La Corte d’Appello di Torino, al termine dell’udienza di oggi, lunedì 20 settembre, ha riscritto in parte l’esito di primo grado del processo su vari episodi corruttivi nell’ambito di alcune società partecipate regionali, nel quale al Tribunale di Aosta il 28 marzo 2019 erano state pronunciate sei condanne. Per l’ex presidente della Regione (ed attuale consigliere regionale) Augusto Rollandin i giudici hanno riqualificato il reato contestato in corruzione impropria, affermando la prescrizione dello stesso e prosciogliendo l’imputato.
Per il già consigliere delegato del Forte di Bard Gabriele Accornero e per il titolare del “Caseificio valdostano” Gerardo Cuomo è stata confermata, relativamente ad un solo capo d’imputazione (per gli altri sono scattate assoluzioni e prescrizione) la condanna per “corruzione per l’esercizio della funzione”, con la pena (sospesa) scesa ad un anno di carcere ognuno. Assoluzione, infine, per gli altri tre imputati (anche loro erano stati condannati dal Gup di Aosta): il libero professionista Simone D’Anello, l’artigiano Salvatore D’Anello e l’impresario Davide Bochet.
L’udienza di oggi
Le accuse, contestate a vario titolo, erano la corruzione, la turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e la turbativa d’asta. Alla scorsa udienza, il 18 giugno, si era conclusa la discussione tra le parti. Oggi, attorno alle 10, si è ripartiti con le repliche del sostituto procuratore generale Giancarlo Avenati Bassi, cui hanno fatto seguito le controrepliche dei difensori degli imputati. In tutto, circa un’ora, al termine della quale i giudici sono entrati in camera di consiglio.
Le reazioni difensive
Improntate alla soddisfazione le reazioni dei difensori degli imputati. L’avvocato Giorgio Piazzese, che rappresentava Rollandin, si dice “contento, perché la riqualificazione giuridica del reato operata dai giudici significa che, da parte dell’ex presidente Rollandin, non c’è mai stato un atto contrario ai doveri d’ufficio. Anzi, ha sempre agito avendo ben presente l’interesse collettivo”.
“Sono evidentemente contento dell’esito. – dichiara l’avvocato Corrado Bellora, che assisteva Accornero – Da sette episodi per cui era stato condannato, il mio cliente è passato ad uno, per cui non è possibile dire che sia andata male”.
“Resto però dell’idea – aggiunge il legale – che la posizione del dottor Accornero fosse di totale correttezza, per cui ci sarà ricorso in Cassazione per la condanna di oggi, così come sulla prescrizione del reato di corruzione impropria, perché anche in quel caso ritengo che il mio cliente non abbia compiuto illeciti”.
Difensore dell’artigiano Salvatore D’Anello, l’avvocato Ascanio Donadio sottolinea come “Il mio cliente ha dovuto affrontare un lungo periodo processuale, confrontato ad accuse anche gravi, giacché inizialmente gli era contestata anche la corruzione. Il verdetto di assoluzione di oggi restituisce come, in realtà, abbia agito nella legalità e dimostra che parliamo di una brava persona”.
Infine, i legali Federica Gilliavod (per Simone d’Anello) e Andrea Balducci (per Bochet) esprimono “Grandissima soddisfazione per com’è andata e anche per il tipo di assoluzione pronunciata. Assolti nel merito, perché il fatto non sussiste: accolte in toto le tesi difensive, quindi molto molto soddisfatti”.
L’indagine
L’accusa, lo scorso 24 maggio, aveva chiesto 5 anni di reclusione ognuno per Rollandin e per Accornero, nonché 4 anni e 2 mesi per Cuomo. Le rispettive difese, in lunghe ed articolate arringhe, avevano respinto le accuse. Nella tesi d’accusa, il trasferimento della “Deval” da un capannone di proprietà della “Autoporto SpA” sarebbe avvenuto con pressioni di Rollandin, per fare posto al “Caseificio Valdostano” di Cuomo, così favorendo il grossista alimentare.
Il politico, per la strumentalizzazione delle sue prerogative pubbliche a favore dell’interesse privato, sarebbe stato remunerato, sulla base delle investigazioni, con un cambio di gomme gratuito per la sua auto e con la possibilità di tenere un comizio per le elezioni regionali 2013 all’interno dell’azienda, alla presenza di una ventina di dipendenti. Accornero, nella visione degli inquirenti, avrebbe fatto da “trait d’union” tra l’imprenditore e l’allora Presidente.
Come si è arrivati all’appello
In primo grado (l’inchiesta fu condotta dai Carabinieri del Reparto operativo, coordinati dal pm Luca Ceccanti), ad Accornero vennero inflitti 4 anni 6 mesi e 20 giorni di reclusione, a Rollandin 4 anni e 6 mesi e a Cuomo 3 anni e 8 mesi. Tutti erano stati assolti dall’accusa di associazione a delinquere, su cui la Procura diretta da Paolo Fortuna aveva fatto ricorso (per questo le richieste dell’accusa, in appello, erano più elevate del verdetto iniziale). A seguito della condanna, per Rollandin scattò la sospensione dalla carica di consigliere, ai sensi della “Legge Severino”.
Gli altri filoni processuali
L’altro filone processuale riguardava, da un canto, le forniture di “Food & Beverage” assegnate dal Forte di Bard al Caseificio in occasione dell’endurance trail 4K e, dall’altro, alcuni lavori nella fortezza della bassa Valle. Stando alle risultanze dell’indagine, sarebbero andati ad artigiani vicini ad Accornero, che si sarebbero “sdebitati” con interventi a casa dell’allora consigliere delegato. A processo, per questo, erano finiti Simone D’Anello, Salvatore D’Anello e Davide Bochet. Per loro, il pg aveva chiesto la conferma delle condanne di primo grado.