Carabinieri del Nucleo antisofisticazioni in Regione, nella tarda mattinata di oggi, martedì 27 aprile. I militari hanno sentito – nell’ambito delle indagini avviate dalla Procura della Repubblica sull’attuazione in Valle della campagna vaccinale contro il Covid19 – il presidente del Consiglio regionale, Alberto Bertin.
A quanto si apprende, il Presidente è stato ascoltato, per circa un quarto d’ora, in qualità di “persona informata sui fatti”, cioè ritenuta in grado di fornire elementi utili agli accertamenti in corso da parte degli inquirenti. Nulla trapela sui contenuti della sua deposizione, ma il fascicolo – che, al momento, permane senza ipotesi di reato, né indagati – è stato aperto soprattutto con riguardo a due filoni.
Il primo è la verifica dell’applicazione, nella nostra regione, del piano predisposto a livello ministeriale per le somministrazioni dei sieri in grado di immunizzare dal nuovo Coronavirus. Nel secondo rientra il riscontro di segnalazioni di presunte vaccinazioni a non aventi diritto, stando alle priorità definite per la campagna. A coordinare le investigazioni dei Nas è il pm Francesco Pizzato.
In Valle, in una precedente fase della campagna, l’Unità Sanitaria Locale aveva composto una lista “last minute”, dalla quale attingere per non disperdere eventuali dosi di vaccino in caso di rinunce. L’obiettivo degli inquirenti è, tra l’altro, capire se tra coloro che hanno ricevuto l’inoculazione vi siano persone che non solo non rientravano nei profili prioritari individuati, ma nemmeno tra i “riservisti” che si erano segnalati all’azienda sanitaria.
Nelle scorse settimane, sulla campagna vaccinale aveva puntato gli occhi anche la Commissione parlamentare antimafia, chiedendo alla Regione (ed anche a Sicilia, Campania e Calabria) lumi in merito alle 8863 persone vaccinate in Valle d’Aosta finite, nella classificazione vaccinale, alla voce “Altro”. Al riguardo, l’Usl aveva spiegato che in tale categoria, oltre a tutti i soggetti con vulnerabilità e in condizione di fragilità rientrano i Vigili del fuoco, i volontari e la popolazione carceraria.
La polemica si era poi accesa, soprattutto a livello politico, sull’avvenuta vaccinazione di alcuni componenti del Consiglio regionale. In due, il consigliere Mauro Baccega e l’assessore Luciano Caveri, avevano ammesso pubblicamente di aver ricevuto il siero, entrambi spiegando di aver ricevuto una chiamata dell’Usl avvenuta a seguito dell’iscrizione alla piattaforma “Infovaccini”.
Nel post sul suo blog, Caveri raccontava anche anche che la “Giunta, a seguito delle mie insistenze, si era espressa nella discussione avvenuta fra di noi comprendendo questa richiesta sulla vaccinazione degli ultra-sessantenni fra i propri componenti, parimenti a quanto osservato dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, come mi fu detto e di cui ho traccia nelle informazioni ricevute allora”.