Ndrangheta: al via “Geenna”, il processo destinato a restare nella storia della Valle

La prima udienza è in programma per le 9.30 di domani, mercoledì 3 giugno. Cinque gli imputati, ampiamente oltre 150 i testimoni. Due udienze a settimana, che potrebbero divenire tre. Sentenza non prima di un paio di mesi.
Tribunale di Aosta
Cronaca

Dopo il rinvio per l’emergenza sanitaria da Covid-19, prenderà il via domani, mercoledì 3 giugno, al Tribunale di Aosta, il processo nato dall’operazione Geenna della Dda di Torino e dei Carabinieri sull’esistenza di una “locale” di ‘ndrangheta ad Aosta. Il procedimento riguarda i cinque imputati che non hanno scelto riti alternativi. Altri quattordici, che hanno optato per l’abbreviato o per un patteggiamento, sono invece in via di giudizio dinanzi al Gup di Torino Alessandra Danieli, con sentenza attesa per il prossimo 11 giugno.

Nell’aula al terzo piano del palazzo di giustizia aostano sono stati attuati vari interventi (installazione di barriere di plexiglass, aumento e diversa dislocazione dei microfoni affinché ogni parte ne abbia uno, definizione di una diversa disposizione di imputati e legali dentro l’aula, cui pubblico e giornalisti non potranno accedere, con l’allestimento di un’altra sala ove sarà possibile seguire il dibattimento in videoconferenza), in modo che il processo possa svolgersi con tutti gli imputati in aula, senza ricorrere a collegamenti.

Tre di loro sono in carcere dalla notte del “blitz” scattato il 23 gennaio 2019 e verranno quindi tradotti ad Aosta ad ogni udienza. Si tratta del ristoratore Antonio Raso, del dipendente del Casinò Alessandro Giachino e del consigliere comunale di Aosta sospeso Nicola Prettico. Per ognuno di loro, ritenuti partecipi della “locale” individuata dalle indagini dei Carabinieri del Reparto Operativo del Gruppo Aosta, iniziate nel 2014, l’accusa è di associazione a delinquere di stampo mafioso.

Gli altri due sono il consigliere regionale sospeso Marco Sorbara e l’ex assessore alle finanze del comune di Saint-Pierre Monica Carcea, chiamati a rispondere di concorso esterno nel sodalizio criminale. La tesi dell’accusa, che sarà rappresentata in aula dal pm della Dda torinese Stefano Castellani, è che in cambio del sostegno elettorale ricevuto dell’associazione, abbiano fornito ai boss informazioni sulle attività dei due enti e condizionato procedimenti amministrativi, piegandoli agli interessi della ‘ndrina.

Parliamo, tra l’altro, della donazione di arredi usati dall’amministrazione municipale di Aosta al comune di San Giorgio Morgeto, di cui Sorbara ha curato personalmente il trasporto in Calabria, nonché del tentativo di Carcea di far prorogare l’affidamento del servizio comunale di taxi bus alla ditta di un cugino di Antonio Raso. Evidenze inquirenti per cui il Minstero dell’Interno aveva disposto l’accesso antimafia nei due enti, conclusosi lo scorso 6 febbraio con il commissariamento di Saint-Pierre (per il capoluogo regionale non erano invece stati ritenuti sussistere i presupposti per lo scioglimento).

Entrambe le amministrazioni, così come la Regione e l’associazione “Libera”, hanno deciso di costituirsi parte civile. Le difese sono determinate a dare battaglia in aula. La lista dei testimoni citati supera ampiamente le 150 persone (solo un terzo delle quali indicate dal pubblico ministero), includendo nomi di rilievo – visto il contesto di alcuni dei fatti contestati agli imputati (non a caso, la prosecuzione naturale di “Geenna” fu “Egomnia”, sul condizionamento, da parte della “locale”, delle elezioni regionali del 2018) – della politica valdostana di oggi e di ieri.

L’agenda sarà fitta: due udienze a settimana, ogni mercoledì e giovedì, che potrebbero divenire tre con l’accordo delle parti. Inizio al mattino alle 9.30 e fine a sera. Difficile dire quando il collegio presieduto da Eugenio Gramola e con giudici a latere Marco Tornatore e Maurizio D’Abrusco entrerà in aula per leggere la sentenza. Impossibile pensare che, malgrado la serrata tabella di marcia impostata, possa essere prima di due mesi (e nel frattempo si conoscerà l’esito del procedimento torinese, che coinvolge Bruno Nirta e Marco Fabrizio Di Donato, ritenuti i vertici della cellula ‘ndranghetista aostana).

Comunque vada, per il tipo di reati alla base e per essere il primo processo sulla presenza di una “locale” di ‘ndrangheta nella regione, “Geenna” dividerà la storia della Valle in un “prima” e un “dopo”. Per questo motivo, Aostasera.it dedicherà un’attenzione particolare al procedimento. Agli abituali aggiornamenti in tempo reale con articoli e foto si aggiungerà almeno un videocollegamento con Palazzo di giustizia, indicativamente alle 13.30 di ogni giornata di udienza. Un modo in più per raccontare un capitolo giudiziario con cui la politica, come altri ambiti della Valle, ha manifestato sino ad oggi più di una difficoltà a misurarsi. Intanto, però, il dibattimento inizierà.

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