Per la Dia, la Valle è tra le “regioni elette” dalle mafie per espandersi
La Valle d’Aosta? Per la Direzione Investigativa Antimafia è “evidente” che “rientri tra le Regioni elette dalle mafie quali aree in cui orientare le proprie mire espansionistiche per ampliare gli investimenti e inserirsi in mercati ove reinvestire i capitali illeciti”. E’ il giudizio contenuto nella relazione del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese al Parlamento sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Dia, da gennaio a giugno dello scorso anno.
Mafie pronte a riciclare i capitali
Nel rapporto, pubblicato in queste ore, si legge altresì che “già da diverso tempo si ha contezza circa insediamenti ‘ndranghetisti attivi in Valle d’Aosta atteso che pregresse risultanze investigative davano segnali inequivocabili relativi alla presenza di soggetti contigui a talune potenti consorterie calabresi quali gli Iamonte, i Facchineri o i Nirta”. Un contesto in cui “i gruppi criminali organizzati si sono dimostrati sempre pronti a contaminare i mercati leciti al fine di riciclare gli ingenti capitali di cui dispongono”.
I colpi inferti alla ‘ndrangheta
Il documento ricorda quindi l’operazione “Geenna” della Dda di Torino (con il blitz dei Carabinieri scattato nel gennaio 2019), che “ha di fatto sancito l’esistenza di un locale di ‘ndrangheta riconducibile alla cosca sanlucota Nirta-Scalzone” ed a seguito della quale “è peraltro intervenuto lo scioglimento per infiltrazione mafiosa del Comune di Saint-Pierre (prossimo al termine, con le elezioni indette per il prossimo maggio, ndr.)”.
“Strettamente connessa” viene definita anche l’inchiesta “Altanum” della Dda di Reggio Calabria (questa del luglio 2019), che ha visto l’arresto di “tredici soggetti (tre dei quali in Valle d’Aosta) “affiliati ai Facchinieri (radicati a Cittanova, ndr.) e al locale di San Giorgio Morgeto”. Le indagini riguardavano “le tensioni insorte nel 2011 tra le due compagini”, conseguenti “a una ingerenza dei sangiorgesi in un tentativo di estorsione condotto dai Facchineri in danno di due imprenditori reggini operanti” in Valle. Uno dei rami processuali ha visto da poco l’avvio del giudizio d’Appello.
Il radicamento confermato dalle interdittive
A conferma della natura della Valle di “terra d’elezione” per le mafie, specie ai fini del reinvestimento di proventi illeciti, la “semestrale” Dia ripercorre come nel semestre coperto dal rapporto siano “stati adottati alcuni provvedimenti interdittivi antimafia nei confronti di ditte operanti prevalentemente nel commercio all’ingrosso e al dettaglio di autovetture e di autoveicoli, nell’allevamento di bestiame, nonché nella gestione di strutture alberghiere, di ristorazione ed altro”.
Spaccio e sfruttamento della prostituzione
Per quanto – aggiunge la Direzione investigativa antimafia – “sul territorio valdostano non si siano avuti recenti riscontri circa la presenza strutturata di soggetti vicini ad altre matrici anche straniere” (pur ricordando, nelle note, l’interdizione del Questore ad una azienda “i cui soci erano legati” ai clan camorristici Contini e Sibillo, che “aveva fittiziamente trasferito la sede legale da Napoli ad Aosta nel mese di giugno 2018”), si registrano “tuttavia alcuni episodi di traffico e di spaccio di sostanze stupefacenti, nonché di sfruttamento della prostituzione”.
La “via di transito” per gli immigrati clandestini
Questi ultimi – la menzione è all’operazione “Meretrix” della Polizia ad Aosta e Crotone, in cui nell’aprile 2021 era stato sequestrato un b&b nel capoluogo regionale “utilizzato come ‘casa d’appuntamenti’” – avvengono, stando alla relazione, “ad opera di cittadini stranieri tra l’altro in collaborazione con elementi locali”. Infine, conclude la Dia, “come già evidenziato per le province di Torino e Cuneo anche la Valle d’Aosta costituisce una via di transito per gli immigrati clandestini che tentano di oltrepassare il confine francese”.