Riprenderà domani ad Aosta il processo Geenna sulla ‘ndrangheta in Valle

Chiuso, nell’ultima udienza a luglio, l’esame degli imputati, si aprirà la discussione. Spazio quindi alla requisitoria del pubblico ministero, alle richieste delle parti civili e alle arringhe dei difensori. Sentenza attesa il 17 settembre.
Il pm Stefano Castellani.
Cronaca

Al Tribunale di Aosta riprenderà domani, mercoledì 9 settembre, dopo la sospensione estiva dell’attività giudiziaria, il processo nato dall’operazione Geenna, primo procedimento giudiziario in cui viene contestata l’esistenza di una “locale” di ‘ndrangheta in Valle d’Aosta. Gli imputati sono cinque: tre (il ristoratore Antonio Raso, il dipendente del Casinò Alessandro Giachino e il consigliere comunale di Aosta sospeso Nicola Prettico) devono rispondere di associazione a delinquere di stampo mafioso e due (il consigliere regionale sospeso Marco Sorbara e l’ex assessore comunale di Saint-Pierre Monica Carcea) di concorso esterno al sodalizio criminale.

I primi sono in carcere dal 23 gennaio 2019, quando scattò il blitz dei Carabinieri del Reparto operativo, che hanno condotto le indagini coordinate dalla Dda di Torino, mentre Sorbara e Carcea hanno ottenuto, nel frattempo, gli arresti domiciliari. Nell’ultima udienza, il 24 luglio 2020, era stato completato l’esame degli imputati, interrogati in aula dal pm Valerio Longi (titolare del fascicolo con il collega Stefano Castellani). Formalmente, al ritorno in aula di domattina, l’istruttoria risulterà ancora aperta: alle parti saranno così possibili ulteriori produzioni documentali, oltre a quelle compiute sinora.

Questione di poco, tuttavia, poi si passerà alla discussione, cioè all’ultimo rettilineo del processo verso la sentenza. La parola andrà anzitutto all’accusa, con la requisitoria del pm che culminerà nelle richieste al collegio giudicante presieduto da Eugenio Gramola (e completato dai giudici Marco Tornatore e Maurizio D’Abrusco) nei confronti degli imputati. Subito dopo verranno le parti civili costituite nel procedimento (la Regione, i comuni di Aosta e Saint-Pierre e l’associazione “Libera”), che esprimeranno anche, in questa occasione, le loro richieste economiche, quale risarcimento delle condotte di cui sono accusate le persone alla sbarra.

Quindi, toccherà alle arringhe degli avvocati. Il fatto che siano complessivamente dieci lascia agevolmente intendere che si tratterà della parte più corposa della discussione, vista anche la loro necessità di entrare nei singoli episodi contestati ai rispettivi assistiti. Il pubblico ministero potrà poi tenere delle repliche e, quali destinatarie dell’“ultima parola” (secondo l’ordinamento penale), le difese avranno la possibilità di contro-replicare. La sentenza, sulla base della calendarizzazione sviluppata ad oggi, è attesa per giovedì della settimana prossima, 17 settembre.

Altri quattro accusati di essere componenti della “locale” aostana (in particolare, Bruno Nirta, i fratelli Marco Fabrizio e Roberto Alex Di Donato e Francesco Mammoliti) avevano scelto di farsi giudicare con rito abbreviato, dinanzi al Gup di Torino. La sentenza è arrivata il 17 luglio: sono stati tutti condannati, con pene dai 5 ai 12 anni di carcere. Un pronunciamento che (nonostante non siano ancora state depositate le relative motivazioni) ha riconosciuto quindi l’esistenza della cellula ‘ndranghetista di cui, dalle indagini del Nucleo investigativo, avrebbero fatto parte anche Raso, Giachino e Prettico.

Secondo l’accusa, oltre a promuovere, organizzare e gestire il sodalizio, affermandone e salvaguardandone gli interessi in più campi (con attività di condizionamento legate anche al mondo dell’edilizia privata), i suoi componenti avrebbero offerto sostegno elettorale a Sorbara e Carcea, ricevendo in cambio sia con la rivelazione di informazioni riservate sui due enti di cui erano amministratori, sia “favori” su pratiche e rinnovo di servizi comunali. Dall’inchiesta è scaturito l’accesso antimafia nei comuni interessati, culminato nel commissariamento di Saint-Pierre.

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