Edilizia, allarme di Confindustria sulle mancate concessioni di Casse integrazioni

"Se ai licenziamenti fisiologici sommiamo quelli eventualmente derivanti da una mancata erogazione della cassa integrazione, l’edilizia si troverebbe a dover affrontare una vera catastrofe licenziando tutta la forza lavoro"
Economia

Più del 50% della forza lavoro persa in dieci anni. L’unico settore a non essersi risollevato dalla crisi, ma che anzi potrebbe andare incontro ad un nuovo peggioramento, una “vera catastrofe”. L’allarme arriva da Confindustria Valle d’Aosta che denuncia la mancata concessione da parte dell’Inps delle casse integrazioni per maltempo.

“Abbiamo riscontrato che la valutazione delle istanze da parte dell’Inps si basa esclusivamente sulle rilevazioni meteo,  – racconta in una nota Confindustria – individuato quale criterio oggettivo per eccellenza, senza però tenere conto delle relazioni tecniche del direttore dei lavori e del coordinatore che motivano l’interruzione dell’attività lavorativa. Determinate lavorazioni non è possibile attuarle senza pregiudizio per la qualità dei prodotti e dei servizi resi. Allo stesso modo non è pensabile nemmeno, sempre per determinate lavorazioni, svolgerle a giorni alterni in funzione della temperatura registrata. Il settore edile deve rispettare una programmazione e un processo produttivo ben specifico”.

Secondo Confindustria nonostante la normativa dell’Istituto in merito alle lavorazioni cicliche, la sede valdostana ha comunque bocciato domande in merito a lavorazioni che, “stante le condizioni meteo, non possono essere eseguite (stesura di asfalto, produzione di calcestruzzo e bitume)”.

Decisioni che secondo l’Associazione sono destinate ad aumentare “la permanente situazione di crisi del settore”.

“Se ai licenziamenti fisiologici sommiamo quelli eventualmente derivanti da una mancata erogazione della cassa integrazione,  – conclude l’Associazione – l’intero settore si troverebbe a dover affrontare una vera catastrofe licenziando tutta la forza lavoro con ricadute pesantissime dal punto di vista economico e sociale sia per l’azienda che per l’intera Valle d’Aosta”.

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