La discarica di Pompiod resta sotto sequestro, lo ha deciso la Cassazione

Rigettato il ricorso con cui “Ulisse 2007”, la società di gestione del sito, si opponeva alla misura cautelare scattata il 5 giugno 2020. L'impianto è al centro di un processo su una ipotesi di gestione non autorizzata di rifiuti.
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Cronaca

La discarica di Pompiod, ad Aymavilles, rimane sottoposta a sequestro preventivo, condizione in cui si trova dal 5 giugno 2020, per effetto di un’ordinanza del Gip del Tribunale di Aosta. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, con la sentenza, fresca di pubblicazione e conseguente all’udienza tenuta lo scorso 17 novembre, con cui ha rigettato il ricorso della società “Ulisse 2007”, gestore dell’impianto, che si opponeva alla misura cautelare, chiedendo di tornarne in possesso.

Il sito di smaltimento è sotto sigilli dal novembre 2019, perché finito al centro di un’inchiesta di Guardia di finanza e Corpo forestale della Valle d’Aosta (ormai divenuta processo) su una ipotesi di gestione non autorizzata dei rifiuti. In prima battuta, la misura fu di carattere probatorio, per consentire le campionature del suolo e la caratterizzazione dei materiali conferiti chiesti dalla procura, quindi – completati gli accertamenti tecnici – è subentrato il nuovo provvedimento del Tribunale, impugnato dall’azienda già titolare dell’autorizzazione per la discarica.

“Ulisse 2007” aveva sollevato molteplici motivi di ricorso. I primi tre riguardavano l’opera svolta dal consulente della Procura, in particolare il “presunto difetto di osservanza di regole stabilite per il campionamento dei rifiuti” e “del rispetto del contraddittorio nell’esecuzione delle operazioni peritali”. I giudici li hanno ritenuti complessivamente infondati, giacché il vaglio della Cassazione è di legittimità dei provvedimenti, aspetto che esclude “una valutazione di inattendibilità dei risultati della consulenza tecnica” svolta (e l’impossibilità di “farsi questioni di nullità/inutilizzabilità per violazione del contraddittorio”).

Con un altro argomento di censura dell’ordinanza del Gip, dichiarato inammissibile dalla Corte, “Ulisse 2007” opinava “la logicità delle conclusioni del perito – recepite nell’ordinanza – anche rispetto all’interpretazione delle prescrizioni contenute nel titolo autorizzatorio” della discarica. Si tratta però di una “prospettiva” che “attiene al sindacato sulla motivazione”, sempre precluso in sede di Cassazione.

Non si modifica, pertanto, la condizione dell’impianto e va avanti il processo iniziato lo scorso 4 febbraio dinanzi al giudice monocratico Maurizio D’Abusco, con l’accusa rappresentata dal pm Francesco Pizzato. A giudizio vi sono il legale rappresentante di “Ulisse 2007” Umberto Cucchetti, il direttore tecnico dell’impianto per conto dell’azienda Maria Antonietta Dellisanti e la stessa azienda, chiamata in causa quale ente responsabile dell’illecito amministrativo derivante dai reati addebitati. La prossima udienza è in calendario per il 27 maggio.

Per l’accusa, a Pompiod, dal 2018 e sino all’agosto 2019, sono state smaltite poco meno di 3.500 tonnellate di materiali, provenienti anche da Piemonte e Lombardia, contaminati da mercurio, oppure con valori di antimonio, fenolo e idrocarburi superiori ai limiti autorizzativi, nonché contenenti fibre di amianto, o ancora con una concentrazione di ph tale da rendere il rifiuto classificato quale “pericoloso”.

Il differimento del processo è stato disposto per definire, da parte degli imputati, una proposta di intervento sul sito, consistente nella sua messa in sicurezza e volta ad arrivare al superamento delle contestazioni. La strategia processuale delle difese mira, messo in campo l’annunciato intervento, a riproporre un’oblazione, cioè l’estinzione di di un reato tramite il pagamento. Cinque enti ed associazioni (Regione, comuni di Jovençan ed Aymavilles e varie associazioni ambientaliste) hanno comunicato l’intento di costituirsi parte civile nel procedimento.

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