Si chiude con tre condanne il giudizio “bis” alla Corte d’Appello di Torino per quattro imputati di esercizio abusivo della professione odontoiatrica. I giudici hanno inflitto cinque mesi di reclusione e 10mila euro di multa a Silvio Gasparella (61 anni, quale odontotecnico) e a suo figlio Mattia Gasparella (38, igienista dentale), nonché quattro mesi e 8mila euro di multa a Laura Padoin (62, assistente alla poltrona), consorte del titolare. Per tutti, è stata disposta la sospensione della pena.
Assolto, invece, il quarto imputato: Gian Enrico Aguzzi (68), direttore sanitario nella struttura ove operavano le altre persone finite a giudizio (il “Centro dentistico e odontoiatrico valdostano snc” di Saint-Christophe, con le indagini che avevano riguardato il periodo tra il 2013 e il 2019). Era stato lo stesso sostituto procuratore generale Marcello Tatangelo, nell’udienza dello scorso 7 febbraio, a chiedere il suo proscioglimento. Allo stesso modo, gli altri imputati sono stati assolti per alcuni capi d’imputazione.
Spese legali e risarcimento
La sentenza odierna pone poi a carico dei condannati, difesi dall’avvocato Stefano Moniotto, 3.300 euro di spese legali delle parti civili costituitesi nel processo: l’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della Valle d’Aosta, l’Associazione nazionale dentisti italiani e l’Associazione italiana odontoiatri, rappresentate dai legali Ascanio Donadio e Paolo Sammaritani. Il risarcimento dei danni dovuto dagli imputati a queste entità dovrà essere stabilito in sede civile.
I gradi precedenti
Tutti gli imputati, nel giugno 2021, erano stati assolti in primo grado dal Gup di Aosta. La Procura aveva però impugnato e si era così arrivati in Corte d’Appello una prima volta (il 25 gennaio 2023). In quel grado di giudizio, il ribaltamento dell’esito, con la colpevolezza per l’esercizio abusivo della professione ai quattro imputati. Lo scorso 13 settembre, la Cassazione ha però annullato, con rinvio a una nuova sezione d’appello, le condanne. E’ il processo finito oggi, con nuove pronunce di colpevolezza per la famiglia Gasparella.
La tesi inquirente
La tesi inquirente (aveva indagato il Gruppo Aosta della Guardia di finanza) era che il Direttore sanitario sottoscrivesse la documentazione relativa a prestazioni mediche di cui si assumeva la paternità, mentre a svolgerle, in realtà, erano i due Gasparella, che non ne avevano però i titoli. A Padoin, invece, veniva contestato di aver operato a fianco dei familiari, pur sapendoli non abilitati.
La lettura difensiva
All’accusa di esercizio abusivo si affiancava, inizialmente, quella di associazione a delinquere, per cui tutti però sono stati assolti in ogni grado di giudizio (e non era quindi oggetto dell’appello “bis”). La difesa degli imputati aveva respinto le accuse dall’inizio del processo, puntando sia sull’inconsistenza di quest’ultimo capo d’imputazione (su più di 100 clienti sentiti nell’inchiesta, non più di 21 avrebbero segnalato elementi ripresi nelle contestazioni), sia sul mancato esame delle cartelle cliniche dei casi dubbi.
Le motivazioni della decisione odierna sono attese entro 90 giorni. L’avvocato Moniotto, aspettando di leggerle, seppur non nascondendo disappunto, annuncia sin d’ora un nuovo ricorso in Cassazione. La tesi d’accusa, nella lettura difensiva, è stata indebolita prima dalla caduta dell’imputazione di associazione a delinquere e ora dall’assoluzione dell’allora direttore sanitario, aprendo ulteriori spazi difensivi per una conferma dell’esito di primo grado.