Cessione della “Gran Baita”, il pm chiede due condanne a 8 mesi

Federico Maquignaz, ex presidente della “Cervino” Spa, e Ezio Colliard, legale rappresentante dell'impresa “Vico” di Hône, sono imputati di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.
Ex Hotel Gran Baita
Cronaca

Otto mesi di reclusione ognuno per l’ex presidente della “Cervino” SpA Federico Maquignaz (53 anni, Valtournenche) e per il legale rappresentante della “Vico – Valdostana Impresa Costruzioni” Srl Ezio Colliard (65, Hône). A chiederli per i due imputati, per l’imputazione di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, è stato il pm Luca Ceccanti, nell’udienza di oggi, nartedì 19 gennaio, del processo sulla cessione dell’albergo “Gran Baita” di Cervinia.

La tesi della Procura della Repubblica è di un accordo indebito tra i due sul passaggio di proprietà della struttura. La Cervino, allora guidata da Maquignaz, la vendette nel 2016 alla “Vico” di Colliard, per 1 milione 570mila euro (importo inferiore a due stime redatte, in successione, da “Finaosta”). Con altre persone, l’imprenditore diede quindi vita ad una nuova società (“La Gran Baita” Srl), che nel novembre 2018 ha acquistato e rivenduto la struttura a 4 milioni 350mila euro, senza che – sulla base dell’inchiesta – sia stato effettuato alcun intervento e realizzando un plusvalore di 2 milioni 780mila euro tra acquisizione iniziale e rivendita.

Per gli inquirenti (a indagare erano stati i Carabinieri della stazione di Breuil-Cervinia), l’operazione è avvenuta con “accordi, collusioni e mezzi fraudolenti”, perturbando “la regolarità della procedura di vendita”, o “il procedimento diretto a stabilire il contenuto del bando”, per “condizionare le modalità di scelta del contraente garantendo alla Vico srl l’aggiudicazione con relativi ingenti vantaggi economici”. Alle richieste del pm, le difese dei due imputati (gli avvocati Corrado Bellora per Maquignaz e Monica Atzei per Colliard) hanno opposto l’invocazione al Gup dell’assoluzione dei loro assistiti, perché il fatto non sussiste, o perché non è previsto come reato, sottolineando la regolarità dell’operazione di vendita (risultata, anzi, vantaggiosa per la “Cervino”) e le altre ragioni per cui ritengono insussistente il reato contestato.

La discussione tra le parti è durata più di due ore e mezza. Al termine, il giudice ha disposto un rinvio a febbraio del procedimento, per le eventuali repliche dell’accusa e controrepliche dei difensori, prima di ritirarsi in camera di consiglio per la sentenza. L’hotel Gran Baita nasce negli anni trenta. Un rogo lo semidistrugge nel 1973 e, fino a qualche anno fa, ospitava alcuni uffici e la biglietteria della “Cervino” (sorge accanto alla stazione di partenza della funivia per Plan Maison). 

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