All’indomani dell’“allarme” lanciato dal Savt sulla Sentenza della sezione lavoro della Corte d’Appello di Torino, le due sigle protagoniste della vicenda giudiziaria assieme al sindacato autonomo “mettono i puntini sulle i”. Cisl FP VdA e Uil FPL VdA, in una nota congiunta delle segretarie Barbara Abram e Ramira Bizzotto, ribadiscono come l’autonomia valdostana “nulla abbia a che vedere” con il verdetto, che il Savt legge invece quale attacco alle prerogative speciali.
Attacchi? “Provengono dal Savt…”
Per le organizzazioni confederali, il pronunciamento della magistratura è derivato “solo ed esclusivamente dalla volontà del Savt, forte di appoggi politici, di imporre le proprie volontà agli altri sindacati e, quindi, ad ogni singolo iscritto ad ogni sigla sindacale”. Semmai, scrivono le due Segretarie, “è detto atteggiamento totalitario e di pensiero unico a risultare quanto meno lesivo della storia che ha portato alla conquista dell’autonomia valdostana”.
Peraltro, sui richiami lanciati in conferenza del segretario Claudio Albertinelli a possibili strumentalizzazioni della sentenza mirate ad estromettere il sindacato valdostano dai tavoli (“che qualcuno la userà è già stato dichiarato” ha affermato), le funzioni pubbliche di Uil e Cisl Valle d’Aosta “rilevano come gli attacchi provengano dal Savt, prova ne è che si sono dovute costituire in giudizio per salvaguardare la propria libertà sindacale”.
Dall’Uv intervento “fuori luogo ed errato”
Le due sigle confederali ne hanno poi anche per l’Union Valdôtaine, che era intervenuta sulla questione con un comunicato, ritenuto “del tutto fuori luogo, oltre che manifestamente errato”. Il primo giudizio è legato al fatto che le federazioni Uil e Cisl (“tra le cui fila militano numerosi simpatizzanti di ogni forza politica, tra cui” l’Uv) “non si sono mai fatte lecito di effettuare comunicati stampa sulle decisioni assunte dal movimento in relazione alle proprie alleanze o meno e/o a diatribe con altri partiti”.
Allo stesso modo, il Mouvement (da cui mai le due sigle, “a fronte della serietà sinora mostrata, si sarebbero aspettate un tale intervento”) dovrebbe “limitarsi ad occuparsi delle vicende politiche”. Il giudizio di erroneità dell’intervento unionista deriva, invece, dalla considerazione che “la Corte d’Appello di Torino non ha in alcun modo posto in discussione l’esistenza del particolarismo linguistico e culturale della Valle d’Aosta e tanto meno la sua autonomia”, mentre “si è semplicemente limitata ad accertare correttamente come il Savt non possa agire ai sensi dell’art. 28” dello Statuto dei lavoratori “e nulla più”.
La condotta antisindacale della Regione
Dicendo del movimento di maggioranza, i sindacati confederali evidenziano che “la circostanza non ha stupito”. Il perché, secondo le sigle, affonda le radici in un’altra vicenda, in cui “le Federazioni UIL FPL vdA e CISL FP VdA e la confederazione UIL si sono trovate da ultimo costrette ad adire il Tribunale di Aosta contro la Regione a fronte delle dichiarazioni rilasciate dal suo Presidente” Erik Lavevaz.
Questi, secondo i sindacati, “non comprendeva l’avvio dello stato di agitazione” del personale del comparto unico “a fronte dell’omessa partecipazione della Uil finanche ad una seduta dallo stesso convocata per il giorno 17 maggio 2022, nonostante nella realtà a detto incontro avessero presenziato ben due rappresentanti della Uil”. Al riguardo, Abram e Bizzotto “svelano” nella nota che “il Tribunale con decreto del 26 luglio 2022 (cioè dell’altro ieri, ndr.), preso atto dell’eliminazione del comunicato del Presidente e della pubblicazione dell’asserito errore, ha condannato la Regione alla refusione delle spese per comportamento antisindacale”.
Costretti al giudizio sull’Istituto musicale
Guardando, infine, allo sviluppo del procedimento giudiziario in cui è giunta la sentenza della Corte d’Appello di Torino di pochi giorni fa, per le funzioni pubbliche di Uil e Cisl assumono rilievo soprattutto due circostanze. La prima è che “Uil FPL VdA, Cisl FP VdA e CGIL VdA non si sono allineate a tutte le difese dell’Istituto” musicale pareggiato (soggetto contro cui il Savt aveva avviato la causa per comportamento antisindacale), ma “si sono semplicemente trovate, proprio malgrado, costrette ad intervenire nel giudizio”.
Un passo mosso, scrivono le due Segretarie, solo “per difendersi dall’infondato ed illegittimo tentativo” del Savt “di ledere la loro libertà sindacale costituzionalmente garantita ed in particolare di vederle condannare a svolgere le trattative in modo congiunto con lui e di far dichiarare inefficace un accordo da loro sottoscritto con l’Istituto Musicale nel solo ed esclusivo interesse dei propri associati; diversamente, d’altronde, non avrebbero ottenuto una rifusione delle spese”.
L’altro elemento su cui Bizzotto e Abram mettono l’accento, rispetto alla vicenda giudiziaria (ed in particolare alla sentenza d’appello giunta negli scorsi giorni), è che “il Savt non è legittimato ad azionare procedimenti per comportamento antisindacale ai sensi dell’articolo 28 della legge n. 300/70 e, per come emerge dal suo stesso statuto, non è sindacato di minoranza linguistica”. Rispetto al verdetto torinese, l’organizzazione autonoma ha annunciato di star valutando il ricorso in Cassazione, ma che il passaggio in giudicato (o meno) della sentenza sia destinato a placare gli animi non appare granché verosimile.
Una risposta
Il nostro Paese, è un autentico Stato Democratico e di Diritto. Oppure è una fasulla e corrotta democrazia. Basata meramente sui favoritismi agli amici degli amici, ed imperniata sul tesseramento obbligatorio – al qualsivoglia partito-partitino-regime – e sullo scadente voto di scambio politico-clientelistico-affaristico-perpetuo?