Azzardopatia, la modifica alla legge che può risvegliare un mercato sopito in Valle d’Aosta

Cosa potrebbe cambiare se il Consiglio Valle rivedesse, secondo l’attuale formulazione della riforma, la disciplina del contrasto alla ludopatia? Atti e dati alla mano, abbiamo provato a cercare le risposte. E sono poco edificanti.
Cronaca

Le sale “videolottery”, quelle dotate di slot-machines collegate in rete ad un jackpot nazionale ad accumulo progressivo, in Valle d’Aosta sono praticamente scomparse dal settembre 2019. Alla fine di quel mese, vista l’entrata in vigore (avvenuta poco prima, il 1° giugno) dei divieti stabiliti dalla legge regionale sull’azzardopatia, la Questura aveva revocato sette delle otto licenze attive nella Regione. Alcuni esercenti hanno abbassato del tutto la serranda, altri puntato su giochi od intrattenimenti diversi, ancora consentiti. Qualora andasse in porto la revisione della disciplina contenuta nell’attuale formulazione della “legge omnibus”, che il Consiglio Valle esaminerà il prossimo 23 marzo, tale situazione potrebbe però mutare, ravvivando un mercato sopito.

Località Amérique “sorvegliata speciale”

La zona su cui gli effetti della modifica al testo rischierebbero di avere maggiore visibilità è regione Amérique, a Quart. Per capire perché, occorre spiegare che la norma stabilisce il divieto di apertura di sale da gioco ad una distanza inferiore a 500 metri da vari obiettivi sensibili. La lista include, tra l’altro, istituti scolastici, strutture ricettive per categorie protette, sanitarie, ricreativo-culturali e ludoteche per minori. La norma, ad oggi, non opera differenziazioni: una scuola pubblica, o un asilo privato, ad esempio, sono considerati entrambi luoghi educativi e, in quanto tali, rivestono carattere di sensibilità.

La situazione delle licenze sinora

Sulla base di questo principio, allo scattare dei divieti la Questura (è compente la Divisione Politica Amministrativa e Sociale) aveva revocato “d’emblée” una licenza esistente in zona (quella della sala “Joyvillage”, gestita dalla “Led Srl”, azienda di Brescia con attività analoghe nel resto del nord Italia), perché rientrante nel “raggio” della sede dell’Università della Valle d’Aosta. L’annullamento ha resistito all’opposizione del titolare, rivoltosi al Tribunale Amministrativo Regionale: il ricorso è stato respinto, dirimendo anche i dubbi – sollevati nell’impugnazione – sulla illegittimità costituzionale delle prescrizioni regionali.

In seguito, agli uffici di corso Battaglione sono giunte due richieste di licenza, mirate all’apertura di altrettante nuove sale, sempre all’Amérique. A presentarle, le società “X2 Snc” e “Golden Bet Srl”, che intendevano impiantare l’attività di “videolottery” (in affiliazione a due circuiti “big” del settore, Snai e Sisal) rispettivamente nell’ex discobar “Tatou” e nella già discoteca “Prince”. Entrambi i luoghi sono risultati nelle vicinanze di obiettivi sensibili di carattere privato (e il secondo richiedente era, prima ancora di tale valutazione, carente di altri requisiti), per cui il rilascio delle licenze non ha avuto corso.

Gli obiettivi che “sparirebbero”

Ora, la modificazione al vaglio del Consiglio Valle prevede che le strutture elencate nella legge rappresentino obiettivi sensibili solo se di natura pubblica. In sostanza, perderebbero rilevanza alla fine del divieto qualora gestite da privati. Ciò, nel caso di Quart, “smacchierebbe” la mappa delle presenze che inibiscono le aperture (“depurandola”, tra l’altro, di una scuola di danza, una palestra, un ambulatorio riabilitativo e un’associazione culturale), tanto che – qualora ripresentate e vagliate alla legge del quadro normativo riformato – le due domande bocciate dalla Questura potrebbero avere esito opposto a quello ricevuto nel precedente tentativo.

Un altro “effetto collaterale”

Basterebbe per creare imprenditori di serie A e B, visto che chi è vicino ad un obiettivo pubblico (leggi “Joyvillage”) si vedrebbe confermata la perdita della licenza? Sì, con un altro possibile riverbero. All’epoca della prima “mappatura”, all’indomani dell’entrata in vigore della legge regionale, il Comune di Quart – sostenendo “una attenta valutazione e ponderazione dei contrapposti interessi” – non comprese gli obiettivi privati. Ciò consentì, nel settembre 2019, allo “Slot Café” (quasi all’imbocco dello svincolo autostradale) di restare aperto: seppur presenti, palestre e associazioni nella classificazione comunale non costituivano (in quel momento) obiettivi, quindi niente revoca.

Con una delibera della Giunta del maggio 2020 –  dopo che Regione e Questura (assieme ad una delle prime sentenze del Tar in materia) gli “ricordarono” a più riprese che la logica della norma era il contrasto alla dipendenza dal gioco di azzardo patologico, segno “della volontà del legislatore regionale di comprendere nel divieto ogni ente, istituzione, soggetto pubblico o privato” – l’amministrazione comunale, affidata anche una consulenza ad uno studio, completò la classificazione degli obiettivi sul suo territorio, includendo le entità private. Fu proprio quell’atto che fece, nelle settimane dopo l’adozione, decretare il “semaforo rosso” alle nuove sale.

La deliberazione del Comune è stata impugnata, dinanzi al Tar, dalla “X2 snc”. Del pronunciamento dei giudici amministrativi, ad oggi, non vi è ancora notizia. Qualora approvata nella sua attuale formulazione, tuttavia, la modifica alla legge regionale supererebbe la questione, eliminando anche qualsiasi nube sull’orizzonte dello “Slot Café” di Quart. In sintesi, al netto delle restrizioni temporanee per il contenimento del Covid-19, una sala resterebbe aperta, due potrebbero concretamente aggiungersi: tre in un chilometro circa, una piccola “Las Vegas” valdostana.

“Ad personam”? Sì, ma più d’una…

Uno scenario che, peraltro, potrebbe replicarsi in qualsiasi zona del territorio regionale dalle caratteristiche simili, vale a dire la presenza di capannoni/locali ove ospitare le slot e di altre attività che generano presenza e passaggio (ma che, ora come ora, facilmente ospitano anche qualche obiettivo). Il retrogusto acidulo della modifica proposta è indubbiamente “ad personam” (tanto che le frizioni tra gruppi consiliari sono già iniziate), ma l’ampiezza della base dei possibili “beneficiari” dell’eventuale decisione del Consiglio Valle è tale da far perdere il bandolo della matassa a chi volesse cercarlo. Di certo, però, visto il periodo di crisi economica legato all’impatto pandemico, allentare la “stretta” sulla lotta all’azzardopatia non appare opzione ispirata dal bene collettivo. E quando la politica si “distrae” da questo obiettivo non sta facendo la sua parte.

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