A seguito della citazione diretta a giudizio da parte della Procura, è stato fissato per il 28 febbraio dell’anno prossimo, dinanzi al giudice monocratico Marco Tornatore, il processo nei confronti del 74enne di Reggio Emilia Alessandro Parmiggiani e della gallerista 67enne di Parma Patrizia Lodi, entrambi imputati per ricettazione. Il giudizio ha origine dal rinvenimento, in un’esposizione in Valle d’Aosta, di un quadro di Antonio Ligabue risultato rubato nel 1991 da un’abitazione privata.
Si tratta dell’“Autoritratto con spaventapasseri”, un olio su faesite realizzato tra il 1957 e 1958 e ora restituito all’anziana che aveva sporto denuncia oltre trent’anni fa. Parmiggiani è il curatore della retrospettiva dedicata al maestro emiliano, ospitata dal Forte di Bard, dove la tela è stata sequestrata lo scorso gennaio. Lodi è stata coinvolta nell’inchiesta per aver svolto l’intermediazione con cui il quadro è passato di mano l’ultima volta, nel 2015, divenendo proprietà di un imprenditore appassionato di opere d’arte (risulta possedere altri dipinti firmati Ligabue).
L’“Autoritratto con spaventapasseri”, tra quel momento e il 2022, viene inviato in quattro mostre, tutte curate da Parmiggiani. La quinta è quella in bassa valle, ove la donna che lo cerca da trent’anni lo riconosce. Il Forte di Bard risulta aver acquistato l’esposizione con un pacchetto “chiavi in mano” da una società del settore, aspetto che ha condotto gli inquirenti ad escluderne responsabilità. Ai due imputati la Procura contesta invece di non aver accertato e certificato la provenienza lecita del dipinto, non ottemperando così al Codice dei beni culturali.
Nell’ambito delle investigazioni, oltre a cercare di ricostruire i vari passaggi di proprietà del quadro (soffermandosi su alcuni “buchi” nella cronologia), è stata effettuata anche una consulenza tecnica, disposta dal pm Giovanni Roteglia, titolare del fascicolo, dalla quale è emerso il dettaglio che, per gli inquirenti, fa corrispondere l’opera sequestrata in Valle a quella oggetto del furto. Parliamo di una libellula, presente nel dipinto originale rubato e risultata asportata in seguito, verosimilmente per renderne più difficile il riconoscimento.
Il possessore della tela dal 2015 ha però presentato un’istanza di opposizione all’ordine di restituzione all’anziana emiliana (nel mentre trasferitasi a Milano), sostenendo che, pur non mettendo in dubbio l’originalità del quadro sequestrato, non vi sia certezza che si tratti effettivamente di quello trafugato trentun anni fa. Su questa istanza, discussa in udienza alcune settimane fa, è atteso il pronunciamento del Giudice per le indagini preliminari Giuseppe Colazingari.