“Le nostre mele non sono insanguinate, ma decimate dall’istinto naturale di questi animali”. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, innescate su facebook dal fotografo Stefano Unterthiner e rilanciate dagli appelli di Legambiente e del WWF, la Cofruits torna sulla decisione di incentivare i cacciatori nell’opera di uccisione delle ghiandaie con una lettera del presidente Attilio Fassin.
“La nostra proposta – spiega Fassin – è del tutto legale, in quando ad integrazione dell’Istituto Nazionale Fauna Selvatica, di Bologna ed è riconosciuta dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta con tanto di decreto. L’operazione contenimento e controllo delle ghiandaie verrebbe concretizzata dagli agenti del Corpo Forestale con l’aiuto dei cacciatori, persone formate, autorizzate e dotate di porto d’armi”.
E poi, approfondisce le ragioni della scelta. “Numerose famiglie, anche giovani coppie, traggono il loro sostentamento dal solo lavoro dei campi. Quest’anno, alcune di queste, raccoglieranno un quantitativo di mele vicino allo zero; altre si ritroveranno con una produzione ridotta del 40 per cento circa. Il nostro appello è un vero e proprio grido d’allarme determinano dall’esasperazione di vedere la distruzione di intere appezzamenti coltivati a frutteto”.
Nel tentativo di contenere i danni provocati da questi uccelli, la Cofruits ha messo in piedi una serie di sperimentazioni. “Abbiamo provato con le reti, ma questa attrezzatura ci trova perplessi per vari motivi: le difficoltà di posizionamento e, fattore più importante, rischieremmo di aggravare il danno. Nelle reti verrebbero intrappolati anche altri uccellini "amici" dei frutteti. Questi piccoli volatili che si nutrono dei parassiti delle piante potrebbero ferirsi, in maniera grave, nel tentativo di svincolarsi dalle maglie. Potrebbero addirittura morire soffocati. Questa sarebbe la vera barbarie, un’autentica crudeltà”.
Bocciata anche l’ipotesi dei dissuasori. “Abbiamo acquistato dispositivi di ultima generazione, senza approdare a riscontri incentivanti. In collaborazione con I’ Assessorato regionale all’Agricoltura, l’Ufficio Fauna Selvatica e il Corpo Forestale li abbiamo dislocati in territori con un raggio di azione di un chilometro. Risultato: le ghiandaie, nel tempo, non associando il rumore a un reale pericolo, li ignorano e continuano a fare razzia di frutta”.
Di fronte alla pressione mediatica il presidente della Cofruits apre comunque al dialogo. “Siamo del tutto disponibili a rivedere questo nostro programma – conclude Fassin – purché le controparti partecipino al "tavolo" con progetti fattibili e definitivi. Desideriamo ribadire che dirigenti e i soci della cooperativa non sono arroccati sulle loro posizioni, ma aperti a qualsiasi sensata proposta”.