‘Ndrangheta, ma anche movimenti societari anomali: la Valle secondo l’antimafia

Presentata ieri, mercoledì 22 settembre, dal ministro Lamorgese al Parlamento la relazione suil’attività e i risultati della Direzione Investigativa Antimafia nel secondo semestre 2020. 256 le operazioni finanziarie sospette analizzate.
Cronaca

“Da tempo si ha contezza di quanto il territorio valdostano rientri fra le aree di interesse per le mire espansionistiche dei gruppi mafiosi sempre protesi a inserirsi nei mercati leciti al fine di riciclare e reinvestire gli ingenti capitali illeciti a disposizione”. E’ la valutazione del contesto regionale data nella relazione presentata al Parlamento ieri, mercoledì 22 settembre, dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese sull’attività e i risultati della Direzione Investigativa Antimafia nel secondo semestre 2020.

La ‘Ndrangheta in casa

Il documento ricorda anzitutto le inchieste che hanno restituito la presenza della ‘ndrangheta calabrese sul territorio regionale: “Geenna”, che ha comportato lo scioglimento del Consiglio comunale di Saint-Pierre, con l’accertamento (affermato da due sentenze d’appello) dell’esistenza ad Aosta di una “locale” ricondotta alla famiglia Nirta-Scalzone, e “Altanum”, sulle frizioni (accese da un tentativo di estorsione ai danni di un imprenditore di origini calabresi attivo in Valle) tra altre famiglie ‘ndranghetiste, i Facchineri e i Raso (che il 29 dicembre scorso ha visto tre condanne del Gup di Reggio Calabria, per oltre 30 anni di reclusione, per associazione di tipo mafioso).

Il “carrefour” dell’eroina

La presenza dei Facchineri in Valle d’Aosta “era emersa anche da inchieste più datate”, quali “Minotauro” della Dda torinese del 2011, che “dava conto dell’operatività delle cosche Iamonte e Nirta”, pur “non confermando giudiziariamente la presenza di un locale valdostano”. E’ “in tale ultimo contesto” che il documento ricorda anche l’operazione antidroga “FeuDora” della Guardia di finanza, risalente al 26 maggio 2020.

In essa, oltre al sequestro di oltre un chilo di eroina, era stato arrestato in flagranza di reato il 68enne Giuseppe Nirta di San Luca (Reggio Calabria), che il 12 novembre dell’anno scorso ha patteggiato 5 anni di reclusione e 18 mila euro di multa. Stabilitosi in Valle dagli anni ’90, la Dia lo colloca “contiguo ai Nirta” (è cugino di Bruno, condannato in “Geenna” quale figura apicale della “locale”) e ricorda come fosse “già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale e condannato per traffico internazionale di stupefacenti tra la Valle d’Aosta e la Colombia”.

L’”alert” sui movimenti societari

Dopodiché, “sebbene sul territorio valdostano non si abbia attualmente contezza di presenze strutturate riferibili ad altre matrici” criminali, la Dia ritiene comunque “opportuno evidenziare i riscontri” del blitz condotto il 30 luglio 2020 “nei confronti di esponenti apicali del clan beneventano Panella”, attivo nella provincia tra la Valle Caudina e quella Telesina e dedito principalmente al traffico di stupefacenti e al controllo delle attività estorsive.

In particolare, in Valle “aveva sede una delle sette società colpite da decreto di sequestro preventivo essendo riconducibili al capoclan”. Dall’attività investigativa è emerso “l’uso di raffinati meccanismi di interposizione fittizia di persone che hanno permesso” di “creare realtà imprenditoriali facenti capo a soggetti compiacenti (in genere della stessa cerchia familiare) al fine di sottrarre il patrimonio a possibili azioni giudiziarie preventive reali”. Un modus operandi che è risultato “favorito dal contributo di alcuni commercialisti pure destinatari della misura restrittiva”.

Infine, la relazione richiama l’interdittiva emessa nel novembre 2020 dal Questore di Aosta Ivo Morelli “nei confronti di una ditta di costruzioni e ristrutturazioni che aveva solo fittiziamente trasferito la sede legale da Napoli ad Aosta nel mese di giugno 2018”. Gli approfondimenti sulla società avevano restituito “una gestione aziendale prettamente a carattere familiare con soci legati (anche per vincoli parentali) ai clan napoletani Contini e Sibillo”.

I beni sottratti alle mafie

La Direzione Investigativa Antimafia ricorda anche i dati dell’Agenzia Nazionale per l’amminstrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, che indicano come “in Valle d’Aosta siano in corso le procedure per la gestione di 24 immobili confiscati, mentre altri 7 sono già stati destinati”. E’ altresì in atto l’iter “per la gestione di una azienda”. Le tipologie dei beni sottratti alle mafie in Valle sono, in prevalenza, immobili con relative pertinenze, terreni e imprese edili.

L’attività antiriciclaggio

In conclusione, il documento dà conto di come, nell’ambito dell’attività antiriciclaggio, siano state analizzate in Valle, nel periodo di riferimento, 256 operazioni finanziarie (si parla non solo di trasferimenti di fondi e bonifici, ma anche di ricariche di carte di pagamento). 125 erano state segnalate come sospette in attinenza alla criminalità organizzata, altre 131 per “reati spia”, tra i quali rientrano usura, estorsione e danneggiamento seguito da incendio. Lo scenario economico della Valle viene definito in ripresa, sia per il movimento turistico, sia nel settore delle attività produttive, dopo “la grave contrazione” del primo semestre 2020.

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