Violenza sulle pazienti, più che dimezzata in appello la pena per lo psichiatra Bonetti

La Corte d’Appello di Torino, rivalutando alcune attenuanti ed escludendo l’accusa di truffa (ritenuta improcedibile per difetto di querela), ha inflitto al medico aostano 4 anni e 3 mesi di reclusione.
Palazzo giustizia Torino
Cronaca

Scende a 4 anni e 3 mesi di reclusione – per effetto della rivalutazione di alcune attenuanti e dell’esclusione dell’accusa di truffa (ritenuta improcedibile per difetto di querela di parte) – la pena inflitta allo psichiatra aostano Massimo Bonetti. Così si è espressa, nel pomeriggio di oggi, giovedì 4 novembre, la Corte d’Appello di Torino, condannando il medico per violenza sessuale ai danni di alcune pazienti (incluso un episodio per cui in primo grado era scattata l’assoluzione), nonché per corruzione, peculato e falso relativamente alla richiesta di documentazione medica “addomesticata”.

L’accusa, tramite il sostituto procuratore generale Giancarlo Avenati Bassi (oggi sostituito in aula da un collega), aveva rinunciato all’appello su alcuni capi d’imputazione e poi chiesto 9 anni e 7 mesi di carcere per il medico aostano. Dal Gup del Tribunale di Aosta erano stati inflitti a Bonetti, al termine del processo di primo grado (era il 12 aprile 2018), dieci anni e otto mesi di carcere.

Confermato, dalla sentenza odierna, il risarcimento all’Unità Sanitaria Locale della Valle d’Aosta, di cui lo psichiatra era dipendente all’epoca dei fatti. Accogliendo la richiesta dell’avvocato Corrado Bellora, che assiste l’azienda, i giudici hanno ribadito la provvisionale da 20mila euro, aggiornando le spese legali dovute dall’imputato al secondo grado di giudizio.
“Un esito – dichiara Bellora – per il quale esprimo ampia soddisfazione: le ragioni dell’Usl, affermate già nel processo aostano, hanno trovato integrale conferma anche nel grado d’appello”.

Bonetti era difeso dagli avvocati Massimo Balì e Jacques Fosson. Confermate dalla Corte anche le condanne (ad un anno e 10 mesi di carcere a testa) per due ex pazienti del medico, imputati con lui perché, secondo gli inquirenti, gli avevano consegnato dei soldi al fine di ottenere certificati con diagnosi “compiacenti”.

Il processo d’appello è stato caratterizzato dall’emissione iniziale – a seguito di una prima perizia – di un’ordinanza che disponeva la sua incapacità di stare in giudizio, per sopraggiunti problemi di salute. Il sostituto procuratore generale, forte anche di una serie di attività d’indagine in merito, aveva però contestato l’esito dell’accertamento ed ottenuto un nuovo esame (a cura di tre esperti), conclusosi stabilendo la possibilità di Bonetti di sostenere il procedimento di secondo grado.

Alla fine del 2016, quando il medico era il “numero due” del reparto di psichiatria dell’Usl, la Guardia di finanza aveva installato una telecamera nascosta negli ambulatori in cui riceveva. All’imputato, dopo un periodo agli arresti (ed il sequestro di circa 80mila euro su più conti correnti e su un deposito titoli, ritenuti provento dei reati commessi), erano così state contestate la violenza sessuale ai danni di alcune pazienti e della madre di una di esse, la cessione di stupefacenti (dei medicinali) ad un’altra donna e le fattispecie legate alle presunte certificazioni “di comodo”.

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