e nemmeno “Dakar”: risale all’edizione 2007 l’ultimo arrivo al suggestivo Lago Rosa.

Ma “Dakar” è rimasta, per fama e icasticità del brand, anche spostandosi in Sud America – prevalentemente in Cile – e poi in Arabia Saudita, teatro delle operazioni anche nel 2022. Accennavamo a nuove opportunità, che le Case sanno cogliere e mostrare in un evento dal grande richiamo agonistico e, quindi, pubblicitario.

Audi, da sempre all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, pensiamo alla trazione integrale di inizio anni ottanta del secolo scorso, schiera nella maratona di inizio anno la RS Q e-tron. Una vettura con ovvie ambizioni di successo, che trae il meglio dell’esperienza della predetta trazione integrale e dei successi nelle gare Endurance, prima fra tutte la 24 Ore di Le Mans, nonché nella Formula E, che vede impegnate Case come BMW, Renault, Jaguar, DS, Mercedes, Nissan, Porsche e appunto Audi.

RS Q e-tron propone una trazione esclusivamente elettrica, derivata dalla Formula E. Due i motori, uno all’anteriore e l’altro al posteriore, che consentono la trazione integrale, con la particolarità di privilegiare un asse rispetto all’altro, a seconda del fondo, che alla “Dakar” può essere una duna o una pietraia. In realtà, la propulsione, a stretto rigore, riguarda la trazione ma non l’alimentazione.

Dato che la gara prevede tappe molto lunghe, in media ben oltre i cinquecento chilometri giornalieri in condizioni estreme, per motivi di autonomia non si poteva prescindere da un motore termico 4V benzina turbo, nato dall’esperienza nel DTM, il Campionato Tedesco Turismo, che, però, serve soltanto a produrre energia che, tramite un generatore, va a ricaricare le batterie. La potenza è di 680 cavalli, le batterie agli ioni di litio sono da 52 kWh, per una velocità massima autoimposta di 170 chilometri orari e un’accelerazione da 0 a 100 chilometri orari in 4”5.

Niente male per una vettura che pesa due tonnellate, è lunga quattro metri e mezzo, larga 2.3 metri e alta quasi due metri. Sono dati imponenti, ma l’elasticità richiesta dalle condizioni del tracciato viene garantita dal telaio in acciaio e dalle sospensioni sofisticate. Esteticamente, guardatevela: a me ricorda un’astronave, filante e aggressiva allo stesso tempo. Vedremo se saprà conquistare la “Dakar”.

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